Dom. Set 15th, 2024

Lo scudetto di quei ragazzi della curva b

Lo scudetto del popolo che ama e che soffre

Di Flavio Pezzella

Riprendo le parole della famosa canzone del maestro napoletano Nino D’Angelo, che ieri, ha accompagnato bambini, papà e nonni durante i festeggiamenti del tanto atteso terzo scudetto, arrivato dopo trentatré lunghissimi anni (l’ultimo nel 1990).

Ma prima di parlare di quel che è successo ieri, ripartiamo dall’’inizio, dalla sessione di calciomercato partenopea più discussa degli ultimi anni. Nell’estate fanno scalpore tra i tifosi gli addii di tanti “big” del Napoli 2021/22 tra i quali: il muro senegalese Koulibaly, ceduto al Chealsea, “Ciro” Mertens, ceduto al Fenerbahçe ed il capitano Lorenzo Insigne. La società è bombardata di polemiche, disaccordi.

Si punta contro il presidente Aurelio De Laurentis a cui vengono indirizzati i tanti striscioni con su scritto A51, tanto ad indicare l’autostrada verso Bari, dove il presidente avrebbe dovuto andarsene. Quest’ultimo risponde con un ampio mercato in entrata, che però, viene altrettanto criticato. Viene confermato Meret tra i pali, lo stesso della papera contro l’Empoli, che fece spegnere le speranze di una vittoria scudetto. Arriva Kim, con una eredità molto grossa, quella di sostituire l’ex difensore centrale. E poi arriva uno sconosciuto, Kvicha Kvaratskhelia, dalla Georgia e dal campionato russo. Che doveva sostituire il capitano Lorenzo Insigne. Follia, urlano in tanti:  un ragazzino georgiano che sostituisce il “tanto napoletano” Lorenzo! Poi a fine mercato vengono confermate le voci di Simeone e Raspadori. E quindi si comincia, il 15 agosto, contro il Verona, si percepisce lo scetticismo tra i tifosi del Napoli. Ma Luciano Spalletti “ammutolisce” tutti. 5-1. Goleada dei partenopei. A segno quel ragazzino georgiano che entra subito nei cuori dei napoletani. La muraglia coreana, che lì dietro insieme a Rrhahmani, non fa passare manco l’aria. Capitan Giovanni Di Lorenzo, che dimostra a tutti di riuscire a reggere il peso di quella fascia sul braccio e di meritarla più degli altri. Meret sembra cambiato. Poi i soliti Lobotka e Mario Rui che dirigono perfettamente e deliziosamente il gioco sontuoso del Napoli. Scoperto Osimhen come uomo spogliatoio, tornato appena dall’infortunio. E quindi lo scetticismo cala un pò. Ma è solo la prima giornata, ancora è tanto presto per parlare. E quindi arrivano i grandi risultati: 1-0 all’Olimpico contro la Roma, il 1-2 a casa dei Campioni d’Italia in carica, il Milan, il 5-1 contro gli eterni rivali della Juventus. Ed è qui che i partenopei, forse, iniziano a credere in qualcosa che sembrava utopia. Terminato il mondiale, si ritorna. “Calo Napoli?” dicono i giornali. Prima partita contro l’Inter, persa 1-0, prima sconfitta dei ragazzi di Spalletti. “Il Napoli è calato, si è spento” dicevano. Ma i partenopei hanno risposto con un’altra serie di vittorie, facendo credere realmente in quella cosa che nessuno osava pronunciare. Juventus-Napoli, 23 Aprile, una spiccata di Jack Raspadori, infiamma l’Allianz Stadium, così come accadde nel 2018, ma quella è un’altra storia. Perchè il Napoli si trova a soli 2 punti dallo scudetto.

Credit ANSA / CIRO FUSCO

E allora la festa ha inizio nelle strade di Napoli: Quartieri Spagnoli, Plebiscito, Vomero, Fuorigrotta vengono dipinti  di azzurro. Primo matchpoint, contro i cugini, Napoli-Salernitana, un’atmosfera che non si percepiva proprio da quel ’90. Però il gol di Dià rimanda tutti i festeggiamenti. Rimanda solo, però. Perché finisce 1-1 , manca solo un punto. Basta anche un pareggio ad Udine, dove si giocherà il secondo matchpoint per la vittoria aritmetica. Si riempie anche il ‘Maradona’ con i suoi 50.000 spettatori a sostenere la squadra attraverso i 9 maxi-schermi impiantati nell’erba dello stadio. L’Udinese va in vantaggio con il gol di Lovric, che zittisce un’intera città, che non voleva rimandare più nulla. A far spegnere l’ansia dei napoletani è lui, chi se non lui, segnando il gol numero 22 della stagione, Victor James Osimhen. Dopo un’azione rocambolesca in area di rigore, la spicca lui e fa scoppiare di gioia un intero popolo che vedeva vicinissimo il suo “sogno nel cuore”. Sono le 22:34 del 4 maggio 2023, e il Napoli, dopo trentatrè anni, è finalmente Campione d’Italia. “Erutta” Napoli, invasione nella Dacia Arena. Finalmente tifosi di ogni età, dai bambini ai nonni, possono esultare, anche per chi non c’è più. Perchè questo scudetto “è per te, Napoli”, come urla Spalletti nell’intervista post partita. “Te” riferito a chi c’è sempre stato, dal fallimento ad ora. Per chi ha sofferto. Per chiunque abbia nel cuore l’azzurro del mare, del cielo, del Napoli. Si ricomincia da qui, “si ricomincia da tre” come per il grande Massimo Troisi. E chissà quali sono quelle tre cose belle riuscite ai napoletani. Una, sicuramente, è questo scudetto, che è del popolo che ama e che soffre.

Flavio Pezzella

Flavio Pezzella

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