
OL. Speciale Giorno della Memoria
Testimonianze di chi ha vissuto l’orrore: Primo Levi, Anna Frank, Itzhak Katzenelson

IN QUESTO NUMERO
Scrivere per ricordare: la memoria attraverso la letteratura-di Antonello Rivano
Poesie di chi ha vissuto la Shoah:
1)Se questo è un uomo-di Primo Levi (introduzione del libro omonimo)
2)Credo ancora nell’intima bontà dell’uomo–di Anna Frank (dal suo diario)
3)Il canto del popolo ebraico massacrato-Itzhak Katzenelson
Brani da Se questo è un uomo di Primo Levi:
1)L’annullamento dell’identità
2)La lotta quotidiana per la sopravvivenza
3)Il peso della memoria
Comunicati:
Come partecipare a Orizzonti Letterari
Scrivere per ricordare: la memoria attraverso la letteratura
Il 27 gennaio, Giorno della Memoria, è una data di riflessione universale. È il giorno in cui ricordiamo le vittime della Shoah, il coraggio di chi ha resistito all’orrore e la necessità di tramandare questa memoria alle generazioni future. In questa ricorrenza, la memoria non è solo un gesto di commemorazione, ma un impegno collettivo per contrastare l’oblio e l’indifferenza.
In questa occasione, abbiamo deciso di dedicare un’edizione speciale di Orizzonti letterari alla letteratura che racconta, resiste e ricorda. Solitamente questo spazio ospita poesie e racconti dei nostri collaboratori e dei lettori che ci seguono con passione, ma oggi vogliamo fare qualcosa di diverso. Oggi rendiamo omaggio a quelle voci che hanno vissuto e raccontato l’orrore della Shoah: voci che non hanno permesso al silenzio di vincere, che hanno trovato nella scrittura un rifugio e un’arma, un modo per sopravvivere e per insegnare.
Nello speciale troverete le parole di chi ha testimoniato direttamente, come Primo Levi, Anna Frank e Itzhak Katzenelson. Attraverso le loro opere, la letteratura diventa uno strumento potente per capire, ricordare e non dimenticare mai.
Perché scrivere è resistere, ed è solo resistendo che si può costruire una memoria viva, capace di proteggerci dagli errori del passato e orientarci verso un futuro di consapevolezza e umanità
Antonello Rivano
Direttore/Coordinatore Nazionale di Redazione
Poesie di chi ha vissuto la Shoah
Le poesie di Primo Levi, Anna Frank e Itzhak Katzenelson sono testimonianze fondamentali dell’Olocausto. Raccontano la sofferenza, la resistenza e la speranza in mezzo all’orrore. Le loro parole preservano la memoria storica, impedendo che la tragedia venga dimenticata, e ci ricordano l’importanza di mantenere viva la dignità umana anche nei momenti più bui

Se questo è un uomo
Di Primo Levi
La poesia che introduce l’omonimo libro di Levi è una richiesta alla memoria collettiva, un ammonimento che resta vivo e urgente
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

Credo ancora nell’intima bontà dell’uomo
Di Anna Frank
Tratta dal suo Diario, questa poesia-pensiero è una delle testimonianze più commoventi della speranza che Anna Frank conservò nonostante tutto.
Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto,
odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure,
partecipo al dolore di milioni di uomini,
eppure, quando guardo il cielo,
penso che tutto si volgerà nuovamente al bene,
che anche questa spietata durezza cesserà,
che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità.

Il canto del popolo ebraico massacrato
Di Itzhak Katzenelson
Scritta in clandestinità mentre si trovava nel campo di internamento di Vittel, questa poesia è un grido di dolore che raccoglie tutta la tragedia vissuta dal popolo ebraico. Katzenelson fu deportato e ucciso a Auschwitz, ma il suo poema sopravvisse grazie al coraggio di chi lo nascose.
Non c’è più il tuo volto, mio popolo, né il tuo nome.
Non c’è più il tuo sorriso, né il tuo dolore.
Eppure, nell’aria fredda della notte,
odo ancora il tuo canto spezzato,
il tuo grido che si intreccia al vento.
Hanno bruciato le tue case,
hanno fatto cenere i tuoi figli,
ma non hanno potuto uccidere le tue parole:
restano, come fuoco che arde nel cuore dei vivi.
Io sono la tua voce,
io sono il tuo silenzio,
io sono la memoria che mai potrà svanire
Brani da Se questo è un uomo di Primo Levi

Attraverso la scrittura di Primo Levi, l’orrore del lager si manifesta in tutta la sua crudezza e disumanità. Levi non si limita a descrivere, ma cerca di capire e far capire, lasciando a noi lettori il compito di meditare su quanto è stato. Gli estratti scelti sono un invito a non dimenticare e a riflettere sul valore della memoria.
L’annullamento dell’identità
“Immaginate ora un uomo a cui, insieme alle persone amate, vengano tolte la casa, le abitudini, gli abiti, tutto, letteralmente tutto quello che possiede: sarà un uomo vuoto, ridotto a sofferenza e bisogno, dimentico di dignità e discernimento, perché accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso.
E allora, capite, la prima cosa che si sente è il freddo: è un freddo che non si vince mai, che penetra nelle ossa, che ti fa compagnia anche quando il vento cessa. Poi viene la fame, che non è solo vuoto nello stomaco, ma è una febbre, una fissazione, un pensiero unico. Siamo diventati ombre di noi stessi, un gregge di fantasmi mossi solo dall’istinto.”
La lotta quotidiana per la sopravvivenza
“Siamo tutti stanchi, affamati, sporchi. I corpi non sono più corpi, ma involucri; le mani non sono più mani, ma attrezzi. Qui siamo nella fanga, e il resto che sta sopra la fanga è un miraggio. Vivere non è la necessità primaria per chi sta qui: mangiare lo è, o meglio, non morire di fame.
Quando riesci a conquistarti un pezzo di pane in più, ti senti per un attimo un dio. Ma quel pezzo di pane non è mai abbastanza. E allora impari a barattare, a ingannare, a sopravvivere. Non è una vita, questa: è una resistenza contro il nulla che vuole inghiottirti. Chi sei tu, in questa lotta? Sei ancora un uomo?“
Il peso della memoria
“Meditate che questo è stato. Meditate perché non si dimentichi, perché il mondo sappia, perché si sappia che cosa è capace di fare l’uomo all’uomo. Il lager non è solo un luogo: è uno stato d’animo, una condizione estrema.
Qui ho imparato che l’uomo è fragile, ma ho imparato anche che può resistere. Resistere per non farsi spezzare del tutto, resistere per conservare un pensiero, un ricordo, qualcosa che sia nostro e solo nostro. Anche se tutto è perduto, resistere significa dire: io sono ancora qui, e questo nessuno può togliermelo.“
Modalità di Partecipazione a Orizzonti Letterari
Per inviare i vostri contributi, sia di poesia che di narrativa, scrivete a
redazione.polissamagazine@edizionipolis.it.
Gli elaborati devono essere allegati come file in formato Word.
@Tutti i diritti riservati ai sensi della Legge 633/1941 sul diritto d’autore e delle normative internazionali sul copyright. È vietata la riproduzione, anche parziale, senza il permesso scritto della redazione