Viaggio nella tabarchinità. Antonello Rivano: “parlare di tabarchinità è più che mai necessario”
Sabato 30 settembre, nell’ambito della serie di convegni facenti parte del progetto “Viaggio nella tabarchinità” si è tenuto a Genova Pegli l’incontro che ha avuto per tema “Cosa significa essere tabarchini oggi”
Di Nicoletta Lamberti
L’evento ha avuto luogo nello storico Palazzo di Papa Benedetto XV, ed è stato curato dall’Associazione Culturale Pegli Live, in collaborazione con il Coro Monti Liguri, il Circolo Culturale Norberto Sopranzi di Pegli e Raixe-Spazi digitali per la cultura tabarchina, con il patrocinio del Comune di Genova e del Municipio VII Ponente, il cui Presidente Ing.Guido Barbazza ha partecipato all’incontro.
Si tratta del quarto appuntamento in ordine di tempo, anche se è il primo “in presenza” dopo i primi tre tenuti nel 2021 solamente online a causa della norme anti – pandemia.
All’incontro, cosi come per i tre precedenti, ha partecipato, sia come relatore sia quale membro del team degli organizzatori, il direttore della redazione di Polis SA Magazine Antonello Rivano. Con lui abbiamo parlato del progetto e che di cosa significa essere tabarchini oggi!
- Già nel 2021 con Polis SA Magazine abbiamo seguito gli eventi facenti parte del progetto “Viaggio nella tabarchinità” (Vedi i nostri articoli). Vuole ricordare ai nostri lettori di cosa si tratta?
Il progetto nasce, nel 2021, dall’incontro tra l’Associazione Culturale Pegli Live, l’esperta di turismo e promozione del territorio Fulvia Rivano e il sottoscritto. L’idea era inizialmente quella di proporre a chi fosse stato interessato un viaggio fisico da Pegli, luogo di origine dell’epopea tabarchina, a Carloforte e Calasetta, le comunità tabarchine del Sud Sardegna. Con Polis SA Magazine abbiamo già trattato più volte della storia tabarchina e non mi sembra il caso di ritornare sul argomento. Al viaggio “geoghrafico” veniva affiancato quello culturale, i convegni appunto. Purtroppo, a causa delle norme restrittive per contenere la pandemia da Covid19 gli incontri si tennero online. Oltre a me, Fulvia Rivano e i rappresentanti di Pegli Live Heidi e Rowena Milan, e Enrico Appiani, quale team fisso, parteciparono esperti e rappresentanti istituzionali. I temi trattati furono la storia, le tradizioni, la lingua. Il successo di pubblico collegato fu quasi inaspettato. Purtroppo, vista la situazione di grande incertezza sanitaria non fu possibile realizzare l’intero progetto, tra cui il viaggio. Quest’anno, ritornati alla “normalità”, abbiamo pensato che fosse il momento di organizzare un incontro “vero”.
- In che cosa si è differenziato questo incontro, oltre alla modalità, da quelli del 2021?
Credo che la novità sia stata innanzitutto la collaborazione con altre associazioni e altri progetti. La partecipazione del Circolo Culturale Norberto Sopranzi di Pegli, di cui mi onoro di far parte da fine 2021, è stato dare soprattutto il giusto riconoscimento al lavoro fatto dal circolo, sin dalla sua fondazione nel 1987, per tenere vivo l’interesse per la cultura tabarchina a Genova, grazie soprattutto al suo cofondatore e attualmente Presidente Onorario Antonio Marani. La presenza e l’intervento della Presidente, la prof.ssa Iris Alemano, ha di fatto sancito la continuità di intenti del circolo e la disponibilità a far rete con chi voglia portare avanti il discorso in maniera seria e senza quel spettacolarizzare degli eventi, e secondi fini, che è diventato ormai uso comune. Non a caso, durante gli interventi miei e della presidente del Sopranzi sono stati citati Nicolo Capriata, Fiorenzo Toso, Sandro Emanuelli e lo stesso Antonio Marani, come esempi di passione, altruismo culturale, umiltà, onestà intellettuale. Gli interventi in video, di Remigio Scopelliti e Marzia Varaldo ( impossibilitati a essere presenti, questa volta fortunatamente per motivi diversi da quelli del 202), per “RAIXE-Spazi digitali della cultura tabarchina” ha permesso di parlare del cosa significa essere tabarchini oggi e di un progetto, quello di RAIXE, che mette le nuove tecnologie digitali al servizio della storia e della cultura tabarchina, e promuove eventi che rendono queste più attuali. La partecipazione del Coro Monti Liguri, diretto dal maestro Enrico Appiani ci ha fatto vivere degli emozionanti intermezzi musicali con brani delle tradizioni ligure e tabarchina. Alla fine, con l’intervento di Fulvia Rivano si è parlato ancora una volta del viaggio “geografico” che è previsto per il 2024.
- Alla luce di tutto questo, che cosa significa allora essere tabarchini oggi? C’è ancora spazio per parlare di storia, cultura e lingua tabarchina?
Partendo dalla fine della domanda: direi assolutamente sì, anzi addirittura azzarderei che è necessario parlare di tabarchinità. Perché la storia tabarchina, l’epopea tabarchina, è il racconto di gente che ha saputo fare del Mediterraneo casa, senza mai scontrarsi con alcuna cultura diversa, ma senza perdere la propria identità. Un grande esempio di adattabilità e inclusione e se vogliamo anche di modernità di pensiero. Non dobbiamo fare però l’errore di ancorarci al passato, ma bensì usarlo come trampolino di lancio per il presente e il futuro di una storia che continua e si evolve, con una narrazione che ora si può fare su più livelli e con diversi mezzi. Essere tabarchini oggi per me significa essere coscienti di tutto questo e sentirsi parte di qualcosa di unico, ma aperto al mondo.
Nicoletta Lamberti
Vice Coordinatore nazionale Polis SA magazine – Coordinatrice Redazioni