
OL. N°10
Spazi aperti alla poesia e alla narrativa

IN QUESTO NUMERO
Poesie
Racconti
Redazione
Poesia
“La poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve” Mario Ruoppolo (Massimo Troisi) in Il postino
Invenzioni Di Versi
Accendendo sorrisi ammalianti
smaglianti
voli di Cassandre distanti dal cuore…
di là dal male oscuro!
Vedrai, vedrai… dall’alto d’un cielo ramingo
vedrai! insormontabili distanze
e siderali: sembrano dividerci,
invece riavvicineranno.
Lacci e lacciuoli intesso rapida,
novella Penelope – modello di fedeltà!
E tu, novello Ulisse, così te ne vai…
Arrivederci!
A Itaca – lontana e sola, nel mezzo di tramonti dorati!
E resilienza m’assale – e non vale!
Sento avvoltoi volteggiare,
ammiro sensi maledetti – tra ragione e sentimenti.
Scorgo mare e scogli,
infinite azzurrità; lapislazzuli fatati.
Sono figlia della primigenia superbia,quel tenue folle
peccato. Fiero leone e lupa astuta,
al chiar di luna – e lucean le stelle…
Libera-mente libro pensieri soffocati
ovattati.
L’immenso è mio.
Annuso l’orme dei poeti – svampiti profeti,
mi sovvien l’Eterno…
Mi sgominai, mi smemorai
ma in fondo…
nel fondo…
corsi e ricorsi affrontando…
sola o sconsolata
la Divina Insofferenza!
Anna Maria Noia (©Tutti i diritti riservati)
Anima
Un mare in tempesta
una tempesta di emozioni
emozioni in musica
musica del cuore
un cuore di gioia
la gioia della vittoria
la vittoria dell’anima
un’anima in pena
la pena della vita
la vita nell’angoscia
l’angoscia del disprezzo
il disprezzo dell’amore
l’amore dell’affetto
l’affetto di un amico
l’amore dell’amicizia
l’amicizia di un ragazzo
l’amore dell’amore.
Nicoletta Lamberti (1994 ©Tutti i diritti riservati)
Narrativa
“Va’ là fuori, trova una storia che ami e poi raccontala” Ron Howard
Carloforte, 13/04/1943. Un racconto di guerra (da una storia vera)
Introduzione al racconto, a cura di Antonello Rivano
Oggi, nella sezione dedicata alla narattiva, pubblichiamo una testimonianza dedicata a una persona speciale.
I fatti
Era il 4 aprile del 1943, e le lancette dell’orologio segnavano le 13, quando sei bimotori americani sorvolarono il paese da nord. Iniziarono a sganciare le bombe partendo dalla cinta delle mura, per poi colpire le case e proseguire verso il lungomare, fino al porto.
Proprio in quel preciso istante, il vaporetto proveniente dalla madre isola sarda stava attraccando, ignaro del disastro imminente. Quando il silenzio finalmente calò, si contarono 12 morti e 30 feriti, tutti innocenti, tutti civili. Tra le vittime, un ragazzino di soli 11 anni.
In questo racconto, che si fa cronaca vera di un episodio drammatico, Angela Quaquero racconta la testimonianza di sua madre Lisetta, allora giovane maestrina. La guerra irrompe nella sua vita, portando con sé il dolore, la morte e l’orrore. Ogni scena, ogni volto segnato dalla sofferenza, ogni vittima che non ha più voce, rimarranno impressi nella sua memoria…per sempre.
Lisetta
“Lisetta Mercalli, ‘Luisetta’ come la chiamano affettuosamente i carlofortini, è nata il 17 febbraio 1915, ora abita a Caglari e domani compirà 110 anni, attualmente è la persona più longeva della Sardegna.
AUGURI, ‘LUISETTA’, E BUON COMPLEANNO!
Carloforte, 13/04/1943. Un racconto di guerra
<<Luisetta, ti l’è atruvè e oeuve?>>.
Le uova, è vero. Doveva cercarle dal contadino dietro al Bricco. Sono in quindici sfollati nella casa della vigna, un po’ fuori paese. Bisogna trovare da mangiare per tutti e non ce n’è abbastanza. Meno male per gli asciugamani con il pizzo. Per ognuno di quelli una dozzina di uova si rimedia.
<<Vaggu, mamma>>.
Vado. È mezzogiorno e mezza, la giornata è luminosa. Luisetta si incammina. Le scarpe sono consumate e il viottolo fa sentire tutte le pietre.
Allo stradone gira a sinistra. Pochi passi ed ecco la sirena. Da Guardia dei Mori l’allarme: aerei nemici in arrivo. È il 4 aprile ’43. I nemici sono ancora gli Americani. Li hanno già visti un mese e mezzo fa, quando, come un’unica ala d’argento, sono andati a bombardare Cagliari.
E oggi di nuovo la sirena; speriamo che vadano via in fretta.
Luisetta si nasconde contro il muro dello stradone e aspetta che il rombo arrivi e poi passi.
Ma quando il fragore delle eliche è al massimo scoppia l’inferno. Le esplosioni si succedono per cinque, dieci, venti secondi. Un’eternità. Poi via. Il silenzio.
Dimentica le uova, Luisetta, corre veloce verso il paese. Non sa cosa troverà, ma il suo posto è lì.
Quando, due anni fa, ha avuto il grado di Segretaria del Fascio Femminile, era molto fiera del riconoscimento. Il sabato con le Giovani Italiane, la divisa bianca e nera, le adunate, gli inni, il saluto delle autorità … non male per una maestrina.
Ma ora non è più questione di inni o di divise.
Adesso c’è solo la responsabilità: qualunque cosa sia successa in quell’inferno, lei deve esserci, e subito.
Entra in paese di corsa e di corsa arriva al porto. Il vaporino da Portovesme è appena attraccato.
Sul molo corpi, sangue, gemiti.
L’ambulatorio del medico condotto, quello anziano, è a pochi passi. Non sa con chi, né con quali forze, ma accompagna cinque, dieci, quindici feriti al riparo.
Le prime cure, le mani si muovono, la mente chissà dov’è.
Ma non è finita.
Sul molo sono rimasti gli altri, dodici corpi senza vita.
Senza fiato si avvicina.
Si china, ad uno ad uno li ricompone, chiude gli occhi, una carezza.
E poi, in piedi, sta lì, semplicemente, a pregare.
La troverà due ore dopo, ancora sola, il medico giovane, che sbarca da Calasetta.
La conosce da sempre, la brillante maestrina, l’ha anche corteggiata, ma quella che vede ormai è un’altra.
Angela Quaquero (©Tutti i diritti riservati)
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