Elisabetta, la Regina che amava lo sport
Con lei ne è andato via un esempio di devozione alla vita anche per i più giovani
di Flavio Pezzella
Se ne va via un esempio di devozione alla vita anche per i più giovani. Un mito che non va oscurato, che non va cancellato, da tenere sveglio perché tutto il suo modo di governare incentrato sulla saggezza, sulla lealtà a tutti i costi, in difesa della Corona che, considerava al di sopra di tutto, non sia stato vano. L’8 settembre ci ha lasciato la Regina Elisabetta II. Colei che ha avuto il regno più longevo della storia del Regno Unito. “Morta pacificamente” così la BBC ci ha informato di quanto è accaduto. In cattive condizioni di salute già dallo scorso mese di giugno, la novantaseienne Elisabetta ha partecipato solamente in minima parte e quando necessario e quanto ha potuto ai festeggiamenti per il suo Giubileo. Ci lascia tristemente, ci lascia un’icona, una donna importante per il suo regno, per il mondo intero.
A lei succede il primogenito col nome di Carlo III, il 9 settembre abbiamo assistito al primo dei suoi discorsi da regnante. “Queen”, come mai ne abbiamo conosciute e mai ne riconosceremo altre, che venne incoronata all’età di ventisei anni, nel 1952, ovvero quando al Tour de France brillavano altre stelle, quelle di Fausto Coppi e di Gino Bartali, quando la Coppa dei Campioni ancora non esisteva (arriverà nel 1955-56) e quando nel calcio emergevano campioni come Stanley Matthews e Ferenc Puskas. “Sua Maestà” ci ha accompagnati sempre, qualsiasi sia la nostra età. Forte, fortissimo il suo legame con lo sport e con tantissimi eventi sportivi che l’hanno vista protagonista. Lo stesso Fabregras, attuale giocatore del Como, ex Chealsea, afferma che “se ne intendeva molto”.
Iniziò a partecipare agli eventi sportivi di qualsiasi genere sin dall’età di 22 anni. Fu lei a premiare la Nazionale inglese campione del mondo a Londra nel 1966, in occasione dell’unico campionato vinto dagli inglesi nel calcio. Ma la vera grande passione sportiva sono sempre stati i suoi amatissimi cavalli: si occupava lei stessa dell’arte dell’allevare i propri purosangue e naturalmente era abilissima nell’ andare a cavallo. Questa sua passione si tradusse poi in uno degli eventi sportivi a cui Elisabetta non ha mai fatto mancare la propria presenza: la Royal Ascot, la corsa di cavalli più famosa al mondo che riunisce l’aristocrazia britannica.
Una giornata ricca di corse proprio per lei, che imponeva un rigido comportamento su come vestirsi: non si sarebbe potuto partecipare senza un appropriato copricapo. Cappellini che non si sono “estinti”, mai passati di moda grazie al suo genio.
A questa bella ed elegantissima manifestazione partecipava con entusiasmo anche lei senza nessun problema. L’ultima sua presenza risale a sei anni fa. La regina non ha mai fatto mistero nemmeno sul suo favoritismo nei confronti della squadra calcistica dell’Arsenal, un amore che le fu tramandato dalla madre. Infatti i Gunners furono l’unica squadra che la sovrana accolse a Buckingham Palace per un tè.
Si potrebbe dire ancora che Elisabetta II è identificabile con le Olimpiadi, a cui ha presenziato per ben sei volte, quattro alle edizioni estive e due a quelle invernali: fu presente come capo di Stato di Gran Bretagna, Australia e Canada, presiedendo i giochi di Melbourne 1956 ( in questo caso, però, mandò il marito, il principe Filippo di Edimburgo a presenziare la cerimonia di apertura), Montreal 1976, Calgary 1988, Sydney 2000, Vancouver 2010 e Londra 2012. Magnifica la sua partecipazione inaugurale al fianco di James Bond, interpretato da Daniel Craig. La morte della regina straordinaria Elisabetta II chiude un’era, non solamente politica, e non solamente per la Gran Bretagna: chiude una porta che sa di passato in tutti noi.
Flavio Pezzella