Alla scoperta del Santuario della Madonnetta: un luogo sacro posto a protezione di Genova
Un luogo inaspettatamente ricco di straordinarie particolarità, tutte da scoprire;
TESORI D’ITALIA
Esplorando l’inestimabile patrimonio artistico, storico e culturale italiano: dai tesori celebri alle gemme nascoste, un viaggio affascinante alla scoperta delle meraviglie del Bel Paese
Santuario della Madonnetta
Roberto Bajano
Sulle alture di Genova, a pochi passi dal centro, si erge il seicentesco santuario Mariano detto della Madonnetta. Un luogo sacro posto a protezione di Genova, del suo porto e del lavoro, che indica ai fedeli la strada della conversione
E’ un luogo inaspettatamente ricco di straordinarie particolarità, tutte da scoprire; a cominciare dal suo vero nome, quello ufficiale si intende, che non è Madonnetta, ma Nostra Signora Assunta di Carbonara. Fortemente voluto dal suo fondatore Padre Carlo Giacinto, frate agostiniano scalzo, è stato eretto in soli quindici mesi nel 1696.
Anni prima, proprio in quel luogo il frate ebbe in visione la Madonna, la quale gliene ordinò la costruzione descrivendogli in modo nitido e preciso non solo l’aspetto concreto, ma anche la funzione e lo scopo ultimo spirituale: essere un’arca di salvezza per gli uomini. «Tu me lo costruirai per la conversione dei peccatori»,
Ne è venuto fuori uno scrigno di rara bellezza e devozione; dove un sobrio stile architettonico barocco sapientemente plasmato con caratteristiche assai particolari si fonde con elementi mistici e fideistici sparsi ovunque all’interno, ma talvolta difficili da scoprire ad uno sguardo fugace. furono le parole mariane che avviarono quel colloquio nel corso della visione; durato «un picciol spazio d’ora» scrive il Venerabile padre, ma lungo tutta una vita.
L’architetto ligure Anton Maria Ricca gli diede forma interpretando la volontà della Madonna attraverso quella forse ancora più ferma, del frate visionario.
L’interno è una vera e propria ascesi di fede, al cui ausilio l’intera progettazione dell’edificio ha disseminato tracce e indizi preziosi. Da individuare e interpretare, a cominciare dallo straordinario numero di reliquie che racchiude ed espone – circa venticinquemila – volute per dare forma terrena al Paradiso.
Un numero mai eguagliato al mondo in uno stesso luogo. Una caratteristica da Guinness dei Primati, si direbbe oggi.
Molteplici sono gli aspetti architettonici, artistici e mistici: il pavimento a raggiera in marmo bianco e bardiglio, disegnato nel 1750 dallo Schiaffino;
quello in ciottoli bianchi e neri (riseu) del sagrato esterno del 1732;
il maraglianesco crocifisso del Cambiagio, opera scultorea di grande bellezza, tanto per sapiente esecuzione quanto per compiuta espressività;
il gruppo ligneo della Pietà del Maragliano, capace di indurre alla commozione chi la osserva
la statua della Madonna in alabastro proveniente da Trapani, copia ridotta di quella venerata presso la Basilica della SS. Annunciata in quella stessa città.
Proprio per le sue ridotte dimensioni ha suggerito al popolo di allora il nome vezzeggiativo di Madonnetta che, nel tempo, ha sostituito la denominazione ufficiale del Santuario.
E poi paramenti sacri di straordinaria ricchezza per tessuti, broccati e damaschi settecenteschi.
E ancora, la celletta in legno dove si ritirava per la notte il Fondatore del Santuario per stare più vicino possibile alla “sua” Madonna; giorno e notte.
Tra i segreti della Madonnetta, o meglio tra le caratteristiche meno appariscenti, spiccano la forte connotazione numerologica che va dalla sua stessa forma planimetrica ottagonale alle decorazioni delle predelle d’altare,
e lo scopo didattico e fideistico espresso attraverso le straordinariamente ricche iscrizioni ed epigrafi presenti; citazioni volute e selezionate dallo stesso Fondatore per guidare i fedeli verso una più fervente e cosciente devozione a Maria e ai Santi. Un altro particolare del tutto unico che contraddistingue il Santuario della Madonnetta è la sua posizione e il suo orientamento cardinale. Pur trovandosi su un alto poggio panoramico affacciantesi sul centro della città di Genova, esso vi rivolge le spalle.
Scelta criticabilissima, se non se ne conoscono e comprendono le ragioni. E allora perché mai è stato fatto così? Si trattò di un errore? Di qualche vincolo geologico? Oppure di una scelta mistica? Padre Carlo Giacinto era convinto che qualora avesse orientato il fronte dell’edificio verso il mare, avrebbe potuto conferire al Santuario una maggiore imponenza, grazie allo spettacolo mozzafiato del golfo prospiciente.
Invece volle che fosse rivolta alle alture perché i fedeli non venissero distratti dal raccoglimento e dalla meditazione. Obiettivo ribadito facendo costruire attorno al piccolo piazzale un muro basso, interrotto ritmicamente da quattro cancelli. Esso costituiva una vera e propria barriera che isolava il Santuario dall’ambiente circostante. E così è ancora oggi pur se, ahimè, senza più traccia degli affreschi che ornavano la facciata e le pareti del sagrato con scene floreali, bibliche e Mariane. Il tempo e l’esposizione alle piogge e agli sferzanti venti del nord non hanno dato loro scampo.
La straordinarietà materica e spirituale del Santuario e il fervore religioso che il suo Fondatore Padre Carlo Giacinto sapeva spargere intorno a sé fecero sì che per tutto il 700 e l’800 la Madonnetta godesse di un ruolo di primissimo piano nella vita non solo religiosa ma anche civile e politica della città. Pontefici quali Clemente XI, Innocenzo XIII, Benedetto XIII, Pio VI accordarono numerosi privilegi alla chiesa. Il re Vittorio Emanuele I e la moglie Maria Teresa d’Austria vi si recarono più volte in pellegrinaggio. La più importante nobiltà dell’epoca volle che i propri cari defunti fossero tumulati entro le mura del Santuario: Balbi, Cataldi, Cambiaso, Durazzo, Doria, Grimaldi, Lomellini, Spinola.
La statua della Madonna venerata al suo interno venne solennemente incoronata ben quattro volte, dal 1692 al 1920. Il Santuario stesso, già Santuario ufficiale della Repubblica Genovese dal 1712, è stato affiliato e aggregato alla Basilica del Laterano in Roma da Papa Pio VI nel 1777. L’incisione sul portale marmoreo dell’ingresso ne perpetua la solennità dell’evento.
Eppure… nonostante questo passato mistico e glorioso, il santuario della Madonnetta è oggi un monumento sconosciuto ai più, addirittura a rischio di chiusura per la scarsità di vocazioni sacerdotali. Tuttavia, i fedeli e i visitatori che vi si recano non solo restano sempre estasiati per le sue caratteristiche, ma ammettono di provare un particolare stato d’animo positivo entrandovi. Proprio come la Madonna voleva che fosse.
Il presepe permanente
Dal 1977 il Santuario ospita un presepe permanente di particolare pregio; unico motivo di rinnovata notorietà agli occhi dei frequentatori. Esso espone statue interamente scolpite in legno oppure a manichino, frutto dei sapienti scalpelli della scuola del Maragliano.
A tutto questo fa da ideale cornice il paesaggio, costituito da una fedele riproduzione di tutti i maggiori monumenti storici della città di Genova in epoca settecentesca.
Opera dell’abile presepista contemporaneo Roberto Tagliati e del suo valente gruppo di collaboratori volontari (1971-77). Lavoro di tale valenza artistica da suggerire il fatto di doversi considerare opera d’arte non soltanto le statue ivi contenute, ma il presepe stesso nella sua compiuta totalità. Il tutto realizzato con un livello di attenzione al particolare e di veridicità storica tale da aver ispirato il Cardinale Giuseppe Siri a pronunciare queste parole, durante la sua visita ufficiale al presepe il 17 dicembre 1977: «Verrà un giorno in cui chi vorrà conoscere come era fatta Genova, dovrà venire ad ammirare questi quadri».
A coloro che si chiedessero perché alla Madonnetta ci sia un presepe di tale rilevanza, si potrebbe rispondere risalendo alla esatta dedicazione del Santuario, che è – nell’ordine – a Gesù Bambino, poi alla Madonna. Si tratta di un aspetto particolare, perché generalmente i santuari mariani sono dedicati solo a Maria. Alla Madonnetta invece si celebra – come recita testualmente la dicitura della consacrazione del Santuario – la Natività di Nostro Signore e l’Assunzione dell’Immacolata Madre di Dio, Regina degli Angeli e dei Martiri.
Roberto Bajano
Ventimila reliquie per la conversione
Come accade per ogni opera d’arte, la sola visione non consente di godere appieno della bellezza di questo santuario; non è sufficiente approcciarsi ad una visita senza conoscerne la genesi, le vicissitudini, le ricchezze, i motivi stessi della sua esistenza; senza sapere dove andare a posare lo sguardo. Né questo breve scritto può considerarsi esaustivo, ma solo un “assaggio” per stimolare ad una successiva visita. Tuttavia può venire incontro alla curiosità dei visitatori più attenti la recente pubblicazione “Ventimila reliquie per la conversione“.
Un volume bilingue ricco di fotografie ove si vuole accennare a tutto ciò, nel tentativo di perpetuare la straordinarietà del Santuario della Madonnetta di Genova raccontandone la storia, le ricchezze, gli aspetti fideistici e mistici; ma anche i segreti di carattere numerologico che nasconde. E invita a visitare questo sacro luogo dove trovare occasione di conversione e protezione, stimolando il lettore anche attraverso i numerosi filmati presenti all’interno e visibili attraverso lettura di QR Code.
Come raggiungere il santuario
L’indirizzo esatto del Convento dei Padri Agostiniani Scalzi è Salita Madonnetta 5
Il Santuario è raggiungibile in auto (percorso sconsigliabile per la ristrettezza della strada e per la difficoltà di parcheggio) dalla Circonvallazione a Monte; Corso Firenze (tratto San Nicola) – Via Bernardo Strozzi – Via L.Stallo – Via Ausonia, fino al termine della via stessa.
Con i mezzi pubblici; funicolare Zecca-Righi (da Via Carlo Targa) scendendo alla fermata Madonnetta. A piedi: dalla Circonvallazione a Monte (tratto corso Firenze, San Nicola), inerpicandosi in salita per la crêuza Salita Madonnetta.
l’Autore
Roberto Bajano è Architetto, libero professionista. Laureato all’Università di Genova nel 1994 con indirizzo tutela e recupero del patrimonio storico-architettonico.
Dagli anni ’90 si avvicina al mondo della Marina Militare, legando infine tale passione alla sua professionalità progettando e dirigendo l’opera di restauro e musealizzazione del Sommergibile Nazario Sauroper il Museo del Mare di Genova. Sempre per il museo Galata ha anche curato l’allestimento museale Genoa Open Air Museum, le Sale del Porto di Genova e della Galea secentesca. In occasione della tragedia del 2013, ha donato ai Piloti del Porto di Genova un concreto studio progettuale per una Nuova Torre Piloti.
Per Marina Militare ha pubblicato I sommergibili raccontati ai ragazzi (Roma, 2020), e Le portaerei raccontate ai ragazzi (Roma, 2022). Di prossima uscita un terzo volume della stessa collana per ragazzi dedicato all’idrografia.