Il silenzio che pesa sull’istruzione
Insegnanti: tra dignità negata e investimenti mancati
IN PUNTA DI PENNA
Gli editoriali del Direttore di Redazione Antonello Rivano
“L’informazione dovrebbe porre domande, senza mai presupporre di avere tutte le risposte, ma piuttosto suggerendo spunti di riflessione che incoraggiano il lettore a esplorare nuove prospettive e a formarsi un’opinione critica” AR
Il silenzio che pesa sull’istruzione
Lo scorso 5 ottobre si è celebrata la Giornata Mondiale degli Insegnanti, una ricorrenza che, in Italia, è passata quasi inosservata. Eppure, in un momento storico così complesso, sarebbe opportuno fermarsi a riflettere sul ruolo cruciale che i docenti svolgono nella società e sulle difficoltà quotidiane che affrontano, sempre più aggravate da condizioni economiche e professionali inadeguate.
In Italia, gli insegnanti continuano a essere tra i meno pagati in Europa, una realtà che stride con l’importanza del loro lavoro. Mentre altri paesi hanno deciso di investire di più sull’istruzione, riconoscendo la centralità della formazione, nel nostro Paese i docenti sono spesso lasciati soli. Stipendi che faticano a tenere il passo con l’aumento del costo della vita, contratti a termine che si protraggono per anni e classi sovraffollate sono solo alcuni dei problemi che affliggono la categoria. È una questione che non si può più ignorare, perché i numeri parlano chiaro: in molte aree d’Italia la scuola fatica, e con essa, inevitabilmente, faticano anche gli studenti.
Questa situazione non riguarda soltanto chi insegna, ma tutti noi. I docenti sono gli artigiani del futuro, i custodi del sapere che plasmano le generazioni a venire. La qualità della nostra istruzione è il riflesso diretto della società che vogliamo costruire. Tuttavia, come possiamo chiedere ai nostri insegnanti di preparare i cittadini del domani quando mancano delle basi solide per svolgere il loro lavoro?
Il vero problema è che l’Italia non investe abbastanza nel sistema educativo. Non è solo una questione di stipendi, ma di risorse complessive. Molte scuole italiane, soprattutto al Sud, sono carenti di infrastrutture adeguate, tecnologie moderne, o semplicemente spazi sicuri e accoglienti. I fondi per l’aggiornamento dei docenti sono insufficienti e le opportunità di crescita professionale limitate. Di fronte a queste mancanze, molti insegnanti continuano comunque a portare avanti il proprio lavoro con dedizione e passione, ma la frustrazione cresce e la qualità dell’istruzione ne risente.
La pandemia ha solo esacerbato queste fragilità. Le scuole si sono trovate improvvisamente a dover far fronte a una trasformazione digitale per la quale non erano pronte, e il divario tra aree più attrezzate e quelle più svantaggiate si è ulteriormente ampliato. La tecnologia è entrata a fatica nelle aule, ma non ha risolto le disuguaglianze, anzi le ha rese più evidenti. Ora, di fronte a una crisi economica sempre più profonda, il rischio è che la scuola diventi l’ennesima vittima dei tagli alle risorse.
Tutto questo, però, riflette anche una crisi di valori. Viviamo in una società che sembra dare sempre meno peso all’istruzione e al ruolo di chi, ogni giorno, si impegna a trasmettere il sapere. È come se avessimo dimenticato che gli insegnanti non sono solo esecutori di un programma didattico, ma modelli di riferimento per i giovani, figure che influenzano profondamente il loro modo di vedere il mondo e di affrontarlo. Non è un caso che molti di loro parlino di una crescente solitudine nel proprio lavoro, di un senso di abbandono da parte delle istituzioni e della società.
Eppure, il rispetto per l’educazione dovrebbe essere al centro del nostro modo di vivere insieme. Se non diamo il giusto riconoscimento a chi forma le nuove generazioni, rischiamo di mandare un messaggio molto pericoloso: che il sapere e la cultura non sono prioritari. Ma senza cultura, senza un’educazione di qualità, una società non può progredire. Se oggi scegliamo di non valorizzare gli insegnanti, stiamo rinunciando a investire nel nostro futuro.
La Giornata Mondiale degli Insegnanti è passata, ma il dibattito su come migliorare la condizione dei docenti non deve concludersi con essa. È ora di avviare un dialogo serio su come restituire dignità e risorse alla scuola italiana. Un primo passo sarebbe riconoscere che la scuola non è solo un luogo di apprendimento, ma una delle colonne portanti della nostra democrazia. Investire nell’istruzione significa investire nella nostra società e nel benessere collettivo.
Antonello Rivano
Direttore di redazione/coordinatore nazionale Polis SA Magazine