Mer. Apr 24th, 2024

Galante Oliva, la “bella politica” di origine popolare

La storia di riscatto e impegno di Galante Oliva è emblematica di come la generazione uscita dal ventennio fascista e dal secondo conflitto mondiale seppe rimboccarsi le maniche e contribuire alla ricostruzione e all’impetuoso sviluppo democratico, industriale e sociale del nostro Paese

Aver ripreso in mano questo testo, presente sul portale di IGO, per rielaborarlo, mi ha permesso di approfondire la storia di una “persona” dagli altissimi valori politici e umani e un modo di “vivere” l’azione politica e sindacale sulla propria pelle e mettendo sempre gli “altri” e i loro diritti in primo piano. È recuperando questa memoria storica, raccontandola, divulgandola, mettendo azione per applicare ancora quei principi, anche attraverso una informazione libera e “illuminata”, che potremo tentare di uscire da quesra zona buia e vuota di valori e contenuti che sono i nostri giorni. Antonello Rivano

Nella storia del Meridione d’Italia ci sono personalità della politica e del sindacalismo del Novecento che, pur avendo salde radici nei territori di origine, con le loro idee, le loro battaglie, la loro lezione morale, hanno travalicato i confini locali, assurgendo a modelli nazionali di quella bella politica di matrice popolare di cui tanto si avverte la mancanza nel grigio inizio di terzo millennio che viviamo.

Uno di questi è il nocerino Galante Oliva, la cui storia di riscatto e di impegno per gli altri è emblematica di come la generazione uscita dal ventennio fascista e dal secondo conflitto mondiale seppe rimboccarsi le maniche e contribuire alla ricostruzione e all’impetuoso sviluppo democratico, industriale e sociale del nostro Paese, diventato nel volgere di pochi lustri la sesta potenza economica del mondo.

Una generazione figlia della Costituzione del ‘48, che aveva iscritto a chiare lettere nei suoi principì fondamentali (quelli contenuti nella prima parte) che “l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro” e che “riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”.

Una generazione che si dimostrò battagliera, ribelle, ma anche seria, concreta, pragmatica, rigorosa, capace di realizzare nei fatti un’epoca nuova, che condusse al riconoscimento dei diritti degli operai e dei braccianti, a condizioni più umane nei luoghi di lavoro, all’aumento dei salari e degli stipendi, al miglioramento del tenore di vita delle famiglie, alla riduzione dell’orario di lavoro fino alla straordinaria conquista nel 1970 dello Statuto dei Lavoratori.

1° Maggio 1951. Si riconoscono: Napoletano, Oliva, Ruggiero

Galante Oliva, classe 1932, era un protagonista di quella generazione. Negli anni difficili del dopoguerra, caratterizzati da forti ristrettezze economiche (ai limiti della povertà) e da violenti scontri politici e sociali, il giovane Oliva, rimasto a 14 anni orfano di padre e tre anni dopo anche di madre, costretto per sopravvivere ai lavori più umili già all’età di 12 anni (operaio, bracciante, contadino, cestaio: 15 ore al giorno, con paghe infime), trovò nell’attività sindacale in favore dei colleghi di lavoro (nell’ambito della CGIL) e nella militanza politica nel Pci un’occasione di crescita umana e intellettuale. Avendo come mentore un personaggio del calibro di Pietro Amendola, figlio dell’antifascista Giovanni, segretario della federazione del Pci salernitano nel primo dopoguerra, che nel 1963 celebrerà le nozze di Galante in comune (tra le prime celebrate nel Mezzogiorno d’Italia) con Biagina Daniele, anch’essa dirigente provinciale del partito comunista oltre che dell’UDI.

Ci si è dimenticati di quali incredibili sedi di formazione fossero allora le sezioni dei partiti e dei sindacati. Ci si è dimenticati di come in quel contesto, anche chi come Galante proveniva da condizioni sociali modeste e non aveva potuto seguire il corso degli studi, avesse la possibilità di maturare – nel serrato confronto sindacale e nella ricca vita di partito, con le sue organizzazioni e le sue scuole (a partire da quella celebre di Frattocchie, che Oliva frequentò dal ’55 al ‘58)  – un’identità politica e culturale e la capacità di guardare oltre il giardino della propria città.

1956 – Scuola Frattocchie Incontro con i familiari. Si riconosce: Oliva

Colpisce e commuove, ancora oggi, leggere le sue richieste di “lavoro, pane e libertà”, i suoi accorati appelli alla fraternità dei lavoratori, i suoi richiami alla Costituzione, le sue veementi reprimende nei confronti delle ingiustizie e degli squilibri sociali a danno dei lavoratori e dei pensionati, le sue precise analisi sulla situazione economica locale, così come le sue denunce sugli sprechi nell’utilizzo dei fondi pubblici da parte dello Stato, sulla necessità di far rinascere il Mezzogiorno, sull’indispensabile lotta alla corruzione e alla camorra (che qualche anno più tardi lo costringeranno a vivere sotto scorta e a nascondere la famiglia in posti sicuri).

Biografia

Nasce a Nocera Inferiore (SA) il 16/08/32 da una famiglia di origini modeste. Il padre fa il contadino di mattina e l’operaio di pomeriggio mentre la madre Elisa è a casa ad accudire i figli. Una vita che parte subito in salita con una infanzia mai goduta a causa della guerra cui si aggiunge la tragica morte dei genitori nell’adolescenza: infatti a 14 anni rimane orfano per la morte prima del padre nel 1946 e poi della madre nel 1949. Galante rimane solo con 4 fratelli da mantenere e qui rivela già una sua precisa caratteristica , il pragmatismo : bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare, mentre i più piccoli andranno in collegio. La sua adolescenza è quella difficile del dopoguerra, quella in cui alla tragedia del conflitto armato si succedono difficoltà economiche, incertezze, nuove e vecchie diffidenze, dove niente era certo e tutto andava ricostruito, dove la miseria e lo sfruttamento erano la quotidianità.

Alle tragedie sociali ed affettive, come la perdita dei genitori e quella di qualche amico, Galante risponde imboccando la strada del riscatto attraverso il mondo del lavoro , dei nuovi amici ritrovati, della lotta di classe. Ed è proprio attraverso il lavoro che Galante inizia a misurarsi col mondo, trovando nei fermenti degli ambienti lavorativi spunti e sproni di crescita. Aveva iniziato a lavorare a 12 anni come cestaio e in estate come stagionale nelle aziende conserviere, in un’epoca dove non esistevano diritti ma solo lo sfruttamento dei padroni. Lui , non volendo accettare questo stato di cose, inizia ad organizzare le prime riunioni con gli altri operai, ma scoperto dal padrone fu licenziato e messo al bando dalle aziende locali perché considerato un “sobillatore” , cosa che per anni gli impedirà di trovare un lavoro. Galante raccontava che , dopo anni, il primo lavoro che riuscì a trovare fu su una montagna a girare la ruota che mandava acqua ai campi, lavoro che di solito veniva svolto dai muli ma le esigenze economiche della famiglia lo portarono ad accettare.

Ma proprio questa sofferta umiliazione lo indusse a maturare la decisione che lo accompagnerà per tutta la vita: porsi in prima persona per la difesa, il rispetto della dignità degli uomini, lottare per la salvaguardia delle classi più deboli affinché non subissero più soprusi e mortificazioni.



1° Maggio 1956. Si riconoscono: On. P. Amendola, Oliva

GLI ANNI DELLA FORMAZIONE
Inizia quindi il suo percorso formativo nel 1948 iscrivendosi al PCI e in una sua nota biografica dirà: “… vedevo nel PCI il solo strumento per poter migliorare le condizioni di vita dei lavoratori e quindi anche le mie, che lavoravo per 15 ore al giorno per 2 o 300 lire…” Il suo carattere fiero e volitivo si rivela anche in questo episodio: nel 1949, per protesta, non rinnovò la tessera di partito perché il segretario della sezione aveva detto “se ti iscrivi giocherai a carte con gli anziani” e lui si era offeso, aveva “solo” 17 anni. Ma nello stesso anno con la ricostituzione della FGCI fu nominato segretario del suo rione. Nel 1950 fu nominato nel direttivo del partito e nel 1951 ebbe una stella di bronzo per essersi distinto nel lavoro, e sempre in quell’anno meritò un’altra medaglia per il numero di iscritti nella FGCI più alto d’Italia. Nel 1953 entrò a far parte della segreteria provinciale di Salerno della FGCI e nello stesso anno diventò consegretario della Camera del Lavoro di Nocera Inferiore, nominato dal Sen. Gaetano Di Marino e dall’On. Feliciano Granati segretario della stessa CDL nel 1954. Nel 1953 aveva organizzato lo “sciopero a rovescio” , che consisteva nel lavorare senza retribuzione per dimostrare che non si voleva l’assistenza ma il lavoro. Nel 1954 cura l’organizzazione della lega braccianti, dei cestai e dei facchini in carovana.

Nel 1955 fino al 1958 partecipò alla scuola politica del PCI di Frattocchie, scrivendo nella biografia di presentazione che nel 1951 aveva già partecipato ad un corso politico di 28 giorni a Roccapiemonte (SA) di tipo interregionale “senza dare notizie ia casa per tutto il periodo” a dimostrazione della “caparbietà” di cui era capace.


1959 Lotta M.C.M.  Si riconoscono Oliva, Granati, Rossi, Pucci, De Vito, Francesco

LA LOTTA DELLE M.C.M.
Nel 1959 la prima grande battaglia sindacale, quella delle MCM : la più possente azione operaia del dopoguerra nel salernitano, una vicenda che lo vide tra i protagonisti e che portò all’occupazione della fabbrica contro i licenziamenti di centinaia di operai con una lotta che durò settimane e che vide non solo la partecipazione di tutte le forze politiche in modo trasversale ma anche l’aiuto fattivo della popolazione e di personaggi illustri. Si ricorda infatti la fattiva partecipazione del musicista napoletano Raffaele Viviani, che portò la solidarietà degli artisti napoletani agli occupanti.

La una lotta che ebbe un eco nazionale e che alla fine condusse alla piena conquista degli obiettivi voluti. Intanto nel 1956 viene eletto consigliere comunale nelle liste del PCI risultando il più giovane consigliere d’Italia, elezione che venne riconfermata anche per il mandato successivo.  Dal 1960 al 1965 è responsabile provinciale della FIOT- CGIL(tessili) e fa parte in questo periodo anche del Consiglio Direttivo della FIOT – CGIL nazionale, con questo ruolo nel 1961 è capo della delegazione italiana in Germania dell’Est dove visita le industrie tedesche, e dove partecipa, al fianco dei massimi esponenti sindacali tedeschi, alle celebrazioni del 1° maggio.

La coerenza e la determinazione di Galante Oliva si manifestò in occasione del proprio matrimonio.

Era il 1963 e in quegli anni la cultura cattolica non ammetteva e non accettava quella comunista, e chi professava una ideologia contraria a quella clericale non poteva usufruire dei sacramenti ecclesiastici, che dovevano invece per misericordia di dio essere concessi a tutti, quindi il battesimo, la comunione, il matrimonio erano vietati dalla chiesa. Questo accadde anche a Galante il quale dovendo sposarsi con Daniele Biagina, allora anch’essa dirigente provinciale del PCI e dell’UDI, andò in chiesa per sapere le carte da fare ma qui il prete, che lo conosceva, disse “io non vi sposerò mai se prima non abiurate la vostra dottrina comunista”, si rivolsero al vescovo il quale nonostante si mostrasse di idee più aperte del suo sottoposto dovette confermare il no per ordini superiori. Oliva non si perse d’animo e non solo disse chiaramente e pubblicamente che non avrebbero mai abiurato il comunismo, ma che avrebbero celebrato il loro matrimonio in Municipio. Così il 29 settembre del 1963 Galante e Biagina si sposarono in Municipio di Nocera Inferiore il rito civile fu celebrato dall’On. Pietro Amendola, testimone fu l’On. Feliciano Granati, alla cerimonia parteciparono centinaia di compagni arrivati da tutta la regione in segno di solidarietà nei confronti della coppia nocerina, il matrimonio fu considerato uno scandalo e visto come un evento, né parlarono giornali nazionali, per come tutto si era svolto e perché era uno dei primi matrimoni civili nel mezzogiorno d’Italia. Dal 1965 al 1968 fa parte della segreteria provinciale della FILLEA-CGIL(edili). Dal 1968 al 1976 è segretario della Camera del Lavoro della CGIL dell’Agro Nocerino Sarnese ed è in questo periodo, nel pieno della sua maturità personale e sindacale ed in una situazione di congiuntura economica negativa che si pone a capo di due momenti importanti nella città di Nocera Inferiore.

LA SEDE DELLA CGIL

Nel primo caso si fa promotore insieme ad altri operai dell’acquisto della sede comprensoriale della Camera del Lavoro di Nocera Inferiore, attraverso una quota mensile pagata direttamente dallo stipendio, e si è parlato anche di contributi di industriali illuminati del luogo, fatto sta che la sede è ancora lì. La valenza politica della cosa è evidente: il possedere una sede propria permise agli operai di avere un posto da dove nessuno avrebbe potuto cacciarli, come invece era accaduto in passato, e quindi dimostrare la forza dei lavoratori e del sindacato che si ponevano come baluardo contro le ingiustizie e i soprusi.

LA LOTTA DELLA “GAMBARDELLA
Il secondo episodio si sviluppò nella metà degli anni ’70: si pone a capo di una lotta che rimarrà nella storia della città, anche questa con ripercussioni nazionali e che lo porterà a rischiare la vita essendo stato minacciato dalla criminalità organizzata, tanto da indurlo a portare la famiglia in posti sicuri, e a vivere per mesi sotto scorta di centinaia di operai che a turno lo proteggevano. Simili episodi di solidarietà , legati a questi momenti critici, sono manifestazione di quello che era capace di esprimere il movimento operaio e costituiscono una altissima pagina morale. La vicenda in questione riguardava l’azienda conserviera dei f.lli Gambardella, di origine calabrese e venuti a Nocera con la sbandierata promessa di dare lavoro, ma che successivamente manifestarono le loro reali intenzioni. Infatti l’operazione si rivelò una truffa che alla fine mise in ginocchio l’azienda stessa determinando centinaia di licenziamenti. Le forze sindacali, quelle politiche e le istituzioni si opposero con scioperi, occupazione della fabbrica e della sala giunta del municipio, decretando alla fine la vittoria con il ritorno al lavoro dei licenziati.

GLI ANNI DELLA “PENSIONE”
Dal 1976 fino al 1993 anno in cui andrà in “pensione” avrà un nuovo incarico diventando amministratore della CGIL di Salerno, ma nel frattempo era gia diventato membro del comitato provinciale dell’INPS dal 1970 al 1980, e alla fine degli anni ’70 fu promotore ed organizzatore del SIULP (sindacato di polizia) salernitano, facendo la spola tra Roma e Salerno in gran segreto, visto che non era permesso per i militari avere un sindacato, diventandone il segretario provinciale fino all’inizio anni ’80. Nello stesso periodo fu anche protagonista dell’acquisto della sede della CGIL di Salerno e di quella di Battipaglia. Dal 1993 si è intensamente occupato di cooperativismo in qualità di membro del CdA della Coop Campania,membro del direttivo della Lega Coop regionale e Presidente di una cooperativa di edilizia agevolata, realizzando il sogno di una casa a decine di famiglie, carica che ha tenuto fino alla sua morte. Anche in ambito partitico il suo impegno è stato costante ed è rimasto nella politica attiva facendo parte prima degli organismi dirigenti del PCI, poi dopo la svolta della Bolognina nel 1989 si è iscritto al PDS ed infine ai DS, continuando anche se in una posizione e un ruolo diverso a dare il proprio contributo. Nel 2004 il suo orgoglio fu quello di organizzare la consegna della cittadinanza onoraria all’On. Pietro Amendola, per il suo impegno nella città di Nocera Inferiore di cui era stato consigliere per più legislature, schierandosi sia fisicamente che con atti parlamentari per la risoluzione dei problemi dell’agro sarnese nocerino. Il legame con Amendola risaliva agli anni della ricostruzione quando era stato suo mentore e formatore sia politico-sindacale che umano ; basta ricordare che Amendola aveva celebrato il suo matrimonio con il rito civile . Negli anni successivi questo rapporto umano si era consolidato determinando quell’insieme di stima, rispetto e amicizia che è rimasto immutato nel corso di oltre 50 anni, amicizia testimoniata in una lettera inviata alla famiglia di Galante alla sua morte avvenuta il 23 febbraio del 2006 a Nocera Inferiore.

Con una delibera approvata dalla giunta comunale di Nocera Inferiore e ratificata dal Sindaco A. Romano, Galante Oliva è stato sepolto nel Cimitero di Nocera Inferiore tra le personalità illustri, per aver svolto la propria attività sindacale in difesa dei ceti meno abbienti dando lustro alla città stessa.

Fonte: www.istitutogalanteoliva.it
Rielaborazione del testo per Polis SA Magazine a cura di

Antonello Rivano
Direttore di redazione/coordinatore nazionale Polis SA Magazine


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