Dom. Mar 16th, 2025

Antonello Rivano e le "sue" terre tabarchine: Carloforte, Calasetta e Pegli

Antonello Rivano, un “Tabarchino puro”, cultore della Tabarchinità

Con il primo posto, pari merito, al Premio Internazionale di poesia e narrativa Carlo Bo-Giovanni Descalzo di Sestri Levante, e quelli conseguiti al concocorso, nell’ ambito del festvival culturale Liberevento, dedicato a Bruno Rombi, di Calasetta, per Antonello Rivano il 2021 si confetma anno pieno
di soddisfazioni in campo letterario, in particolare per la parte che riguarda la tabarchinità

“Ho scalato il tempo, per giungere sin qui, attraversato mari in tempesta e resistito al canto delle sirene. Sono stato, allo stesso tempo, Ulisse e Itaca, viaggiatore che cerca se stesso. E sono infine giunto al mio Io, l’Isola che è la mia anima. Il mare finalmente calmo, le sirene sconfitte.” (da “Itaca“, di Antonello Rivano)

di Nicoletta Lamberti

Antonello Rivano, sardo, di una parte della Sardegna particolare, l’Isola di San Pietro, con precisione di Carloforte; sua madre, invece, era di Calasetta, nell’Isola di Sant’Antioco. Un tabarchino puro, sposato ad una pegliese, “per completare il ciclo“, come dice, sorridendo, lui. Scrittore, poeta, cultore della tabarchinità e della lingua tabarchina.

È direttore – coordinatore nazionale della redazione di Polis Sa, Magazine on line, collabora con altre testate online, divulgatore sul web, collabora anche su numerosi canali sia su Facebook sia su altre piattaforme, nonché gestisce piattaforme social per la promozione di Carloforte, del tabarchino e della tabarchinità.

Antonello Rivano, con l’Associazione Culturale “Pegli Live”, ha promosso, partecipato e collaborato qualche mese fa in live streaming ad un’interessante rassegna culturale sulla “tabarchinità” e sulla cultura Tabarchina (15 maggio, 29 maggio e 12 giugno) ripercorrendo l’Epopea Tabarchina e raccontando di un popolo, un dialetto, una connessione che tocca due continenti (Europa e Africa), tre nazioni (Italia, Spagna e Tunisia) e cinque comunità con la stessa matrice culturale tabarchina: Genova Pegli (Liguria), Tabarca (Tunisi), Carloforte (Sardegna), Calasetta (Sardegna) e Nueva Tabarca (Alicante –Spagna). Antonello Rivano è anche socio della “Associazione Culturale Saphyrina” Carloforte e “LUC (Libera Università Carloforte)”. Ha scritto e pubblicato sul web poesie, sia in italiano sia in “tabarchino”, oltreché molti racconti brevi. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo romanzo: “La forma della felicità”. Nel 2019 il suo racconto “Pietro”, è presente nella raccolta: “Carloforte luogo dell’anima racconti da un’isola” pubblicato dalla LUC.

Nel 2020 ha pubblicato il saggio “C’era una volta il tabarchino” nella raccolta “Azione” edita da Polis SA Edizioni, in cui la sua “Azione” è  immergersi nella memoria e nelle radici “Ràixe” dell’”epopea tabarchina” raccontandoci la cultura tabarchina e la “tabarchinità” ed illustrandoci l’importanza del progetto Ràixe – Spazi digitali per la cultura tabarchina”, sviluppato dalla Cooperativa Millepiedi.

Con le sue poesie ha partecipato al Premio internazionale di poesia e narrativa G. Descalzo di Sestri Levante (GE), nel 2018 è stato insignito del “Premio speciale della giuria” e nel 2020 con il secondo premio per la sezione “Poesie nei dialetti ligure”.

L’anno 2021 – pur essendo ancora l’anno del COVID – 19 – ha regalato ad Antonello Rivano numerose gratificazioni in quanto è stato insignito di vari premi.

Alla prima edizione del Premio letterario “A vuxe de Câdesédda. In ricordo di Bruno Rombi”, Antonello Rivano è stato il primo classificato nella Sezione Poesia in Italiano con “ITACA”, ed ha ricevuto la menzione speciale nella Sezione Poesia in Tabarchino per “RAIXE”. Il premio è stato istituito nell’ambito della X edizione del Festival Culturale Liberevento 2021”.

Antonello Rivano (a destra) durante la serata di premiazione del Premio Letterario intitolato a Bruno Rombi di Calasetta (Foto da pagina FB Liberevento)

Di questi giorni è invece il Primo posto, pari merito, al Premio Internazionale Carlo Bo-Giovanni Descalzo di Sestri Levante, Sezione poesie nei dialetti genovesi.

“”Itaca”, primo premio per la sezione Poesia in Italiano, è il frutto di un percorso interiore, il viaggio che ognuno di noi fa alla ricerca di risposte, per poi scoprire che esse sono insite in noi e che, quindi, la meta del viaggio è lui stesso. Inoltre, durante il mio viaggio ho scoperto che quello che ci lasciamo alle spalle svanisce …non ne resta traccia se non in quello che in quell’ istante, l’unico momento che veramente esiste. Noi siamo quell’attimo, quel granello di infinito che va vissuto come se fosse il primo e l’ultimo, e propedeutico per l’istante successivo. Se nell’istante creiamo valore…positività, lo ritroveremo in qualche modo di fronte a noi, insomma l’eterna legge di causa effetto.” commenta Rivano- “Raixe”, Radici – Menzione speciale per la poesia in tabarchino nasce invece nel 2019 in occasione dell’inaugurazione di Raixe – spazi digitali per la cultura tabarchina, il museo multimediale sulla tabarchinità che ha sede a Calasetta. In quell’ occasione venne letta, nella presentazione a Carloforte, da un bambino … simbolo di cintinuitá nella locuzione della nostra lingua tabarchina. Questa poesia in realtà aveva già partecipato a un concorso e nel 2020 si è classificata al secondo posto al Premio Internazionale di Poesia e narrativa di G. Descalzi – C. Bo di Sestri Levante (Ge). Leggerla sul palco di Calasetta, durante la premiazione, è stato però un momento unico, perché parla di fratellanza fra le comunità tabarchine di cui Calasetta, paese di mia madre, e Carloforte, dove sono nato e cresciuto, fanno parte. Senza dimenticare le altre comunità di Genova Pegli, paese di mia moglie, e Tabarca (Tunisia) e Nueva Tabarca (Spagna). Un particolare emozionante della serata di premiazione è stato il silenzio irreale che è calato mentre leggevo Raixe, prima in Tabarchino e poi in Italiano. Un’attenzione assoluta da parte del pubblico che ha goduto di ogni singola parola. “Persino il maestrale, che aveva soffiato sino ad allora , ha smesso” così ha commentato il giornalista del GR Tabarchino che mi ha intervistato il giorno dopo.

Polis Sa Magazine: “Antonello Rivano, poeta, scrittore, direttore di redazione di Polis Sa Magazine e cultore del Tabarchino e della Tabarchinità!”

A.R.: ““Scrittore” e “poeta” sono parole grosse … diciamo, piuttosto, che sono un “dilettante della scrittura” dove per “dilettante” sta – come da dizionario Treccani – “chi svolge un’attività non per professione, né per lucro, ma per piacere proprio”.  Ho pubblicato un romanzo nel 2018 e tante poesie e scritti sono stati pubblicati da me sul web, tra blog e social.

La mia idea di “Poesia” è di voler mettere le mie emozioni a disposizione di tutti coloro che vi si rispecchiano o traggono dalle stesse qualcosa su cui riflettere. Del resto, nulla è più soggettivo di una poesia. Riguardo a Polis Sa Magazine ho iniziato agli inizi del 2018 come collaboratore, poi ho avuto l’onore di vedermi affidata la direzione della redazione nazionale, cosa di cui non posso che essere grato al direttore editoriale Mimmo Oliva anche per la fiducia che ha riposto in me.
Per la tabarchinità e il tabarchino è tutta un’altra storia che ha fondamentalmente origine dalle mie radici.”

Polis Sa Magazine: “Vivi tra due Regioni, legate indissolubilmente! Liguria e Sardegna.”

A.R.: “Sono due Regioni legate a doppio filo. In Sardegna, a Carloforte, sono nato e vissuto senza soluzione di continuità sino a qualche anno fa…poi il destino mi ha fatto conoscere una ligure, per la precisione una pegliese. Iniziando a frequentare la Liguria, per ovvi motivi, ho scoperto che, in particolare, a Pegli era un po’ come essere tornato a casa, come se gli anni passati dal 1540, data della partenza da Pegli dei miei antenati per pescare il corallo a Tabarca, ad allora si fossero annullati, una sensazione strana da descrivere, ma che ho riportato nel mio romanzo “La forma della felicità”.

Insomma, io quella pegliese l’ho sposata e per tutta una sorta di cose vivo una parte dell’anno a Pegli e l’altra a Carloforte, conciliando così le mie due anime comunque tabarchine.”

Polis Sa Magazine: “Hai partecipato a vari premi e ne hai ricevuto molti. Un’estate ricca di premi per le tue poesie ed i tuoi scritti.”

A.R.: Come detto prima ho sempre condiviso le mie poesie in rete, sia quelle in italiano che quelle in tabarchino, una sorta di dialetto ligure. Da qualche tempo ho iniziato a partecipare a concorsi letterari, anche in più sezioni. Ho avuto la soddisfazione di vedermi conoscere premi speciali da parte delle giurie e posizioni ai primi posti. Quest’anno in particolare è stato per me fantastico: un primo posto per la poesia in italiano, un encomio per la poesia in tabarchino al Premio Nazionale “A vuxe de CâdeséddaBruno Rombi” di Calasetta (Sud Sardegna) e un primo posto nella sezione “Poesia nei dialetti liguri” al Premio Internazionale Carlo Bo-Giovanni Descalzo di Sestri Levante (GE), ancora una volta Sardegna e Liguria.”

Polis Sa Magazine: “Hai partecipato a vari eventi, tra cui lo streaming sulla Tabarchinità. Che cosa ti lega in modo così forte alla Cultura Tabarchina? Le origini, la passione, la voglia di approfondire?”

A.R.:Sicuramente tutte e tre le cose. Teniamo conto che la cultura tabarchina accomuna tre comunità: Carloforte e Calasetta in Sardegna, Genova Pegli in Liguria, Nueva Tabarca in Spagna e Tabarca in Tunisia. Io sono nato a Carloforte, mia madre era di Calasetta e mia moglie è di Pegli, come potrei non essere Tabarchino e come tale non amare, curare e proteggere quelle che sono le mie radici? A questo va aggiunto che la Tabarchinità e la storia e cultura ad esse collegate sono qualcosa di unico (è stato richiesto il riconoscimento UNESCO come bene immateriale dell’umanità) e tutta la mia passione per questa unicità la porto nel cuore e in ciò che faccio per essa. Infine, c’è la voglia di approfondire che è insita in me e di cui non posso fare a meno.”

Il premio speciale della giuria”, per la parola poetica che tiene vivo il dialetto tabarchino”, del premio di Sestri Levante (GE) 2018, e il riconoscimento del Comune di Carloforte

Polis Sa Magazine: “Antonello Rivano, la Tabarchinità è una componente della tua personalità, un’impronta della tua vita. Sei stato intervistato in un video anche in lingua tabarchina.”

A.R.:Si, sono stato intervistato per il GR Tabarchino di un’emittente locale per la sezione dedicata a Calasetta e agli eventi a essa collegati; il giornalista era calasettano, appunto.  Quel GR è interamente in lingua tabarchina e l’occasione era quella per i riconoscimenti che ho avuto, al premio letterario legato al nome di un importante uomo di cultura calasettano che ha vissuto tanto anche a Genova, e che purtroppo non né più tra noi: Bruno Rombi. Il tabarchino è parlato a Carloforte, in maniera corrente, da circa l’ottanta per cento della popolazione, giovani e giovanissimi compresi, pur se in percentuale minore resiste anche a Calasetta. Di fatto, come detto prima la base è il ligure, con le contaminazioni intervenute in più di 200 anni di permeanza in Tunisia, l’essere in Sardegna e l’inserimento, se pur fortemente integrate, di altre comunità, come quella ponzese a Carloforte.

Vale la pena ricordare che Fabrizio De Andrè ha girato, per la trasmissione Mixer della RAI, nel 1984, lo speciale di “Creuza de mä” a Carloforte e parlava il genovese con la gente del posto. In quella occasione ho avuto occasione di conoscerlo e di parlare anche io con lui, naturalmente in dialetto. Altro personaggio, legato al tabarchino e ai miei ricordi, che vale la pena di citare è il compianto Andrea Parodi, cantante dei Tazenda. Forse la sua frase, pronunciata durante una nostra conversazione, rigorosamente in genovese lui e tabarchino io, la dice lunga su questa lingua e di come Carloforte e Calasetta l’abbiano conservata: “questo è l’unico posto dove posso ancora parlare la lingua di mio padre, il genovese, e si trova nella terra di mia madre, la Sardegna.
Ecco, con ciò che faccio, con il mio impegno, ma soprattutto con la mia passione, spero di poter contribuire, se pur in piccola parte, affinché tutto questo sopravviva al tempo che passa.”

Ma io esisto solo ora, senza ieri ne domani, sono un attimo, un istante…un alito di infinito. Itaca è sia Universo che parte di esso, contenitore e contenuto. Itaca è punto di partenza e meta di ogni nuova rotta Poi tutto finisce, trascorre, passa, lasciando il posto ad un nuovo istante di vita, e a un altro ancora(da “Itaca” di Antonello Rivano)

Nicoletta Lamberti
Vice Coordinatore nazionale Polis SA magazine Coordinatrice Redazioni

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