Ven. Mar 29th, 2024

da sinistra Agata Fortis, Ciro Espisito e Ivano Cavaliere

Ciro Esposito al PSFF: “ I miei Maestri Lina Wertumuller e i fratelli Taviani nel ricordo del grande Villaggio”

Intervista a Ciro Esposito, Premio Speciale al  Picentia Schort Film Festival

Di Stefano Pignataro

Premio Speciale al  Picentia Schort Film Festival, Ciro Esposito, attore napoletano che esordì , esattamente 30 anni fa, nel ruolo del bambino di strada Raffaele Aiello de “Io speriamo che me la cavo” di Lina Wertmuller, oggi è un giovane attore brillante con al suo attivo tanti ruoli diretto da altrettanti registi tra cinema e televisione.

Ciro, hai avuto modo di lavorare, giovanissimo, con Paolo Villaggio, scoprendo la sua verve di attore drammatico capace di dare cuore ed anima a personaggi oltre la geniale maschera fantozziana. Anche se giovanissimo, ne avvertivi la grandezza?

Certamente. Sin da subito ho avuto questo sentore perché lui era estremamente serio nella vita e poi nell’arco narrativo della storia con me finiva con il dramma di mia madre che va in Ospedale e lui mi accompagna. Trovo che in Villaggio vi era molta naturalezza anche in Fantozzi. Rivedendo i suoi film drammatici, penso ad esempio ai film con Ermanno Olmi, credo che lì’ venga fuori la sua vera natura, una natura non inespressa bensì contenuta per il personaggio che si è venuta a creare ma credo sia stata una scelta voluta anche da lui.

Conciliare entrambi i generi..

Si, ma ha dato tanto anche in età più matura con il teatro con i suoi bellissimi monologhi dove si raccontava. Avrei voluto conoscerlo ed approfondire questo suo lato facendo, magari,  un film drammatico insieme.

Al Picentia è stato dato il Premio alla carriera anche ad Enrico Vanzina. Tu hai avuto modo di lavorare con i fratelli Vanzina per due film, “Vacanze di Natale 2000” ed  “E adesso sesso”. Che ricordi hai di loro e del loro modo di lavorare insieme?

Enrico spesso veniva sul set ed avevano un rapporto davvero simbiotico, si compensavano alla grande e non hanno mai avuto un diverbio. Confronto si, ma mai contrasto.

Agata Fortis e Ciro Esposito con  i due presentatori della serata Fortis e Cavaliere.

Prima dei Fratelli Vanzina, però, un’altra storica coppia di cineasti ti aveva diretto, Paolo e Vittorio Taviani; “Fiorile”, 1993, un anno dopo “Io speriamo che me la cavo..”

Ho avuto davvero una straordinaria fortuna. Dopo Lina i fratelli Taviani, due scuole completamente diverse. In “Fiorile” interpreto un bambino italo-francese, totalmente diverso dal personaggio di Raffaele Aiello. Mi regalarono il mio primo libro, “Il lavoro dell’attore su se stesso “ di Stanislavskij che lessi più avanti negli anni. E’ un libro che continuo a leggere ed a fare miei gli insegnamenti.

Sei un attore giovanissimo ma già uno dei volti di quella Napoli cinematografica di una città che è un grande set. Ti muovi dal classico al popolare e sei attivo anche in televisione (recentemente hai anche recitato nella serie tv “ Gomorra”. Qual è il tuo giudizio sul cinema della tua Napoli?

Sono un nostalgico, nasco con Eduardo ed il teatro di Scarpetta, dalla tradizione e devo dire che a Napoli vedo una grande vivacità. Si pensi alla grande Letteratura di Maurizio De Giovanni: i suoi personaggi diventano anche delle serie televisive e fiction interessantissime e contribuiscono ad omaggiare il grande costume di Napoli. Ha preso l’eredità di Camilleri con Montalbano. Mi piacerebbe molto conoscerlo e magari far parte di una serie scritta di lui. Spera che avvenga prima o poi. Ho recitato in “Gomorra” al fianco di Mimmo Borrelli, un grandissimo nostro drammaturgo n che va protetto.  Ci sono tante cose buone. Non bisogna mai guardare al passato con nostalgia affermando “non nascerà più un Totò, un Troisi o un Pirandello”. Occorre guardare anche alle ricchezze che possediamo oggi, che stanno dando un cambio, che stanno dando diversi tipi di letture  che onorano Napoli nel mondo

da La Città del 4 Ottobre 2022

Stefano Pignataro
Sezione Cultura
Vice coordinatore nazionale Polis SA magazine

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