Dom. Set 15th, 2024

“Il giornalismo è una missione”

Le parole che Papa Francesco ha rivolto ai giornalisti in occasione del conferimento del titolo di Dama e Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di Piano ai vaticanisti Valentina Alazraki e Phil Pullella

Vaticano. Sabato 13 novembre, Sala del Concistoro. Papa Francesco consegna una onorificenza ai vaticanisti decani Valentina Alazraki della Tv messicana Televisiva e a Phil Pullella della Reuters per la loro lunga carriera giornalistica. Messicana lei, americano di origini italiane lui. Decani vaticanisti hanno speso la loro vita al seguito dei più grandi Papi, per raccontarne viaggi e opere

di Raffaellla Grimaldi

La cerimonia si è svolta nella sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano in presenza delle famiglie dei due giornalisti, del Presidente dell’Associazione della Stampa Estera in Italia, Maarten van Aalderen e di numerosi altri membri dell’Associazione.

L’importante messaggio di Bergoglio per ringraziare i giornalisti di tutto il mondo, quanti continuano a “sforzarsi di raccontare la realtà”, a portare avanti una scelta che, al pari di quella di un medico, non è solo un mestiere, ma “una missione”. Infine, l’invito a “custodire il senso di questa missione” attraverso “tre verbi” che distinguono il buon giornalismo: “ascoltare, approfondire, raccontare”.

Per l’importanza delle parole di Papa Francesco, Polis Sa Magazine, sceglie di pubblicare quasi integralmente il suo discorso.

“ Il Papa vi vuole bene, il giornalismo è una missione. Vi ringrazio per quanto raccontate su ciò che nella Chiesa non va, per quanto ci aiutate a non nasconderlo sotto il tappeto e per la voce che avete dato alle vittime di abuso.

Con l’onorificenza data a Valentina e Phil, oggi voglio in qualche modo rendere omaggio a tutta la vostra comunità di lavoro: voglio dirvi che il Papa vi segue, vi stima, vi considera preziosi. Al giornalismo si arriva non tanto scegliendo un mestiere, quanto lanciandosi in una missione, un po’ come il medico, che studia e lavora perché nel mondo il male sia curato. La vostra missione è di spiegare il mondo, di renderlo meno oscuro, di far sì che chi vi abita ne abbia meno paura e guardi gli altri con maggiore consapevolezza, e anche con più fiducia. È una missione non facile.

È complicato pensare, meditare, approfondire, fermarsi per raccogliere le idee e per studiare i contesti e i precedenti di una notizia. Il rischio, lo sapete bene, è quello di lasciarsi schiacciare dalle notizie invece di riuscire a dare ad esse un senso. Per questo vi incoraggio a custodire e coltivare quel senso della missione che è all’origine della vostra scelta. E lo faccio con tre verbi che mi pare possano caratterizzare il buon giornalismo: ascoltare, approfondire, raccontare.

Questo significa sottrarsi – e so quanto è difficile nel vostro lavoro! – sottrarsi alla tirannia dell’essere sempre online, sui social, sul web. Nel tempo in cui milioni di informazioni sono disponibili in rete e molte persone si informano e formano le loro opinioni sui social media, dove talvolta prevale purtroppo la logica della semplificazione e della contrapposizione, il contributo più importante che può dare il buon giornalismo è quello dell’approfondimento. Che cosa potete offrire in più, a chi vi legge o vi ascolta, rispetto a ciò che già trova nel web? Potete offrire il contesto, i precedenti, delle chiavi di lettura che aiutino a situare il fatto accaduto. Il buon giornalismo dell’ascoltare e del vedere ha bisogno di tempo.

Abbiamo bisogno di giornalisti disposti a consumare le suole delle scarpe, a uscire dalle redazioni. Raccontare significa non mettere sé stessi in primo piano, né tantomeno ergersi a giudici, ma significa lasciarsi colpire e talvolta ferire dalle storie che incontriamo, per poterle narrare con umiltà ai nostri lettori. La realtà è un grande antidoto contro tante malattie. Ciò che accade, la vita e la testimonianza delle persone, sono ciò che merita di essere raccontato.

Abbiamo tanto bisogno oggi di giornalisti e di comunicatori appassionati della realtà, capaci di trovare i tesori spesso nascosti nelle pieghe della nostra società e di raccontarli permettendo a noi di rimanere colpiti, di imparare, di allargare la nostra mente, di cogliere aspetti che prima non conoscevamo. Vi sono grato per lo sforzo di raccontare la realtà. La diversità di approcci, di stile, di punti di vista legati alle differenti culture o appartenenze religiose è una ricchezza anche nell’informazione”.

Raffaella Grimaldi

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