
“Grisù, Giuseppe e Maria” approda a Mercato San Severino (SA)
La commedia di Gianni Clementi con Francesco Procopio in scena l’8 gennaio al Teatro Comunale: tra risate, riflessioni e omaggi alla drammaturgia partenopea.
Di Anna Maria Noia
Dopo il successo dello spettacolo di Sal Da Vinci, lo scorso 19 dicembre a Napoli – per la sperimentata formula di “Teatro in movimento” – il cineteatro comunale di Mercato San Severino offre l’occasione di assistere all’esibizione di Francesco Procopio. Lo show (il terzo, per questa stagione) si terrà il prossimo 8 gennaio, alle 21.
La rappresentazione si intitola: “Grisù, Giuseppe e Maria”. Il copione di Gianni Clementi, per la regia di Pierluigi Iorio, è ambientato in una realtà provinciale; quale quella di Pozzuoli. Negli anni ’50. Sono gli anni post bellici, in cui le nazioni provate dalla guerra appena terminata – tra cui l’Italia, col Meridione in testa – provano a rialzare la testa dalle macerie (materiali e morali).
È altresì il periodo del boom economico e dell’incipiente consumismo. Ma c’è tanto analfabetismo e tanta miseria. Per questo, molti italiani – soprattutto provenienti dal Sud – tentano la fortuna e di sbarcare il lunario recandosi all’estero. È il tempo delle miniere francesi e belghe.
Sullo sfondo del plot – difatti – c’è la tragica “esperienza” della morte dei minatori nella caverna di Marcinelle. Un disastro avvenuto nel 1956, nel quale persero la vita più di duecento operai – nonché centotrentasei immigrati italiani.

Protagonista della pièce è don Ciro, il parroco della zona. Insieme a due sorelle, di cui una sposata a un minatore emigrato a Marcinelle. La trama vede equivoci e situazioni esilaranti, con la presenza del farmacista del paese – noto fedifrago – e di altri personaggi che riempiranno la scena.
Ma non mancano le occasioni di riflessione e dal sapore agrodolce – pensando al sacrificio di tanti giovani ed adulti, che intendevano solo non far mancare il pane, sulle tavole delle famiglie di quell’epoca.
Il copione è stato rappresentato in molte zone d’Italia – dal Nord al Sud – e quindi è stato parzialmente modificato, durante le messe in scena. La commedia, scritta – come sopra affermato – da Clementi, è un omaggio (dichiarato) all’effervescente drammaturgia partenopea.
Si tratta di una storia ricca di verve e vitalità. Con la presenza – tra gli altri – di un menomato: il sacrestano di don Ciro. Tra una vicenda e un’altra – fra una vicissitudine e un atto scenico – si deplora e si rimpiange un’Italia povera, sì, ma piena di umanità. E di valori saldi, come la dignità della “fatica” e l’indissolubilità del matrimonio.
Il termine Grisù deriva da un gas sotterraneo, che si sprigiona nelle caverne e nelle grotte – quando sottoposte a pressioni e a determinate temperature. Proprio in quanto il plot si svolge in un contesto di minatori, ecco spiegato il titolo della due atti.
Accanto a Procopio, vi saranno – sul palcoscenico – Loredana Piedimonte, Giosiano Felago, Carmen Landolfi, Giancarlo Ratti. Scene a cura di Alessandro Chiti; costumi di Melissa De Vincenzo.
Francesco Procopio è nato a Napoli il 23 maggio 1969. È tra i maggiori interpreti della tradizione teatrale partenopea. Anche la sua famiglia viveva un grande amore per la drammaturgia e la recitazione. Procopio si iscrisse al Teatro Comico Napoletano – lo stesso di Vincenzo Salemme. La passione per le scene, appunto teatrali, lo ha visto passo dopo passo crearsi un repertorio di grande livello.
Nel tempo, però, non ha disdegnato altri tipi di recitazione: tra tante altre cose, per esempio, è apparso nella fortunata serie tv “L’allieva”.

Appuntamento con tale attore – quindi – a mercoledì 8 gennaio. Le prossime date della consueta rassegna, proposta a Mercato San Severino (in realtà, tra San Severino e Napoli – come affermato all’inizio) da “Teatro più” e dalla famiglia Caccavale-Starace, sono il 23 gennaio e il 13 febbraio di questo 2025.
Il 23 si potrà ridere con il duo Lopez-Solenghi, orfani del trio Marchesini-Lopez-Solenghi. Che porteranno in scena: “Dove eravamo rimasti”. Ma questo show sarà visibile a Napoli – presso il prestigioso teatro “Augusteo”. Come sempre, per “Teatro in movimento”.
La struttura sanseverinese, invece, ospiterà il classico e immarcescibile Peppe Barra – appunto il 13 febbraio. Nello spettacolo “Piano e voce”. Incentrato sulla dolente melancolia del popolo napoletano – che vive di sogni e di nostalgia.
“In coda” (idealmente; diciamo così), ecco Biagio Izzo – il 25 febbraio; Francesco Cicchella (6 marzo, in trasferta); l’esilarante Peppe Iodice – a chiusura della rassegna.
Il salace “performer” determinerà la fine del cartellone 2024/2025, con “Ho visto Maradona”. Una carrellata di gag, in atto il 17 aprile. A Mercato San Severino.
Si tratta di riflessioni e speculazioni sulla morte e sulle visioni. In maniera irriverente e divertente. Tutto il programma stilato dai referenti del teatro sanseverinese, come nelle annate scorse, è sempre una ricerca verso la qualità delle rappresentazioni. Tenendo conto dei gusti di un pubblico variegato e composito. Un uditorio severo ed esigente, ma che sa apprezzare gli show di valore.