
Il Maggio dell’Architettura 2025: tra etica, disegno e intelligenza artificiale
Al Castello D’Alagno di Somma Vesuviana, quattro giornate di confronto culturale e progettuale: protagonisti dell’architettura italiana riflettono sul futuro della disciplina, tra memoria, nuove tecnologie e responsabilità sociale.
[di Stefano Pignataro]
Ha preso il via lo scorso 16 maggio, presso il Castello D’Alagno di Somma Vesuviana, il “Maggio dell’Architettura – Anno Diciotto”, promosso dalla Fondazione SiebenArchi.
Anche quest’anno, l’intento scientifico della mostra è quello di ribadire il ruolo culturale dell’architettura sul piano umanistico, etico, sociale, ambientale ed economico, invitando alla discussione protagonisti dei diversi ambiti, con un approccio trasversale.
Progettazione, rapporto tra uomo e spazio, rigenerazione urbana, tutela del patrimonio storico-architettonico: sono solo alcuni dei temi attorno ai quali si muove il Maggio dell’Architettura, con un programma fitto di dibattiti, sessioni plenarie, premiazioni, e incursioni artistiche.
Le finalità sono ben espresse dall’Arch. Giovanni Fiamingo in una lettera indirizzata alla Fondazione:
“Era il lontano 12 ottobre 1907 quando, agli albori della modernità, un giovane Boccioni avvertiva una rivoluzione in arrivo, poi solo parzialmente inveratasi:
«Ho visto una fotografia che gareggiava con qualunque altro quadro. La meccanica fa tali passi nella riproduzione del vero che all’uomo non resta che lo spirito. Tutto va verso lo spirito».
La proposta curatoriale parte dall’osservazione di una sempre più rapida convergenza del dibattito contemporaneo verso due nodi disciplinari emergenti: da un lato, la progressiva spettacolarizzazione dell’architettura, identificabile nella produzione dello star system; dall’altro, il dirompente ingresso dell’Intelligenza Artificiale nei processi creativi, attraverso tecniche di progettazione automatizzata e generativa.
Entrambe le questioni delineano lo scenario di una rivoluzione in corso per l’architettura, in bilico tra una crisi imminente e una possibile rinascita. Al momento, però, gli automatismi dell’intelligenza artificiale sembrano paventare la fine dell’architetto e dell’architettura così come tradizionalmente intesi.
In architettura, la costruzione dello spazio presuppone la sua prefigurazione. Oggi, assistiamo a uno scontro epocale tra l’intelligenza sensibile della ricerca autoriale — basata su metodologie artigianali, stratificate e relazionali — e le tecniche generative basate su algoritmi computazionali e autoreferenziali, apparentemente vincenti nella “riproduzione del vero”.
L’evento intende essere piattaforma di incontro e confronto tra questi due mondi, focalizzando l’attenzione sulla rappresentazione e il disegno. L’analisi di esperienze e approcci condotti anche “in trincea” da protagonisti emergenti e affermati vuole valorizzare la dimensione culturale dei processi di configurazione dello spazio architettonico. L’obiettivo è una sinergia tra autorialità e intelligenza artificiale, per riflettere sui limiti attuali della disciplina e sul possibile contributo dell’architettura italiana.
Anche quest’anno, numerosi gli architetti-artisti invitati: Pier Paolo Poggi, Felice Gualtieri, Claudio Catalano, Valerio Palmieri, Beniamino Servino, Mauro Andreini, Claudio Patanè, Francesco Ferla, Simone Porfiri, Marcello Sestito, Franz Prati, Alessandro Spaccesi, Fabio Barillari, Arturo Tedeschi.
L’evento si articola in quattro giornate distribuite dal 16 maggio fino a sabato 7 giugno, quando si terrà la Lectio Magistralis dell’Arch. Massimo Majowiecki: “Dalla ricerca alla realizzazione – Esperienze progettuali di grandi strutture”.

La seconda giornata, svoltasi il 23 maggio, ha avuto come tema “Architettura e scenografia”. Dopo i saluti dell’Assessore del Comune di Somma Vesuviana Salvatore Esposito, della socia fondatrice di SiebenArchi Rosa Ferrara e del Segretario dell’Ordine Architetti P.P.C. di Napoli Ferdinando Giampiero, la relazione centrale è stata tenuta dal Prof. Orazio Carpenzano (Preside della Facoltà di Architettura – La Sapienza di Roma), preceduta da un’introduzione dell’arch. Orlando Di Marino.
Il Maggio dell’Architettura gode di prestigiosi patrocini istituzionali: Regione Campania, DiArc-Unina, Accademia di Belle Arti di Napoli, Istituto Nazionale di Architettura.
Numerosi anche i componenti del comitato organizzatore. La direzione del premio è affidata all’Arch. Giovanni Fiamingo.
Particolarmente rilevanti gli ultimi due giorni della manifestazione:
- Venerdì 6 giugno (ore 17-20): “Duello della parola: Architettura” e inaugurazione della mostra “Premio Maggio dell’Architettura”. Dopo i saluti istituzionali, interverranno Guglielmo Bilancioni (DAD – Università di Genova) e Renato Rizzi (IUAV – Venezia), con moderazione di Renato Capozzi.
- Sabato 7 giugno (ore 9-13.30): Lectio Magistralis dell’Arch. Majowiecki, preceduta dai saluti dell’Assessore alla Cultura Rosalinda Perna, del Presidente dell’Ordine Architetti Lorenzo Capobianco e del Presidente dell’Ordine Ingegneri Gennaro Annunziata. Le conclusioni saranno affidate a Massimo Crusi, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti.
Seguirà la consegna dei premi “Matita d’Oro” e “Maggio dell’Architettura”, quest’ultimo dedicato alla memoria dell’Arch. Salvatore Visone.
“Il Maggio dell’Architettura 2025 è dedicato alla memoria dell’architetto Salvatore Visone – dichiara l’Arch. Claudio Bozzaotra – per il suo impegno istituzionale e il sostegno alla nostra iniziativa culturale”.
Il premio, curato da Giovanni Fiamingo, sarà incentrato sul tema della prefigurazione dello spazio architettonico, oggi in forte dialogo/conflitto con i paradigmi dell’Intelligenza Artificiale.
L’evento è inserito nel Public Program del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia 2025 e avrà una tappa conclusiva a Venezia. Nel biennio 2025/26 è prevista anche l’esportazione della mostra presso le principali università cinesi.

Arch. Majowiecki, come far giungere i risultati scientifici del “Maggio dell’Architettura” anche ai non addetti ai lavori?
La parola chiave è “etica”. Oggi questo principio è più attuale che mai. Il know-how ha generato l’illusione che si possa fare tutto, tecnicamente e informaticamente, senza chiedersi il perché. Se associassimo “know-how” e “know-why”, avremmo uno sguardo più responsabile. Nell’architettura, come in ogni campo tecnologico, serve etica. Il “free form design”, ad esempio, pone un problema critico: è solo forma o ha uno scopo? La differenza è sottile ma fondamentale. È un tema etico che oggi si avverte fortemente. E lo dico da ingegnere.
In questi giorni, molti suoi colleghi si sono interrogati anche sull’intelligenza artificiale. L’avvento dell’IA cambierà l’architettura e il modo di fare architettura?
Dell’intelligenza artificiale si parla da anni, soprattutto in relazione all’hardware: banche dati, server, capacità di calcolo. Il software, invece, si limita a scavare tra le informazioni in cerca di senso. Spesso, però, restituisce risultati inesatti, quasi “romanzati”. L’IA offre una via facile. Ma se si toglie l’impegno all’uomo, si spegne anche la sua intelligenza. È come usare sempre l’ascensore e dimenticare come si fanno le scale.
Come disabituarsi alla ricerca sui libri, quando tutto è così accessibile online?
Esattamente. La ricerca manuale arricchiva di per sé il bagaglio di conoscenze. Sarò pure “vecchio”, ma tutto questo mi lascia molti dubbi.
[Fotografie di Antonio Caporaso]
Stefano Pignataro