
Quel che resta dell’estate
Cosa resta di questa estate? sicuramente due diversi modi di intendere la parola “libertà”.
Il “punto di vista” di Antonello Rivano
L’estate, quella astrologica, non finirà che fra un mese, ma è innegabile che tutti stiamo già pensando a quella del 2021 come quasi terminata…o almeno cosi sarà fra qualche giorno, ce lo dice la scuola che sta per iniziare e il campionato di calcio appena iniziato
di Antonello Rivano
Scuola e campionato, due mondi diversi ma entrambi segnati dall’emergenza Covid, e mentre sembra che per il secondo ci siano regole, modi, calendari e organizzazione ben definite, per la seconda si riparte, come l’anno scorso con mille incertezze.
Le stesse incertezze che segnano tante altre attività che dovranno vedersela con la “Carta verde”, l’ennesimo pretesto dello Stato per demandare ad altri controlli invisi ancora a molti, lo stesso stato che si dimostra incapace di impedire concerti non autorizzati e Rave party. Potremmo addirittura parlare di uno stato forte con chi si deve guadagnare il pane e debole verso la prepotenza e l’arroganza di chi pensa solo a divertirsi magari anche attraverso l’uso di sostanze illegali?
Un tempo si parlava di “autunno caldo” riferendosi alla stagione che di solito era teatro di lotte e vertenze sindacali, anni in cui i lavoratori erano rappresentati e si aveva il coraggio di scendere in piazza per rivendicare i propri diritti, tempi diversi da questi, in cui si scende in piazza solo se si vince un europeo o per negare una malattia che solo in Italia ha causato, direttamente o indirettamente, 129.000 decessi (al momento che scriviamo).
E’ stata un’state strana, anche dal punto di vista meteorologico, in cui la natura ha cercato di ricordarci che nulla è scontato, neppure il sole in estate, con l’anticiclone della Azzorre che si è rifiutato di risalire sino al nostro emisfero, e che è un attimo perché tutto ciò che abbiamo vada in fumo, come in Sardegna, Campania, Calabria…ecc, martoriate da incendi che hanno devastato e distrutto anche, e soprattutto, grazie alla incuria e alla volontà autodistruttiva dell’uomo.

E mentre ci si accalca nelle spiagge e nei locali, mentre le località turistiche sono diventate un unico, interminabile e incontrollato dehor, in Afganistan viene meno tutto ciò per cui si è combattuto per vent’anni: la libertà.
“Libertà” una parola preziosa per il popolo afgano, per le madri che lanciano i propri figli oltre il filo spinato, per chi si aggrappa a un carrello d’aereo e dopo poco precipita giù. “Libertà” parola usata e abusata per quella parte di popolo italiano che rifiuta il vaccino e/o il rispetto delle norme anticontagio.
Libertà di vivere una vita normale per le donne afgane, poter studiare essere padrone della propria vita o semplicemente poter mostrare il proprio volto, scegliere il dio per cui pregare. Sono quelle donne, quelle madri che hanno lanciato i propri figli verso quello che pensano un mondo migliore, nelle braccia dei soldati occidentali.
Libertà di bere un aperitivo senza distanziamenti, fare movida, di mettere a repentaglio la propria e altrui salute, spesso anche in nome del dio danaro. Libertà di negare una emergenza sanitaria mondiale. Libertà di scrivere sui sociale che il Covid è un complotto, che il Vaccino contiene i microchip, libertà di dire che in Italia non c’è libertà.
Forse sono proprio questi due diversi concetti di libertà ciò che resta dell’estate, di questa strana estate in cui abbiamo fatto finta che “tutto va bèn”!
Antonello Rivano
Direttore di redazione/coordinatore nazionale Polis SA Magazine