
L’ambiente, la “Superlega” e la libertà
Riflessioni sui temi delle settimana appena trascorsa, tra ambiente, calcio e libertà.
Di Corto Maltese
Ci sono stati vari eventi, questa settimana, su cui riflettere: La giornata internazionale della terra, la Super Lega di calcio e La Festa della libertà. A mio parere è sicuramente il primo quello su cui puntare i riflettori, senza mai però dimenticare di quanto preziosa e irrinunciabile sia la “libertà”.
La correlazione che esiste tra noi e l’ambiente che ci circonda dovrebbe essere intuitiva, naturalmente compresa, data per scontata.
A giudicare dai nostri comportamenti però la cosa non sembra essere così ovvia.
Senza andare a scomodare i grandi temi ecologici, le strategie industriali, i macrosistemi, basta guardaci attorno.
Strade sempre più sporche, verde pubblico trascurato da chi dovrebbe prendersene cura e degradato da chi ne usufruisce.
Mi è rimasta impressa la risposta di una giapponese, mentre ammiravo la pulizia delle strade di Tokio, e la mancanza di cestini per i rifiuti. Al mio chiedergli come mai non ce ne fossero mi rispose: perché non servono, le cartacce, o altro, ce lo portiamo a casa.
Che poi il Giappone possa avere altri, peculiari, problemi ambientali, non lo metto in dubbio, ma quella risposta mi ha sempre fatto molto pensare.
Perché spesso ci lamentiamo che non ci siano abbastanza, ed efficienti, servizi per la pulizia pubblica, quando la cosa più semplice e meno costosa sarebbe “non sporcare”.

Sono partito da un esempio forse troppo semplicistico, ma il succo del discorso è uno solo: l’ambiente siamo noi, ogni nostro comportamento e azione viene riflesso in esso e ci ritorna indietro.
Se le azioni sono sagge ne avremo benefici, in caso di scelleratezze ne paghiamo le conseguenze, purtroppo sembra che le seconde prevalgano troppo spesso sulle prime.
Dobbiamo altresì comprendere che non solo noi siamo collegati all’ambiente che ci circonda, ma lo siamo anche indissolubilmente gli uni con gli altri. Questa Pandemia ce lo dovrebbe aver insegnato più di ogni altra cosa. Avremmo dovuto imparare che è dai nostri comportamenti che dipende il nostro destino, come individui e come società. E ‘più che mai necessario ricercare una visone d’insieme che abbracci al contempo la dimensione individuale, sociale e il regno della natura.
Siamo fragili e dipendiamo da cose molto più piccole di noi: da un virus invisibile come potrebbe sterminarci; dalla sopravvivenza o meno di un piccolo insetto come l’ape, dai cui può dipendere tutta la vita del pianeta. Forse dobbiamo considerare anche che non possiamo pretendere di far cambiare gli altri, perciò ogni cambiamento dovrà partire da noi stessi.
Eppure sembra, a sentire i media, che la cosa che ci preoccupi di più sia la possibilità che i grandi club di Calcio si sgancino dai loro campionati, e dalle competizioni europee, per fare una “Super Lega”, un altro modo per dividere l’umanità tra “ricchi e poveri”, “grandi e piccoli”.

Intanto, mentre scrivo, sta lentamente passando anche questo 25 aprile “festa della liberazione”.
Penso a quello da cui ci siamo liberati in tale data, e a quanto ancora ci opprime: non parlo della pandemia, o almeno non solo, parlo dell’ignoranza, dell’egoismo, dell’inumanità.
In TV scorrono le immagini dell’ennesimo TG: a Bologna gli universitari hanno fatto volare, la scorsa notte, bottiglie e insulti verso le forze dell’ordine. La mente va’ a quando i movimenti studenteschi si battevano per ben altri motivi che quello della “movida libera”.
Riprendo il mio viaggio, il mio navigare, tra mari e web, reale e virtuale, a volte incapace, come tutti noi, di distinguere l’uno dall’altro. Più tardi mi farò rapire dalla pagine di un libro, e tra esse mi smarrirò, perdendomi e ritrovandomi, perché poi, alla fine, non siamo che “personaggi in cerca di autore”.
Buon Vento.
Vostro