“E noi come stronzi rimanemmo a guardare”
Un film raro nel panorama cinematografico attuale, dove è lecito ridere ma impossibile non riflettere e non sentirsi a disagio
di Antonello Rivano
Per parlare di questo film inizio dalla fine, o quasi, dalle parole di uno dei protagonisti da cui è tratta la frase da cui origina il titolo: “Un domani magari le cose potrebbero essere peggiori di queste, e poi ancora peggio…e peggio, e quando questo avverrà, perché avvera, noi, che tutto questo lo abbiamo visto crescere, ci domanderemo: che cosa abbiamo fatto noi per arginarlo. E sai cosa ci risponderemo? Che noi, come stronzi, rimanemmo a guardare”
La Trama
In un futuro prossimo possibile, Arturo Giammareresi ha creato un algoritmo per aiutare i dipendenti della sua società a lavorare meno e lavorare meglio, ma l’algoritmo gli si ritorce contro e decide che è superfluo, così l’azienda lo licenzia in tronco. Anche la ricca ed esigente fidanzata lo lascia perché un altro algoritmo ha deciso che il loro indice di affinità di coppia è negativo. Infine un ennesimo algoritmo lo esclude dalla possibilità di rientrare nella forza lavoro perché gli over 40 sono fuori mercato. Ad Arturo non resta che diventare rider per la multinazionale Fuuber: farà consegne secondo un meccanismo di incentivazione che premia o penalizza chi non sta alle regole del gioco.
La sua unica consolazione è Stella, l’ologramma che incarna (si fa per dire) tutte le sue preferenze, come se lo conoscesse da sempre. Peccato che, a prova gratuita terminata, Arturo non possa più permettersi la sua compagnia, e lei sparisca dal suo già limitato orizzonte.
A ben guardare, con disincanto, in questo film c’è soprattutto denuncia, fatta sotto forma di commedia e per questo forse ancor più si afferra e fa riflettere. Mette in piazza molti dei mostri della contemporaneità: la globalizzazione, il lavoro deumanizzante, la latitanza dei sindacati (e degli sportelli bancari), il cannibalismo tecnologico, l’obsolescenza della forza lavoro (il rider sa che sarà sostituito dai droni che lo sorvolano mentre corre contro il tempo), l’obbligo ad acquistare gli strumenti necessari per fare il proprio mestiere, l’illusione del “lavoro autonomo”. Il ricatto impari della valutazione dei clienti, l’importanza fondamentale delle “recensioni” anche se fatte da soggetti discutibili.
Si arriva al paradosso del posto di lavoro, lavavetri, offerto per mezzo di un’asta online al ribasso, il protagonista pur di accappiarselo accetta per cinque euro all’ora…ma dovrà essere lui a pagarli al datore di lavoro. Così anche per l’opzione al contratto del Rider che prevede un full time di 24 ore, con 20 minuti di riposo ogni 4 ore, vivere per lavorare…alla faccia del “lavorare meno per lavorare tutti” di sinistrorsa memoria.
Poi ci sono le App…onnipresenti, determinati anche nel rapporto di copia dove è vincolante che si superi un test online per poter stare assieme.
Un film raro nel panorama cinematografico attuale, dove è lecito ridere ma impossibile non riflettere e non sentirsi a disagio davanti ad una festa in cui gli ospiti fanno il saluto romano vestiti da nazisti, o davanti a un rider quasi cinquantenne a bordo di un monopattino (rubato) da bambina.
Ma quello che maggiormente inqueta è la figura dell’amministratore della Multinazionale che gestisce il sistema telematico. Nel film la multinazionale si chiama Fuuber ma potremmo facilmente identificarla con uno dei maggiori colossi informatici con cui quotidianamente abbiamo a che fare.
Ed è tutto li, è tutto nelle sue parole, quando la segretaria gli dice che due ute nti sono riusciti ad eludere la sorveglianza delle guardie e si sono allontanati dalla Torre: “Mi fanno quasi tenerezza, pensano di essersi liberati di noi, ma noi sappiamo già quale compagnia aerea sceglieranno per tornare a casa, quale tariffa, quale posto. Sappiamo già chi contatteranno quando torneranno al loro paese. Se lo faranno con un messaggio o una chiamata. Sappiamo di cosa hanno bisogno per essere felici, e per essere tristi. Sappiamo chi voteranno, perché conosciamo le loro paure. E se non ne hanno sappiamo come procurargliene, sappiamo che lavoro cercheranno. Noi sappiamo e sapremo tutto di loro, il passato, il presente , il futuro. E lo sai chi ci dato il permesso di accedere a questi dati? Voi. Non siamo dei ladri. Abbiamo bussato prima di entrare nella vostra vita. Vi abbiamo chiesto se volevate condividerla con noi. E avete scelto di metterla nelle nostre mani. Noi grazie a voi abbiamo costruito un impero. Siamo diventati miliardari. E secondo voi abbiamo voglia di fermarci?”
Ma questo non è futuro, è un presente sin troppo attuale, quel “peggio” è gia qui, impellente. E di fronte a tutto questo, di fronte a questo peggio che “peggiora” noi, noi che facciamo? “…noi , come Stronzi rimaniamo a guardare!?”
Il cast del film Sky di Pif
E noi come stronzi rimanemmo a guardare è diretto da Pierfrancesco Diliberto, che fa parte anche del cast. Al suo fianco ci sono Fabio De Luigi, Ilenia Pastorelli. Ed ancora: Valeria Solarino, Maurizio Marchetti, Maurizio Lombardi ed Eamon Farren.
Antonello Rivano
Direttore di redazione/coordinatore nazionale Polis SA Magazine