Mar. Set 17th, 2024

Ritorna ad Isernia, nel Molise, la tanto attesa fiera annuale delle cipolle

L’edizione 2022, senza limitazioni a causa del Covid, riprenderà il suo usuale percorso per le vie cittadine attirando curiosi e turisti che potranno conoscere la genuinità dell’ortaggio più coltivato ed apprezzato nelle terre molisane.   

Legata alla ricorrenza dei santi Pietro e Paolo, nei giorni del 28 e 29 giugno, una delle manifestazioni fieristiche più caratteristiche della cittadina di Isernia è la cosiddetta “fiera delle cipolle” la cui organizzazione, per le vie del capoluogo pentro, viene riproposta dopo i divieti forzati a causa della pandemia.

di Silvia De Cristofaro

Una tradizione che rappresenta un’usanza molisana ben apprezzata dai suoi cittadini che, in ciascuna delle tantissime edizioni annuali proposte, ha sempre partecipato in gran massa passeggiando tra gli spazi stabiliti e visitando stand, banchi e gazebo adibiti alla vendita della cipolla bianca che negli anni ha ottenuto il “bollino blu” a garanzia della tipicità e della genuinità di questo bulbo che cresce nei territori dell’hinterland isernino.

Una tradizione mercantile antica che torna e che rende ancora questo prodotto della terra un protagonista d’eccezione che riempirà i piatti caratteristici della cucina molisana. Antica, dicevamo, perché risale addirittura ai primi anni venti del secolo scorso quando nel piazzale Erennio Ponzio una gran bella quantità di bulbi di cipolla (assieme al caratteristico aglio bianco) veniva venduta e presentata attraverso dei mucchi costruiti ad arte dai contadini delle zone di Isernia e Venafro. All’epoca, la varietà più coltivata era la cipolla “rossa” o “di san Pietro” che era caratterizzata da una colorazione rossiccia ed era tonda o schiacciata (la bianca era, invece, molto grossa e piatta).

Cipolla di Isernia

Queste caratteristiche non sono cambiate col tempo tanto da garantire a chi le acquista un bell’affare se si considera che queste varietà hanno un sapore gradevole e dolciastro. La sagra d’Isernia che è dedicata all’apostolo Pietro ha comunque antichissime origini: viene menzionata in una pergamena duecentesca di Ruggero conte del Molise ed in uno dei settantacinque Capitoli della Bagliva promulgati nel 1487 in cui è menzionata appunto la festa e la fiera di san Pietro apostolo. Molto probabilmente “agli e cepolle” venivano venduti durante questa ricorrenza che è legata alla figura di san Pietro per via di una leggenda che narra un episodio sulla madre del santo apostolo: la donna che era avara e cattiva si lasciò sfuggire una cipolla mentre lavava questi ortaggi in prossimità di una sorgente. La cipolla finì nelle mani di una vecchina che chiese di mangiarla per fame. L’avara donna lo permise e quando morì, mandata all’inferno per la sua avarizia, chiese di andare in paradiso per il gesto generoso che aveva compiuto in vita nei confronti di una poverella affamata. Il gesto caritatevole commosse Gesù che le permise di salire in paradiso aggrappata ad una resta di cipolle. Ma anche altre anime perdute tentarono la salita. La madre di san Pietro, allora, tentò di scalciare gli intrusi ma il suo dimenarsi spezzò la corda e tutti ricaddero tra le fiamme dell’inferno.

Cipollata

La cipolla era già un ortaggio apprezzato nel medioevo per i sui diversi usi gastronomici (era comunque utilizzata nelle pietanze della cucina contadina e monacale) e per le proprietà curative, terapeutiche e di bellezza (il prezioso bulbo ha proprietà antiossidanti ed antinfiammatorie, riduce il rischio di cancro e della glicemia, migliora la salute ossea. Sono ipocaloriche e contengono potassio fosforo, vitamina B). I folati presenti producono i cosiddetti “ormoni del buonumore” (serotonina, dopamina, noradrenalina) che regolano l’umore, il sonno e l’appetito. Nel trattamento estetico contrasta l’acne, purifica la pelle ed è utile per alleviare il fastidioso prurito delle punture d’insetto.

In Molise viene utilizzata per la preparazione di pietanze tipiche come la “cipollata” tipica delle tavole isernine: il piatto di origine contadina viene preparato, secondo le antiche tradizioni, tagliuzzando le cipolle che vengono cotte in padella con olio caldo ed un po’ d’acqua. Una volta stufate, ed aggiungendo del prezzemolo, si lasciano appassire. Si aggiungeranno poi le uova intere che cuoceranno con un coperchio adagiato sulla padella. La cipollata veniva preparata per la colazione dalle donne per i mariti che lavoravano nei campi

Fonte storica: volume “La Fiera delle Cipolle. Un’antica tradizione isernina”. A cura di Mauro Gioielli, Palladino Editore, Campobasso 2005.

Silvia De Cristofaro
Vicecoordinatore Nazionale di redazione/Coordinatrice Centro Italia

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