
Luigi Avagliano, il pittore cavese
Il ricordo in un opuscolo a cent’anni dalla nascita
L’artista, scomparso nel 1976, nei ricordi della famiglia e del figlio anch’egli artista
Un opportuno e ben fatto opuscolo, edito nello scorso mese di maggio, tesse le lodi in omaggio alla fulgida figura dell’artista Luigi Avagliano – nel centenario dalla sua nascita. Il compianto pittore e decoratore, nato e deceduto nell’amena, ridente località di Cava de Tirreni – cittadina della provincia di Salerno con molti punti di interesse – venne alla luce appunto nel maggio 2021 (in data 10 maggio).
di Anna Maria Noia
Artista eclettico e passionale, dotato di una tecnica molto personale e innovativa, decorativa. Proprio in occasione del suo centenario – Avagliano morì nel 1976 – la famiglia ha dato il “placet” (se così si può dire) alla pubblicazione del suddetto libricino. Edizione fuori commercio, che consta di 32 pagine illustrate – comprendenti delle notizie biografiche su tale autore e fotografie sia delle sue pregevoli opere che inerenti alla vita quotidiana. Scatti interessanti, poetici, a dimostrare il valore e l’esperienza di questo grande uomo. Il libretto è stato licenziato (dato alle stampe) da “Grafica Metelliana” di Cava de Tirreni.
Il figlio, Vincenzo Avagliano, ne ha seguito le “orme” artistiche. Si divide tra Cava e la vicina zona di Castel S. Giorgio (Agro Nocerino-Sarnese, sempre in provincia di Salerno), collabora e coopera con l’amico artista Alfonso Vitale. Ha realizzato – anche in simbiosi con Vitale – le poetiche e soavi colombe sul retro dell’icona dell’Immacolata di Castel S. Giorgioconservata nei locali della congrega (confraternita) omonima – al centro di Castel S. Giorgio, presso la chiesa di S. Maria delle Grazie e S. Croce.

Nel ricordare, commosso, il padre “maestro d’arte” (ma soprattutto di vita, pur nella breve parentesi dell’esistenza terrena) Vincenzo Avagliano ci ha “confidato” un ricordo del genitore, molto intimo e personale. Quasi un “presagio” – diciamo così – dell’ideale “passaggio di consegne” tra i due congiunti nel campo dell’arte – un ricordo molto forte e pregnante, avvenuto proprio in punto di morte del genitore. La prefazione del libercolo così recita, a cura dei figli: “Vogliamo ricordare il centenario della nascita di nostro padre Luigi per lasciarne traccia ai nostri figli e nipoti”. “Così – esprimono i familiari nella prefazione al volumetto – è nata l’idea di recuperare, attraverso amici e parenti – le foto dei suoi quadri e riunirle; quasi a ricomporre pezzi della sua anima”.
Per i parenti, il… “festeggiato” era “un uomo buono, un papà dolce – amante della vita e della sua famiglia”. La prefazione prosegue attestando che il Nostro aveva “gli occhi sorridenti e pieni di soddisfazione, quando aveva dato alla luce una sua opera”. E ancora: “Lo stesso entusiasmo genuino, coinvolgente, fanciullesco profondeva in ogni cosa che facesse”.

Il breve ritratto biografico che è tessuto all’interno dell’opuscolo racconta che Avagliano fu allievo del maestro Matteo Apicella. Ma le stesse note biografiche sono molto scarne, in quanto l’artista – emerge dal ricordo – “è rimasto al di fuori dei fermenti artistici ufficiali”. Ciò a causa, affermano le pagine, del “carattere riservato e meditativo” di Avagliano padre. Una persona umile, schiva, contemplativa – dunque. Legata agli affetti del “nido” e alle chimere, agli impulsi dell’arte. Egli comunque prese parte a varie esposizioni collettive e personali – soprattutto a ridosso degli anni Cinquanta e Sessanta. In ambito locale, campano, nonché nazionale. Pregevoli i suoi riconoscimenti, sia per la pittura che per ciò che concerne la scultura; il restauro; il disegno.
Ne hanno parlato bene vari recensori e prefatori, ma quello – tra costoro – che lo ha individuato meglio è senz’altro l’amico e scrittore Antonio Donadio. Già autore di un testo di presentazione della mostra (retrospettiva) tenutasi nel 1977 a Cava de Tirreni. Anche sul libricino, il ricordo di Donadio (il 5 aprile 2021) incornicia il personaggio onirico ma anche realistico (e reale) di Avagliano padre. Molto toccanti e belle le parole “scelte” da Donadio per tratteggiare il carattere meditabondo del Nostro. Parole da cui si evincono sentimenti profondi di stima e amicizia; di vero affetto. Lo scrittore, dalla sua residenza di Bergamo, argomenta sul “segno pittorico” di un uomo “sensibile e diligente”. Appunto Avagliano padre. Che “fece del suo hobby un’utile testimonianza, di tempi ancorati alla memoria di un territorio e della sua gente”. Nei suoi quadri – esprime Antonio Donadio – Luigi Avagliano “denuncia un totale bisogno di forte rapporto con la Natura, ma non da estemporaneo fruitore e tanto meno da improvvisato difensore; solo da figlio che si sente totalmente e devotamente parte di Essa”.

Ecco allora, chiosa lo scrittore – riferendosi al Nostro – che “I suoi alberi, i suoi cortili, i suoi paesaggi prendono vita autonoma; di cui il pittore è solo testimone della loro pienezza esistenziale. Uomo che non detta leggi d’uomini, ma che riscopre in sé le leggi naturali – da figlio a Madre di ogni meraviglia”. Così l’amico Donadio. Che descrive anche l’umiltà e la disciplina di Avagliano senior; una persona d’altri tempi – caratterizzata dal “garbo tipico di un signore di una volta”. E poi Donadio narra di aneddoti ed episodi curiosi e amarcord. Che comprendono anche il genio e l’applicazione; lo “studio” del figlio Vincenzo: mentre il padre coltivava la pittura quale passatempo, era orgoglioso e ben contento che – invece – il figlio studiasse l’arte, frequentando l’Accademia di Belle Arti a Napoli. Quelle di Avagliano padre non erano “semplici tele dipinte” bensì – dichiara Donadio – “veri quadri, con l’onesta dignità di un prodotto d’arte armonico nella sua interezza; al di là di tecniche usate e di modelli rappresentati”.

Paesaggista, Avagliano ha ripreso in sé i canoni estetici novecenteschi, ma facendosi ispirare dalla pittura (napoletana e non solo) che dal ‘700 in poi conquistò Napoli – prima – e poi anche Cava de Tirreni e le aree limitrofe. Cava de Tirreni, con le vedute e i panorami mozzafiato, fu “palcoscenico” prediletto di Avagliano padre e del suo mentore “don” Matteo (Apicella). Un luogo eternato in prestigiose tele che ritraevano questi scorci audaci e genuini di Cava. Così questa brochure – chiamiamola così – espone le belle opere di questo umile artista. Con colori sereni e sapientemente miscelati; con occhiate stupefatte verso la natura lussureggiante di queste incantevoli località campane. Tanti bei quadri, ognuno con una storia dietro. Infine, a conclusione della… “carrellata” di manufatti a cura di Luigi Avagliano, ecco nell’ultima pagina (pagina 32) anche un evocativo bronzo di suo figlio Vincenzo. Un volto, un viso appunto bronzeo – dal titolo (e dedicato) “A mio padre”.
Un bronzo ricco d’anima e che intende ricoprire il vuoto lasciato dalla scomparsa di un padre; ciò nella pienezza di questo materiale utilizzato. Un’opera che forse rappresenta un vero e proprio “testamento spirituale”; un collegamento ulteriore (al di là del semplice e puro affetto) tra padre e figlio; un passaggio di consegne e di testimone. Ricco di amore e di rispetto per le scelte di vita di ciascun essere umano – uomo o donna che sia. Buon secolo di vita, Luigi Avagliano!
Io ho avuto la fortuna di conoscere il maestro da ragazzo ed è bello pensare che di lui è rimasto un ricordo indelebile per tutti noi