Andrea Loddo, il martello che risveglia la memoria nuragica: il Wall Street Journal celebra l’archeosperimentatore-artista sardo
Dal cuore dell’Ogliastra alla ribalta internazionale: il prestigioso quotidiano statunitense racconta l’opera di Loddo tra archeologia sperimentale, performance e risveglio identitario
[di Antonello Rivano]
Un martello, un fuoco, un bronzetto che prende forma. Scintille che volano nell’aria e, simbolicamente, anche oltre l’oceano. Andrea Loddo, archeologo sperimentale e artista della memoria nuragica, è stato recentemente menzionato in un articolo del Wall Street Journal, una delle testate economico-culturali più autorevoli al mondo. Un evento non comune per un ricercatore indipendente sardo, che conferma il valore e la forza comunicativa del suo lavoro.
Nel pezzo pubblicato a firma di Dominic Green, giornalista e menbro della Royal Historical Sociaity, Loddo viene presentato come un esempio emblematico di “archeologia vivente”, capace di trasformare l’atto artigianale in un gesto culturale potente, evocativo e identitario.

Loddo emerge come “experimental archaeologist and performance artist” — archeologo sperimentale e artista performativo — un titolo che racchiude bene l’originalità della sua opera. Il Wall Street Journal descrive il suo lavoro con attenzione e rispetto, sottolineando come le sue dimostrazioni pubbliche di fusione del bronzo, ispirate alle tecniche dell’Età del Bronzo, possano essere lette come parte di un più ampio movimento di cultural reawakening, una rinascita culturale della Sardegna.
Dal libro alla stampa internazionale: la scintilla nasce da In Sardinia
Il recente articolo del Wall Street Journal parte come naturale prosecuzione dell’inchiesta narrata da Jeff Biggers nel suo libro In Sardinia: An Unexpected Journey in Italy (2023), un viaggio storico‑culturale nell’isola. Nel volume, Biggers dedica ampio spazio ad Andrea Loddo – definendolo “experimental archaeologist and performance artist” e riconoscendo nel suo lavoro una delle forme più autentiche e potenti di rinascita culturale contemporanea in Sardegna. L’articolo del WSJ diventa così un capitolo giornalistico di un percorso iniziato nella scrittura, un modo per portare al pubblico internazionale la vivida narrazione di un’isola che riscopre se stessa grazie a interpreti come Loddo.
Jeff Biggers (nato nel 1963) è uno scrittore, giornalista, storico, drammaturgo e attivista ambientale statunitense. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui l’American Book Award e il David Brower Award per il giornalismo ambientale. È autore di dieci libri, tra cui The United States of Appalachia, Reckoning at Eagle Creek e In Sardinia: An Unexpected Journey in Italy. Il suo primo romanzo, Disturbing the Bones, scritto in collaborazione con il regista Andrew Davis, è stato pubblicato nel 2024.
In Sardinia: An Unexpected Journey in Italy di Jeff Biggers è uno dei più recenti e significativi contributi alla letteratura di viaggio e storia culturale sull’isola. Pubblicato nel 2023, il libro esplora la Sardegna attraverso una lente storica e culturale, mettendo in luce scoperte archeologiche recenti che hanno contribuito a riscrivere la storia del Mediterraneo.

l’autore dedica particolare attenzione ai nuraghi, alle tombe dei giganti e al sito di Monte d’Accoddi, evidenziando come la Sardegna sia una delle culle dell’età del bronzo e un museo a cielo aperto nel Mediterraneo. Il libro è stato definito una “guida internazionale indispensabile e necessaria” da Paolo Fresu, noto musicista sardo.
In Sardinia si distingue per la sua capacità di intrecciare storia, cultura e tradizioni locali, offrendo una prospettiva unica e approfondita sull’isola.
«Biggers ha assistito a una mia performance durante la realizzazione di bronzetti e alla sfilata nuragica presso il nuraghe Seruci di Gonnesa», ci racconta Loddo. «Ne è rimasto così colpito da decidere di inserirmi nel suo libro.»
L’archeologia sperimentale: storia da rivivere con le mani
L’archeologia sperimentale è una branca della ricerca storica che mira a comprendere meglio le civiltà del passato ricreando e mettendo in pratica tecniche, strumenti e attività antiche. Gli studiosi non si limitano a osservare i reperti: li riproducono e li utilizzano secondo le conoscenze disponibili, per verificare come venivano costruiti, quale funzione avevano, e che competenze richiedevano.

Attraverso esperimenti pratici, questa disciplina mette alla prova le ipotesi teoriche formulate dagli archeologi. Vengono riprodotti oggetti, abitazioni, abiti, utensili, e persino pratiche agricole, metallurgiche o belliche, con materiali e metodi coerenti con l’epoca studiata.
Nel caso della Sardegna nuragica, ad esempio, l’archeologia sperimentale consente di capire come venivano fusi i bronzetti, quali tecniche si usavano per realizzare ceramiche o edificare nuraghi, e in che modo si svolgevano alcune pratiche rituali o quotidiane.
Questa metodologia ha anche un grande potenziale divulgativo: avvicina il pubblico alla storia in modo esperienziale, coinvolgendolo in rievocazioni, laboratori e dimostrazioni dal vivo, e si rivela uno strumento prezioso per il turismo culturale e la valorizzazione del patrimonio.
Andrea Loddo è uno dei principali interpreti sardi di questa disciplina, con attività che combinano rigore scientifico, spettacolarità e passione educativa.
Un sardo nel Wall Street Journal: eccezione che fa scuola
Non è frequente che un sardo venga citato nel WSJ, una testata da sempre attenta al mondo finanziario, ma anche capace di cogliere segnali culturali significativi nel panorama internazionale. La scelta di dedicare spazio a Loddo rappresenta una legittimazione mediatica importante e contribuisce ad accendere i riflettori su un modo diverso di fare ricerca e divulgazione: dal basso, in modo indipendente, eppure con risultati che parlano al mondo.
Loddo, nato a Cagliari nel 1976 e cresciuto a Lanusei, ha costruito il proprio percorso fuori dai circuiti accademici tradizionali. Geometra di formazione, ha scelto di seguire la sua passione per la storia e l’archeologia dedicando oltre un decennio alla sperimentazione sul campo: ricostruzione delle tecniche artigianali nuragiche, riproduzione di bronzetti con la tecnica della cera persa, rievocazioni storiche, mostre, cortometraggi e attività didattiche.
Il suo laboratorio permanente è l’associazione C.R.O. Sulle Tracce di Dan, fondata nel 2011, che funge da centro di ricerca, divulgazione e promozione culturale. È qui che Loddo ha affinato le sue abilità artigianali, trasformando la lavorazione dei metalli in un linguaggio simbolico che parla di identità, memoria, radici.
Performance, cinema e turismo culturale
Tra i progetti più noti, la collaborazione con il regista Mauro Aragoni per il corto Nuraghes S’Arenas e il docufilm Radici di Bronzo – La Terra dei Sardi, , progetto Cine culturale archeologico. di cui Loddo è regista, costumista , sceneggiatore , scenografo e ne ha curato la distribuzione. Entrambi sono strumenti visivi che raccontano la Sardegna preistorica con una forza narrativa nuova. Ma anche il lavoro sul campo, in festival e manifestazioni, con spettacoli che attraggono bambini e studiosi, turisti e residenti, restituendo alla storia il suo volto umano e attuale.

Negli ultimi anni, Loddo ha inoltre avviato collaborazioni con enti locali per valorizzare il patrimonio nuragico attraverso percorsi esperienziali e turismo culturale, contribuendo a trasformare la conoscenza in economia, la passione in sviluppo territoriale.
Un riconoscimento che parla a tutta l’Isola
La menzione nel Wall Street Journal, e ancora prima il libro di Bigger, è dunque più di una semplice nota di colore. È il riconoscimento del valore di un approccio originale all’archeologia e alla trasmissione culturale. Ma è anche un segnale: la Sardegna ha le risorse, le competenze e i talenti per raccontarsi al mondo con voce propria.
In un passaggio suggestivo, Jeff Biggers osserva che le scintille generate dal martello di Loddo possono essere lette come l’inizio di un fuoco nuovo: una fucina di identità, un gesto che unisce passato e futuro, arte e appartenenza. In un tempo in cui le culture locali rischiano di venire marginalizzate o folklorizzate, il percorso di Loddo dimostra che si può costruire un ponte tra memoria e innovazione, tra artigianato e narrazione globale.
Un ponte che, questa volta, è arrivato fino alle colonne del Wall Street Journal.
(la foto di Andrea Loddo, a inizio articolo, è tratta da una sua immagine del profilo in FB)
Antonello Rivano

