Ven. Apr 19th, 2024

Storia dell’Epifania tra ricorrenze religiose e folklore popolare

La festa dell’Epifania del 6 gennaio è quella che tradizionalmente conclude il lungo “periodo festivo invernale” iniziato col Natale.

di Francesco Bartiromo

Pur avendo antichissime origini religiose, che vanno dal paganesimo al cristianesimo, anche questa festività, nella società moderna secolarizzata, è progressivamente diventata l’ennesima occasione per dar luogo a ricorrenze ludiche e commerciali caratterizzate da scambio di doni, feste di piazza, le tradizionali “calze” ricolme di dolciumi appese di notte nelle camerette dei bambini, ecc.

Scopriremo ora le antiche origini di questa festa, caratterizzata da alcune principali figure allegoriche che si perdono nella leggenda: la “befana”, i re Magi e la classica “stella cometa” che indicava loro il cammino.

Le origini del nome “epifania” deriverebbero da una forma del greco antico del verbo epifàino ovvero “mi rendo manifesto”, da cui deriverebbe il sostantivo femminile epifàneia che significa “manifestazione”, “apparizione”, “avvenuta della divinità”, e starebbe ad indicare appunto il fenomeno della manifestazione di una divinità mediante visioni, miracoli e “segni” di vario tipo.

Successivamente tale sostantivo è stato poi associato dal cristianesimo alla “rivelazione di Gesù Cristo” appunto attraverso tre segni rivelatori: l’adorazione dei re Magi, i battesimo di Gesù adulto nel fiume Giordano ad opera di Giovanni Battista e il suo primo miracolo avvenuto a Cana (la tramutazione dell’acqua in vino).

Infatti nei primissimi secoli del cristianesimo è sempre stata l’epifania la principale festa ad esser celebrata dai praticanti cristiani, perché considerata come segno di rivelazione della “natura divina di Gesù”, mentre l’attuale festa del Natale, la “Natività di Nostro Signore”, non era mai stata celebrata se non soltanto diversi secoli dopo a partire dall’anno 336 dopo Cristo (collocandola convenzionalmente nella data del 25 dicembre per assimilare e “cristianizzare” la festa pagana del Sol Invictus, il culto del “Dio Sole”). 

In tale festa è proprio la figura dei re Magi ad essere particolarmente rappresentata dalla tradizione cristiana, proprio perché l’adorazione dei tre re dell’oriente è il primo  dei tre segni rivelatori della natura divina di Gesù bambino. Questi Re Magi (dal greco magos), secondo le antiche scritture del Nuovo Testamento, erano dei nobili sacerdoti esperti di astronomia provenienti dai regni del lontano oriente, probabilmente dall’antica Persia, che intrapresero il lungo viaggio verso la Giudea per andare ad adorare Gesù bambino spinti da un particolare evento astronomico (un ulteriore “segno del cielo”) che viene tradizionalmente identificato nella classica “stella cometa” onnipresente in tutti i presepi.

I magi

Essi erano Gasparre, Melchiorre e Baldassarre, evidente “italianizzazione” di nomi esotici che probabilmente dovevano corrispondere al persiano Jasper “signore del tesoro”(anche se più recentemente la tradizione popolare ha voluto identificare in Baldassarre il portatore dell’oro), Baltasar e Melchéhor, che portarono a colui che considerarono il nuovo neonato “re dei giudei”, secondo quanto a loro aveva annunciato l’apparizione della “sua stella” in cielo, i doni dell’oro come simbolo della sua regalità, l’incenso come simbolo della sua “sacra natura”, e la mirra simbolo di estrema unzione come futuro presagio della sua futura morte in terra.

Quanto all’evento astronomico che indirizzò il cammino dei re Magi verso la Giudea, molti studiosi si sono interrogati sulla natura di tale fenomeno, in effetti proprio la definizione di “stella cometa” indica una improbabile fusione di due fenomeni astrali che non possono coincidere: la stella che in genere resta “fissa” in cielo situata al di fuori del nostro sistema solare, e la cometa che invece è un copro astrale “mobile” che avviene all’intero del sistema solare.

Alcuni hanno ipotizzato che i tre re Magi abbiano visto in cielo una “supernova”, evento astronomico di tali proporzioni che agli occhi dei Magi può esser sembrato come un fenomeno stupefacente che stava sicuramente ad annunciare un evento eccezionale, come poteva essere la nascita del “Re dei re”. Ma tale ipotesi è alquanto improbabile dato che in quell’epoca era praticamente impossibile avvistare un così remoto fenomeno di supernova senza le più avanzate attuali tecnologie di esplorazione dello spazio profondo.

Ciò che appare invece più probabile, su cui concorda la maggior parte degli studiosi, è il fenomeno della “congiunzione astrale” tra Giove e altri pianeti vicini, evento che avrebbe generato la visione di una stella particolarmente luminosa in cielo. Tale fenomeno di congiunzione di pianeti, secondo i calcoli astronomici fatti da alcuni esperti, sarebbe realmente avvenuto in quel periodo ed è uno dei tanti elementi che hanno contribuito ad identificare in qualche modo il presunto anno della nascita di Gesù.

La dea Diana

La collocazione della festa dell’Epifania al 6 gennaio è probabilmente dovuta ad un’altra operazione di “cristianizzazione” di un preesistente culto pagano ben più antico, legato sempre al culto solare di Mitra, e sarebbe una sorta di “prolungamento” della celebrazione del natale pagano del Sol Invictus di fine dicembre.

Secondo l’antico calendario romano pre-cristiano la “dodicesima notte” dopo la fine del solstizio d’inverno, dodici notti dopo il Sol Invictus del 25 dicembre (il 6 gennaio, appunto), si celebrava la festa della “morte e della rinascita della natura” attraverso la Madre Terra, in cui la terra, passato il culmine dell’inverno, si preparava lentamente a ritornare fertile.

Gli antichi romani credevano che durante queste dodici notti (il cui numero avrebbe rappresentato i “dodici mesi” dell’anno secondo il nuovo calendario romano) delle “figure femminili ultraterrene” volassero sui campi per propiziare i futuri raccolti. Tali figure femminili sono state associate alla figura della dea Diana, divinità lunare protettrice della cacciagione e della vegetazione.

Successivamente, con l’avvento del cristianesimo, in uno dei tanti tentativi di ripudiare i vecchi culti pagani, le principali cariche ecclesiastiche a partire dal IV secolo d.C hanno cominciato a diffondere nella popolazione l’idea della natura satanica di tali “figure volanti” associandole alla immagine delle “streghe”, con tanto di classica scopa volante alla mano, portatrici di sventure e malefici. Tale figura dotata di scopa volante ha le fattezze della “befana” da noi conosciuta, ma si trattava secondo la tradizione cristiana dell’epoca di una “befana malefica”.

La befana

Ma data la difficoltà nel cancellare definitivamente certi culti pagani, infine il cristianesimo ha dato nuova prova di capacità di “integrazione” dei cult agresti riuscendo successivamente a “cristianizzare” anche questa particolare figura, diffondendo la leggenda della figura di una misteriosa anziana signora legata in qualche modo ai re Magi.

Secondo questa leggenda cristianizzata i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni a Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni ad una vecchia signora che dimorava solitaria in terra di Giudea. Malgrado le loro insistenze  nel spingere la vecchia a seguirli a far visita al Bambin Gesù, la donna  si ostinò a non uscire di casa per accompagnarli. In seguito, pentitasi di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli, senza riuscirci.

Così si fermò ad ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù. Da allora girerebbe per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare.

Dunque proprio da questa leggenda deriverebbe la tradizionale figura della Befana, ambulante notturna portatrice di doni che noi tutti conosciamo.

Francesco Bartiromo

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