Gio. Apr 25th, 2024

Stefano Fresi, al centro, con i Neri per caso (foto Rinaldi Antonio)

Premio Charlot, apertura nelle stelle: musica, giornalismo e cinema per la prima serata della Kermesse

Sul palco della prima serata la band dei Neri per Caso, l’attore Stefano Fresi, la cantante Flo, l’attore Edoardo Scarpetta, il giornalista Federico Vacalebre (Premio Charlot al giornalismo) con la sapiente conduzione del giornalista di Radio Rai Gianmaurizio Foderaro

Musica, giornalismo, cinema e tanta arte in stretta sinergia tra di loro: un ingrediente già testato, analizzato e sperimentato per rendere le serate del Premio Charlot, Kermesse internazionale ormai storica fondata e diretta da Claudio Tortora, uniche nel suo genere

Di Stefano Pignataro

Sin dagli albori, la rassegna in nome dell’arte e del genio di Charlie Chaplin, già patrocinata da anni dalla stessa famiglia del creatore di Charlot, ha felicemente unito tutto ciò che è in comune con le arti sorelle creando una sinergia tra caratteristiche culturali e sociali estremamente interessante: per dieci giorni all’anno, all’Arena del Mare di Salerno, la settima arte gode dell’attenzione che è giusto riservare ad un campo che, sempre di più messa in estrema difficoltà specialmente in epoca pandemica, necessita costantemente di attenzione, studio e critica.

In omaggio alla tradizione consegnataci da Charlot e dal modus operandi di Claudio Tortora, la trentatreesima edizione del Premio Charlot, in programma all’Arena del Mare di Salerno dal 18 al 24 luglio, si è aperta con grande successo di pubblico e con apprezzate esibizioni degli ospiti. Una simbiosi perfetta e emozionante che ha visto sul palco la band dei Neri per Caso, l’attore Stefano Fresi, la cantante Flo, l’attore Edoardo Scarpetta, il giornalista Federico Vacalebre (Premio Charlot al giornalismo) con la sapiente conduzione del giornalista di Radio Rai Gianmaurizio Foderaro. La stessa Radio Rai, anche quest’anno, è maediaparter della rassegna.

Edoardo Scarpetta. al centro, con Ciro Cavarano dei Neri per caso e Gianmaurizio Foderaro (foto Rinaldi Antonio)

Onorato di prendere il premio Charlot, un premio dedicato ad uno dei più grandi geni ed interpreti dell’arte” dichiara l’attore Stefano Fresi, volto noto di teatro, cinema e televisione, talento versatile che al Premio ha dato prova anche delle sue abilità canore esibendosi sia in voce che al pianoforte dapprima con l’intera band dei Neri per Caso in alcuni brani più celebri del suo repertorio, successivamente in duetto al pianoforte con il Maestro Ciro Caravano nella tradizione della canzone napoletana. Romano, attore e doppiatore, il talento di Stefano Fresi è stato valorizzato da registi quali Michele Placido, Sydney Sibilia e Fausto Brizzi e molti altri. Attore anche teatrale, Fresi è attore per cui la formazione riveste una grande importanza oltre che l’importanza del modello formativo. “Ciò che Charlot ci ha insegnato è la grande importanza del linguaggio del corpo, delle espressioni del viso e ciò è la grande eredità del grande cinema muto, da Charlie Chaplin a Buster Keon. Un segreto, questo, per interpretare al meglio la realtà e questo elemento è stato alla base della mia carriera. Il contatto con la realtà è fondamentale. Monicelli diceva che la fine della Commedia all’italiana è stata sancita quando gli sceneggiatori hanno smesso di prendere il tram ed è una grande verità. La realtà è più cinematografica della fantasia e molte volte alcune storie che avevamo avuto modo di sentire le abbiamo dovute scartare da una sceneggiatura perché sarebbero risultate quasi eccessive”.

Stefano Fresi (foto Rinaldi Antonio)

Stefano Fresi, tra i suoi tanti ruoli, è ricordato anche per il ruolo di Alberto Petrelli in “Smetto quando voglio”. “Fu un film davvero bellissimo, anche da girare“. Anche in quel caso-racconta Fresi, un film che racconta tutto ciò che in pratica ci ha sconvolto la vita, sia positivamente che negativamente. Ma se si riesce a ridere delle scottanti questioni della nostra esistenza, ecco che la Commedia assolve il suo compito. Ed ai giovani, Stefano Fresi rivolge un suggerimento molto interessante: “Oltre che lo studiare sempre, andate piano. Godetevi un brano, un film, non rischiate di perdervi nel meraviglioso universo della rete che è un’opportunità fantastica per un arricchimento cultuale ma si rischia anche di fare una specie di “indigestione”e, ancora peggio, si rischia di apporre un giudizio superficiale  quando magari è superficiale l’approccio che si ha avuto con quel determinato prodotto mediatico. E’ importante se non fondamentale- conclude Fresi- tornare a vedere i film al Cinema”.

Pionieri del Palcoscenico e della musica italiana, i Neri per Caso hanno festeggiato proprio quest’anno i trent’anni di attività e nella giornata del 18 luglio hanno ricevuto da parte del Patron Claudio Tortora un meritatissimo Premio Charlot alla carriera. Esibendosi per il premio nei loro più grandi successi, da “Donne” a “Le ragazze”  a “Sentimento, pentimento”, non hanno risparmiato al pubblico gradite sorprese, come un vasto repertorio napoletano in omaggio al genio di Carosone.  Una vocalità, la loro, che non è mai stata compromessa né è mutata dopo le tante innovazioni tecnologiche. “Fa sempre piacere sperimentare nuovi mezzi e la tecnologia ce ne da la possibilità ma occorre sempre stare attenti a non snaturare la propria voce, la propria caratteristica principale-afferma Ciro Cavarano, musicista, arrangiatore, cantante, docente storico componente della band- Il bello della musica a cappella è proprio il fatto che sia naturale, che viene compresa per quello che è e compromettere ciò si rischia di perdere qualcosa della magia. La tecnologia   va sempre bene, ma non è lo strumento principale con cui esprimersi, è un po’ come la cosmesi per la bellezza, un tocco che può migliorare il modo di presentarsi ma senza essere la sostanza di quello che presenti altrimenti diventa tutto innaturale”. Un talento, quello dei Neri per Caso che subito dopo la vittoria del Festival di Sanremo del 1995 con il brando “Le ragazze”, furono chiamati per la versione italiano del il brano “Quando”, inserita nella colonna sonora di un grande classico Disney come “Il Gobbo di Notre Dame” del 1996, regia di Gary Trousdale e Kirk Wise. Caravano ricorda l’emozione della realizzazione del brano e la soddisfazione di aver saputo che quella versione era la migliore al mondo. La colonna sonora fu firmata da Alan Menken, grande compositore statunitense, pluripremiato Oscar. Un talento, quello dei Neri per Caso, che affonda le sue radici nella loro Salerno, una Salerno fatta di numerosi nomi del mondo della musica che li hanno accompagnati; Caravano menziona i fratelli Deidda, il maestro Giancarlo Cuciniello, docente al Conservatorio Martucci di Salerno, lo stesso mio zio Jimmy Caravano, Angelo Cermola, “Jazzista anche nei modi e nel modo di vivere, renato costarella insegnante, Bebe’ Carotenuto, fratello del Maestro Mario, sono tante le figure illustre a Salerno nel mondo musicale e noi abbiamo un po’ ereditato tutto questo”.

I Neri per caso (foto Rinaldi Antonio)

Anche Massimo De Divitiis, voce dei Neri per Caso ed anche lui cantante, chitarrista,voce solista del gruppo , conferma quanto detto dall’amico e collega Ciro. “ Il nostro timbro è un timbro corale, 6 voci che si fondono in una. Abbiamo sempre cercato di curare questo aspetto non preoccupandoci di seguire le tendenze bensì curando il suono, il timbro del gruppo che è quello che ci contraddistingue”. Come Caravano, anche De Divitiis ricorda con soddisfazione la collaborazione alla colonna sonora per “Il Gobbo di Notre Dame”: “Fu l’inizio di una collaborazione che poi durò per molti anni perché abbiamo realizzato diverse altre cose per la Disney. Eravamo tutti molto giovani e dunque fu un grande onore anche perché sino a poco tempo prima eravamo tutti spettatori e cultori del Mondo Disney. Grande emozione legato anche a molta responsabilità, cercare di rendere bene in italiano quello che bella versione americana era un pezzo bellissimo composto dagli All 4 One”. La città di Salerno, il suo contesto culturale e musicale è caro a Massimo De Divitiis ed anche la voce dei Neri per Caso ricorda con affetto Maestri ed amici: “I Deidda, il Maestro Cuciniello, abbiamo avuto la fortuna di crescere in un contesto musicale molto favorevole. Quando eravamo ragazzini la sede dell’Associazione dei musicisti salernitani era il Mumble Rumble, una vera scuola di musica con Jam Sessions, confronti, lezioni. Una vera miniera che ha contribuito fortemente alla nostra formazione.”

Stefano Fresi con Gianmaurizio Foderaro (foto Rinaldi Antonio)

I Neri per Caso hanno pescato da una tradizione classica, della musica nera dove la caratteristica  di un altro tipo di tradizione musicale  e di cultura fu una vera scoperta, come la voce e il canto che diventa strumento” sottolinea Gianmaurizio Foderaro la tradizione del coro in Italia, inoltre, ha una sua validità e perdura  nel tempo e che fa parte della cultura italiana.  La tencilogia può aiutare forse chi  non è capace di cantare però comunque al  fine di una  valutazione è l’intonazione che fa la differenza e loro continuano ad essere un punto di riferimento. In quel Sanremo ’95, continua Foderaro-loro furono un bel fulmine a ciel sereno. Il Festival, poi, è sempre stato abile, ad intercettare i cambiamenti e i Neri per Caso, con il loro talento, giunsero al momento giusto. La loro versatilità, inoltre, consiste di varcare più generi;  una band che riesce ad adattare di tutto,  dai Beatles a Sting e soprattutto con ancora la coralità che è quella di un’orchestra.”

Stefano Pignataro

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