Lun. Apr 29th, 2024

Mercato San Severino (SA). Progetto sullo sport e inclusione

venerdì 6 ottobre, presso il Centro provinciale per l’istruzione degli adulti, o Cpia (derivante dagli ex Ctp – Centri territoriali permanenti), di Mercato San Severino si è parlato di sport ed inclusione. –

Il progetto, denominato: “Un calcio all’esclusione” (con appositi hashtag e numerosi sponsor od enti patrocinanti), è stato già – in realtà – avviato in questi ultimi mesi. Si è trattato, quindi, di un briefing vero e proprio – voluto allo scopo di fare il punto della situazione, in merito e rispetto agli obiettivi prefissati. Il progetto ha coinvolto alcune realtà del Salernitano, tra cui dei sodalizi di San Severino. Con strutture “fisiche”, “dedicate”, presenti in loco. Vari gli item dell’iniziativa – tra San Severino e la centralissima Salerno: nello specifico, a Mercato si è tenuta (e/o ancora si sta tenendo) l’attività teatrale, per “L’arte di includere”. Protagonista, in questo caso, la scuola/laboratorio di drammaturgia “Crescere insieme, oltre il teatro” – proprio di San Severino. La didattica teatralizzata si è svolta (o si concluderà) al teatro comunale della cittadina. Referente, per ciò che riguarda “Crescere insieme”, è stata Clotilde Grisolia. Ancora, ma stavolta per lo sport – con svariati moduli: Rugby, Baseball, Calcio, Tennis, Scherma, Pallacanestro – ha visto “occupare” i suoi spazi, dagli iscritti, il campo di rugby della frazione Ciorani. Dedicato a due figure dello sport, molto conosciute nel territorio: Silvano Minelli e Antonio Margiotta. Rugbisti prematuramente scomparsi. Inoltre, e questa volta per la preparazione di cibo, ecco che l’associazione “Ponte” – retta da Vittoria Caffaro (presente all’incontro) – ha “erogato” lezioni multiculturali di cucina. Per il modulo “Eat my culture” – letteralmente: “Mangia la mia cultura”. Le attività hanno interessato – in tale caso – i locali dell’istituto “Palazzolo”, nella frazione Piazza del Galdo. Dunque, al Cpia sanseverinese – ubicato in località Pandola, ma dipendente e costola (periferica) del Cpia di Salerno – un apposito convegno ha permesso a tutti di osservare quanto è stato effettuato, nel corso di queste esperienze formative. In progress.

Ricordiamo che il Cpia di Salerno è presieduto dalla dirigente scolastica Maria Montuori – che coordina anche la struttura sanseverinese. Sette sono i docenti in ruolo a San Severino. Circa centoquaranta gli allievi. Di ogni nazionalità e di ogni età. Speranzosi, nell’attesa di poter parlare al meglio – e in maniera ottimale – la nostra madrelingua. Per poi inserirsi nel mondo del lavoro: per accedere a professioni anche più… “ambiziose”, rispetto ai tanti “lavoretti” che – tante volte – si effettuano. Con tutto il rispetto per le mansioni più umili, ovviamente. Per innalzare le aspettative di realizzazione, nella vita. Il dibattito, davvero non retorico, ha interessato tutti gli astanti: un pubblico silente, assorto, presente, partecipativo/partecipe. Molto educato, coinvolto, incuriosito. Sono intervenuti, nell’occasione: il vice sindaco di Mercato San Severino, Enza Cavaliere; il sociologo Paolo Diana, docente all’università di Salerno; la professoressa Maria Montuori – Ds del Centro istruzione adulti di Salerno; Francesca Merenda – coordinatrice “Sport e salute”, Regione Campania; Marco De Luca, responsabile Aics (Associazione italiana cultura e sport) Aps – del comitato provinciale di Salerno; la già citata Clotilde Grisolia – presidente di “Crescere insieme oltre il teatro”. Si è trattato e/o si tratta di un progetto importante. Inerente i concetti di integrazione e di inclusione. Proprio per… “dare un calcio” all’emarginazione. Uno sforzo congiunto di più centri partner – tra San Severino, Salerno e altre realtà locali. Tutto finanziato, anche, a livello nazionale. In collaborazione, per esempio, con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Circa seicentodieci – gli individui a cui il progetto è stato rivolto: giovani o adulti, immigrati, con background (appunto) migratorio, donne e differentemente abili. Le attività erano e sono “aperte a tutta la comunità”. Gratuitamente. Per consentire di avvicinarsi alla pratica sportiva (ma anche teatrale e gastronomica) le famiglie più svantaggiate del comprensorio, soprattutto inserite nel circuito aiuti Caritas oppure residenti in quartieri disagiati. Prendiamo come esemplificazione l’attività drammaturgica: si articola in due edizioni, di 16 ore ciascuna. Per un totale di 32 ore. Trenta il numero di partecipanti previsto, per un periodo di svolgimento che sta andando da settembre a novembre 2023. Per lo sport e l’integrazione, ci si pone – ad obiettivi – verso la lotta al disagio psico-sociale. L’evento ludico quale “momento di crescita, personale e collettiva”: questi gli intenti. A San Severino, al campo di rugby, ma anche in altre aree del Salernitano (per altri sport) ci si vedrà – numero di presenze coinvolte: 70 – da settembre a dicembre prossimo venturo. Cento il monte-ore stabilito, per quattro edizioni; ciascuna suddivisa in 25 ore. E così via. Fortemente entusiasta delle iniziative – ancora in corso – il vice sindaco Cavaliere, che ha chiarito come “Occorre saper ascoltare le esigenze della collettività – ha dichiarato – ponendo attenzione alle persone da accogliere”. “Una grande soddisfazione – ha spiegato – è stata il cooperare alla riuscita di questa iniziativa”. Anche la Montuori ha plaudito a quanto organizzato. Specificando – tra altro – che i Cpia (centrale, a Salerno, e periferico – per San Severino) hanno attuato e/o attueranno altre progettualità insieme.

Anche la Grisolia ha invitato tutti a effettuare altre esperienze di animazione, con la scuola di “Crescere insieme, oltre il teatro”. Sempre per includere ed integrare. Come i recenti percorsi di laboratorio teatrale, per cui l’associazione è nota tra San Severino e dintorni. In particolare, l’idea da rappresentare – a cura di Clotilde e della sua scuola – potrebbe essere “Medea”. Un personaggio della mitologia greca, sofferto e discusso. La regista ed attrice di origini calabresi – ma sanseverinese di adozione – intende far emergere il dolore e la confusione di Medea, vista come “straniera”; come “ospite”. Ed un’altra idea riguarda “I negri” di Genet, una pièce teatrale che va contro luoghi comuni e stereotipie. Come dovrebbe succedere anche praticando sport. “Lo sport – afferma poi Paolo Diana – risponde al desiderio di una società multiculturale. Con simboli e lavori da condividere”. Come “momento forte di partecipazione, alla vita collettiva”. Pertanto, l’attività sportiva dev’essere “identificativa”. Gli fa eco la dottoressa Merenda. Che parla di “Sport utile a imparare meglio l’Italiano”. Per puntare maggiormente in alto, come ambizioni di vita. Insomma, una bella lectio sullo sport e su altre attività – che possono aiutare a far parte di una società sempre meno piena di pregiudizi. Ma sempre più aperta all’innovazione e alla freschezza – offerte dai cosiddetti “immigrati”. Da valorizzare, quale risorsa fondamentale per il multiculturalismo, professionale e sociale.

Anna Maria Noia

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