Ven. Apr 19th, 2024

“Il divin codino” e il rigore che tutti, prima o poi, sbagliamo

Un calcio di rigore sbagliato e l’invito a non mollare mai e crederci sempre.

“Il divin codino” non è un film per tutti, almeno non è per chi pensa di rivederci i virtuosismi e i gol di Roberto Baggio.

Di Antonello Rivano

Il divin codino non racconta della carriera di Roberto Baggio, ne salta forse tutti i punti più importanti, neppure un fotogramma con la maglia della Juve o del Milan, ce ne restituisce invece un ritratto umano e universale, che appartiene a tutti quelli che lo hanno ammirato e amato, e continuano a farlo anche ora che è lontano dai campi e dai riflettori.

Il film dura esattamente un’ora e trentadue minuti, più o meno i tempi di una partita di calcio. E’ quasi un susseguirsi di “flash”, come se fossero altrettante azioni di gioco: attacchi, difese, parate e gol, pochi in verità, ma più che sui campi di calcio il tutto lo vediamo riflesso nella vita di Roberto

-La locandina del film-

Ma quei gol della vita, quelle azioni messe in atto per superare gli ostacoli, gli infortuni, sono tutti importanti, fondamentali, e ci dicono una sola cosa: mai mollare, crederci sempre.

Ci sono gli infortuni, appunto, e l’incontro con una fede “umanistica” : il buddismo di Nicheren Daishonin. Anche se, pure in questo caso, le luci non si accendono abbastanza da farci vedere quale è stato il vero apporto di questo nella sua carriera, nel suo modo di affrontare gli ostacoli.


Questo ci è invece raccontato tutto in un’unica frase, alla fine del film, che è parte di una citazione: “ Fare tutto ciò che posso è normale, fare al di là delle mie capacità è una sfida. Dove finiscono le mie capacità comincia la mia fede e una forte fede vede l’invisibile, crede l’incredibile e riceve l’impossibile “. Si tratta di una frase di Daisaku Ikeda, maestro buddista contemporaneo, che più volte Baggio indica come maestro di vita, anche nella dedica che compare alla fine del film

Tutte cose che Baggio ha più volte raccontato con entusiasmo e con l’intento di dare un esempio di come la forza di reagire, di andare oltre gli ostacoli, è insita in tutti noi e che possiamo ritrovarla in ogni istante. Baggio lo fa quando affronta i postumi degli infortuni che hanno stoppato la sua carriera.

-Roberto Baggio in un momento di pratica buddista-

Lo fa soprattutto quando in poco più di settanta giorni torna in campo, dopo un intervento che richiederebbe invece sei mesi di fermo. lo fa per poter partecipare ai mondiali di Giappone e Corea del 2002, ma, nonostante le promesse, e il suo ottimale stato fisco e agonistico, Trapattoni non lo convocherà

-Da IL DIVIN CODINO: Roberto Baggio (Andrea Cherubini) con Carletto Mazzone (Martufiello)-

Traspare anche altro, il difficile rapporto con gli allenatori, tranne che con uno: Carletto Mazzone. Forse perché l’unico che compensa quell’amore paterno, e quella fiducia in lui, che Baggio ha a lungo cercato in suo padre.

C’è molto di questo rapporto conflittuale padre-figlio, che a ben vedere più che da impedimento fa da sprone alla carriera di Roberto, come fosse stato un ostacolo che lo ha fatto crescere, insistere, vincere. Anche questo fa parte della fede buddista e della relativa filosofia, che ha abbracciato: il veleno trasformato in medicina.

-Da IL DIVIN CODINO: Roberto (Andrea Arcangeli) con il padre Florindo (Andrea Pennacchi), scomparso nel 2020-

Un rapporto che, con l’andare del tempo, si trasformerà. Anche questo lo vediamo racchiuso in un fotogramma, sul finire del film, in una sequenza che comprende anche un atro amore: quello di tanti tifosi, e non solo, verso questo calciatore così particolare, forse più di altri “umano”.

Cosi umano da sbagliare un calcio di rigore fondamentale, quel “maledetto” calcio di rigore della finale Italia-Brasile di “USA 1994”.

-Da “IL DIVIN CODINO”, Roberto Baggio sta per battere il rigore in Italia-Brasile-

Un errore umano, che sta li a ricordarci che, prima o poi, tutti quanti sbagliamo un “calcio di rigore”, ma, come dice Francesco De Gregori:
“…
non aver paura
Di tirare un calcio di rigore
Non è mica da questi particolari
Che si giudica un giocatore.

Un giocatore lo vedi dal coraggio
Dall’altruismo e dalla fantasia”
.

Antonello Rivano
Direttore di redazione/coordinatore nazionale Polis SA Magazine

Scheda del film

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