In Qatar si stanno disputando i Mondiali della vergogna
Diritti violati, ambiguità, dichiarazioni omofobe, controversie sollevano critiche su questa edizione calcistica che sembra colpire violentemente ed ingiustamente l’etica dello sport
Di Flavio Pezzella
Il 20 Novembre sono iniziati i mondiali per l’assegnazione della Coppa del mondo 2022. Una prima edizione che è stata organizzata non d’estate, come d’abitudine, ma in pieno autunno, nel bel mezzo dei campionati interni dei Paesi che si bloccano, calcisticamente, per dar spazio alle nazionali. Inizia questo Mondiale nel bel mezzo di tante polemiche ed infortuni: diversi giocatori non prenderanno parte al gioco per essersi infortunati ad inizio campionato. La buona stella non sembra toccare il Qatar, dove si disputano le gare, ultimo dei paesi da considerare per una competizione così importante. Ci si chiede perché scegliere uno stato che dal punto di vista calcistico nulla ha da esser fiero: la sua Nazionale non si è mai qualificata a nessun Mondiale di calcio (il risultato “più significativo” raggiunto sono stati i quarti di finale alla Coppa d’Asia del 2000, in cui arrivò senza peraltro vincere alcuna competizione).
A livello tecnico, l’unico giocatore della squadra del Qatar abbastanza rilevante e non del tutto sconosciuto è Montezine, brasiliano naturalizzato e vecchia conoscenza del calcio italiano. Per l’Italia, gioca nell’Udinese, nel Napoli e nell’Avellino senza lasciare un granché di ricordi positivi. Ed ancora: il campionato interno del Qatar è davvero scadente perché, a detta della critica calcistica, è popolato da vecchie glorie del calcio europeo che qualche anno prima di ritirarsi si dilettano nel gioco senza seguire quella passione che ha caratterizzato la loro carriera.
Negli anni sono passati dal Qatar giocatori del calibro di Guardiola, Batistuta, West, Hierro, Effenberg, Romario, i fratelli De Boer, Desailly, Caniggia, Dugarry. Ma l’ex direttivo della Fifa ha accettato di assegnare proprio questi mondiali al Qatar dove si contano 6.500 vittime certificate (escludendo quelle senza documenti) del sensazionale sistema Kafala, sistema di gestione del lavoro arabo, dove si diventa proprietari dei lavoratori e che molto assomiglia all’antica gestione degli schiavi. Si assegnano i Mondiali ad un paese in cui le donne non hanno nessun diritto e valgono meno di una ciabatta, in cui l’omosessualità viene considerata una brutta malattia. E ribadiamo che disputeranno squadre che fino a qualche tempo fa tingevano i loro stadi dei colori dell’arcobaleno a sostegno del LGBTQ, dove ci si piegava in ginocchio per andar contro ad ogni forma di razzismo.
Oggi, però, tutto tace. Ancora una volta sembra che i soldi abbiano comprato tutto. Ed i diritti, a questo punto, sono solamente una finzione. Si legge addirittura che i grandi sceicchi arabi abbiano comprato persino le tifoserie. In pratica, sotto compenso, si vocifera che diversi tifosi qatarioti faranno il tifo per nazionali che non siano quella propria ossia quella del Qatar. Sembra che questo Mondiale abbia ucciso il gioco del pallone, a cui siamo ancora follemente innamorati. Denaro e gloria a tutti i costi stanno prendendo il sopravvento sull’etica dello sport. Messi, Ronaldo e Neymar meritavano certamente l’ultimo mondiale migliore di questo. L’Italia non c’è e, per certi versi, è meglio così.
Flavio Pezzella