Mar. Lug 8th, 2025

Papa Leone XIV: “Una pace disarmata e disarmante”

Il messaggio di Leone XIV, primo Papa americano, va oltre i confini della politica e sfida la grammatica del potere. Anche quella di Trump [Di Antonello Rivano]

L’elezione del cardinale statunitense Robert Francis Prevost al soglio pontificio, avvenuta l’8 maggio 2025, ha già fatto la storia: Leone XIV è il primo Papa americano. Un evento che ha subito risuonato nei corridoi del potere globale, e non poteva che suscitare reazioni significative, tra le quali spicca quella di Donald Trump.

Con il suo consueto entusiasmo mediatico, l’ex presidente degli Stati Uniti ha definito l’elezione “un grande onore per il nostro paese”, aggiungendo che “non vede l’ora” di incontrare il nuovo Pontefice. Parole formali, persino cordiali, ma che suonano inevitabilmente interessate. Il mondo politico – e quello trumpiano più di altri – conosce bene il valore strategico del Vaticano come influenza simbolica, mediatica e morale.

Eppure, proprio qui si apre la distanza più profonda. Leone XIV ha esordito con una frase che ha lasciato il segno:
«Una pace disarmata e disarmante».
Non una formula retorica, ma un manifesto. Disarmata: priva di forza coercitiva, di minaccia. Disarmante: capace di spiazzare, di sciogliere la logica dell’ostilità con il disarmo del cuore. È un linguaggio che pare nascere in aperto contrasto con la grammatica del potere trumpiano, costruita su muri, esclusione e sfiducia.

Nei giorni precedenti, Trump aveva condiviso ironicamente un’immagine in cui si autorappresentava vestito da Papa, gesto che è stato criticato da alcuni cardinali, tra cui Dolan. Quel post, apparentemente goliardico, ha finito per mettere in luce un aspetto ricorrente: il bisogno dell’ex presidente di porsi come figura centrale, anche in campi che richiedono umiltà e silenzio.

La visione del nuovo Papa, al contrario, si annuncia come profondamente sobria, dialogica e fondata sull’ascolto. Leone XIV, uomo di esperienza pastorale in America Latina, ha già dimostrato nel tempo una predilezione per i poveri, per le periferie esistenziali, per un cristianesimo meno istituzionale e più prossimo.

Il nome Leone: una scelta dal peso simbolico

Scegliere il nome Leone non è mai un atto neutro. Porta con sé l’eco di figure forti, riformatrici, talvolta divisive. Il più noto Leone, il XIII, è stato il Papa della Rerum Novarum, promotore della dottrina sociale della Chiesa in un’epoca segnata dalle ingiustizie industriali. Ma ci fu anche Leone I, detto Magno, che affrontò Attila e affermò con vigore l’autorità papale.
Richiamarsi a questa genealogia potrebbe significare più cose: la volontà di difendere la Chiesa in un’epoca di aggressioni culturali e morali, ma anche il desiderio di essere ponte tra epoche diverse, capace di unire autorità e ascolto, fermezza e tenerezza. E in un mondo dove leoni spesso ruggiscono per dominare, Leone XIV sembra voler ruggire per la pace.

Sarà interessante osservare il cammino di questo pontificato. Se Trump spera in una Chiesa più “americana” nei toni e nei contenuti, è possibile che rimanga deluso. La provenienza geografica del nuovo Papa non sembra tradursi in una comunanza politica. Anzi, Leone XIV ha messo subito al centro una parola che suona come uno spartiacque: pace. E non la pace dei trattati, ma quella che inizia nei cuori e rifiuta, fin da subito, le armi come soluzione.

Una pace senza minacce, senza deterrenti, senza vincitori. Una pace che non serve interessi strategici ma vite umane.

Per questo, se Trump sorride, la Chiesa (ancora una volta) sorprende. E ci ricorda che, anche in un mondo armato fino ai denti, un’altra lingua è possibile.

Antonello Rivano

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