Secondo appuntamento della rassegna teatrale estiva per il Centro di Sperimentazione Teatrale di Isernia. Ospite d’eccezione: Corrado Taranto.
L’attore e regista napoletano si è esibito in “Noi…i Taranto”, nella piazzetta Sanfelice ad Isernia, in cui ha narrato il cammino artistico del padre Carlo e dello zio Nino, in un susseguirsi di aneddoti che svelano i “dietro le quinte” di due grandi attori della tradizione teatrale partenopea.
di Silvia De Cristofaro
Nel sedicesimo secolo, quando inizia a farsi spazio la Commedia dell’Arte, esisteva (ma esiste tuttora) una categoria di artisti che veniva definita col termine di “rampolli dell’oligarchia attorica”: i “figli d’arte” erano per discendenza individui appartenenti alla “gens teatrale”. Camerini e quinte erano la culla, proscenio e luci della ribalta testimoni dei primi passi, la Compagnia rappresentava il padre, la madre, gli zii, gli applausi una risposta alle prime parole. Il palcoscenico era già il loro stesso destino perché all’arte, in qualsiasi forma e luogo e tempo si presenti, si obbedisce. Corrado Taranto è figlio dell’attore Carlo e nipote dell’attore Nino e raccoglie un’eredità, quella del teatro napoletano, che rappresenta una delle più antiche tradizioni artistiche della città partenopea.
Provare a capire una famiglia di attori con la stessa capacità istrionica e la stessa passione ed il talento per la recitazione, sembra il compito dell’erede Corrado che, con la sua ultima rappresentazione scenica “Noi…i Taranto”, tenta di svelare i segreti di carriere appassionate come quella sua e quella di una famiglia che dedica la sua intera esistenza alla commedia teatrale. In collaborazione con il Centro di Sperimentazione teatrale di Isernia, perché è rientrato nel cartellone estivo della rassegna organizzata proprio dal Cast diretto dall’attore e regista Salvatore Mincione Guarino, in Piazzetta Sanfelice, nel centro antico di Isernia,
Corrado Taranto ha raccontato Nino e Carlo Taranto. Che nascono e crescono in un quartiere dove, parafrasando proprio un celebre brano napoletano, il sole “nun se vede” ed in quei stretti vicoli del cuore di Napoli riescono a farsi strada inventando personaggi e macchiette che scriveranno la storia del teatro basato sull’improvvisazione. La parola d’ordine era la comicità, in mezzo alla catastrofe della seconda guerra mondiale, quando indossare una paglietta ed inventare su un palcoscenico una canzonetta significava dare un calcio alle brutture di quel periodo. Non meno facile, il dopoguerra: ma il teatro non cambiava, il teatro rappresentava la vita che continua. Ed a dare la giusta importanza a questa forma d’arte, furono proprio attori, cabarettisti, caratteristi che con un fare comico autentico iniziano a dare lustro anche al cinema italiano.
Nino, uno dei più grandi interpreti del teatro napoletano e del cinema del Novecento, esordisce a soli tredici anni e diventa una straordinaria macchietta dando vita alla comicità dell’indimenticabile personaggio di Ciccio Formaggio. Recita accanto a Wanda Osiris e Titina De Filippo. La sua vocazione artistica si esprime al meglio affiancando Totò (di cui diverrà grande amico e collega), negli anni sessanta in “Totòtruffa 62”, “Totò contro Maciste”, “Il monaco di Monza” in cui riesce ad esprimere la sua innata comicità. Talento e professionalità lo porteranno a raggiungere traguardi nel mondo della radiofonia, della canzone, della televisione in cui partecipa a varietà incentrati sulla musica e sulla poesia napoletana. Nel cinema esordisce già nel 1938 con “Nonna Felicita”. Interpretando uno sfortunato professore, nel 1953, si aggiudicherà il Nastro d’argento con “Anni facili” di Luigi Zampa. Recita per Comencini e Mario Soldati per cui affronta prove in ruoli non più comici ma drammatici. Per il teatro, accanto a Luisa Conte, recita in “‘A morte e Carnevale”, “Nu bambiniello e tre Giuseppe”, “Arezzo 29”. Nino diventerà man mano uno degli interpreti più apprezzati dal pubblico che s’innamora della sua espressività e del suo genio.
Carlo Taranto non fu da meno al fratello che non imita, precisa suo figlio Corrado: Carlo riuscirà a creare personaggi unici interpretando ruoli soprattutto di caratterista in commedie e musicarelli, recitando per Monicelli ne “Il medico e lo stregone” e recitando con Vittorio De Sica ed Alberto Sordi, in oltre cento film del grande cinema italiano. Nel teatro dà vita a splendide interpretazioni nelle commedie di Scarpetta, Viviani e De Filippo. In televisione, nel 1967, recita nello sceneggiato televisivo “La fiera della vanità”. Suo figlio Corrado intraprende la carriera di attore nel 1974 con la sceneggiata di Nunzio Gallo e Tecla Scarano, recitando anche con i fratelli Aldo e Carlo Giuffré, Luigi De Filippo, Mario Scaccia. Formerà un sodalizio artistico con Mimmo Sepe iniziando nel contempo a recitare in televisione e nel cinema, interpretando ruoli di comprimario. Vincerà assiema al collega Sepe la quarta edizione del Festival Nazionale del cabaret di Loano. Esordisce nel ruolo di regista con il film “Ferragosto a pezzi” del 2008 ed interpreta diversi ruoli in serie televisive come “Vita di Antonio Gramsci”, “Un posto al sole”, “Capri” e “La Squadra”.
Già dagli inizi degli anni Duemila insegna recitazione al teatro Trianon di Napoli. Corrado Taranto è anche autore di testi come “Polvere di palcoscenico” che contiene diverse commedie dello stesso attore, “Il paese degli imbecilli” e “Noi…i Taranto”, un excursus all’interno della famiglia artistica dei Taranto. Che trasformerà in pièce teatrale per cercare di non oscurare quel che di straordinario conserva il nostro Paese: la cultura del bello, del dialogo, della risata.
Silvia De Cristofaro
Vicecoordinatore Nazionale di redazione/Coordinatrice Centro Italia