Mar. Ott 28th, 2025

“Il delinquente e la bambina”: un amore impossibile tra candore e ombre

La prima opera di Valentina D’Ambrosio, tra sogno e realtà, racconta la dolcezza e la durezza di un sentimento sospeso tra due mondi lontani

di Anna Maria Noia

“Il delinquente e la bambina”, edito per i tipi de “I quaderni di Scriptorium” – in parziale autopubblicazione – è una delle “opere prime” di Valentina D’Ambrosio. Una ragazza vulcanica, piena di idee e di voglia di vivere. Figlia di una nota giornalista di Salerno, è di carattere dolce; romantico; sognatore. E proprio i suoi sogni ella pone in questo opuscolo, non più di 71 pagine – entrato nel circuito “letterario” e commerciale di Amazon. E non solo.

Nata a Salerno, il 23 novembre 1982, ha “vissuto” (praticamente) nell’atelier del padre: “Papife”, negozio “storico” del centro di Salerno. Una boutique specializzata in abiti da sposa, pellicce e capi d’alta moda; cerimonie e haute couture.

Il testo, curato soprattutto dalla giornalista Luciana Mauro – presidente dell’associazione culturale “Scriptorium” – evidenzia le ambizioni di serenità e limpidezza di Valentina. Col suo candore genuino e tanta voglia di amare, abbracciare il mondo.

Purtroppo – ed è questo uno dei suoi “messaggi”, che emergono urgentemente; prepotentemente dall’opera – la società di oggi è iniqua e inquinata da violenza e cattiveria.

I protagonisti della storia (senza tempo, sospesa “tra nuvole”), con un lieto fine molto dolce e sorprendente, sono un “avanzo di galera” (lo definiremmo così, ai nostri giorni) e una ragazza dolce e pulita. Perbene. Che sogna “il grande amore”, nella propria purezza adamantina.

Lui è un poco di buono, un delinquente – appunto come recita il titolo. Lei è una moderna “Biancaneve”, intessuta di valori e ideali candidi. Egli la vede, per caso, uscire dalla chiesa. Se ne invaghisce, si innamora della sua purezza. Ma è un amore impossibile: appartengono a due mondi diversi, troppo distanti tra loro.

È un racconto avvincente e romantico, comunque. Tra il noir e il rosa. Ambientato a Salerno, una Salerno di qualche anno fa – nel decennio 1970/80. Scritto con le pulsioni del cuore.

Perché? È presto detto: esso si rivolge a tutte le donne (ma, forse, si rivolgerebbe anche agli uomini – per indicar loro un modo di comportarsi tutto nuovo, verso le loro “compagne”; sorelle; mogli; amanti; madri). È dedicato alle sognatrici, “alla parte più sensibile dell’universo femminile”.

Il testo apre orizzonti su quella modalità – passionale, tenera, struggente – dell’amore incondizionato di una “bambina” (in parte già donna) che si innamora per davvero. Al di là del ceto sociale, di là dall’età.

La protagonista della storia, in parte autobiografica, sfida il mondo intero; la società cieca e opprimente, pur di difendere quell’affetto che si è andato radicando nell’animo – tempestato di poetiche dolcezze.

Il protagonista, Richard, rimane conquistato e affascinato dalla semplicità di questa “principessa” buona e sincera. E comprende, tuttavia, che sono due anime certo simili – ma appartenenti a “sfere” diverse: lui è infatuato veramente, ma rispetta la genuinità della giovane.

È proprio questo il bello del finale, dell’happy end! Meno male che c’è tale rispetto, altrimenti sarebbe tutto sfociato in un “femminicidio”. In un caso di violenza di genere.

Al termine della narrazione, le figure dei personaggi emergono ancora intere; integre. Ma lui e lei si allontanano. Come i numeri primi gemelli, come due rette parallele – che si sfiorano solo all’Infinito!

La dimensione in cui vorticano i due a volte diviene pura immaginazione, sogno e rifiuto di ogni barriera o distanza. Questo obnubilarsi della ragione, a favore di un sentimento tenace e puro, può spesso offuscare violenze – psicologiche o fisiche – più o meno occulte. Che ci sono, ciò è indubbio.

La trama di Valentina D’Ambrosio, piana e gentile, cerca però di “salvare” anche le attenzioni e la dignità del “delinquente”. Che, per amore, sa fare un passo indietro: decide infatti di lasciarla stare, di continuare nel suo essere un pezzo di cacca o mafioso o bulletto di periferia – lasciandola però libera di rifarsi una vita. Rinunciando a un legame o rapporto costruttivo.

Dopo che lui si è dimostrato un gangster. Il primo approccio di Richard con la “sua” Biancaneve avviene – casualmente – all’uscita di una chiesa. Si prosegue con incontri al bar – dove lei lavora – e termina con l’allontanarsi di lui. Per non “contaminare”, con una condotta di vita non proprio esemplare e/o “tutta d’un pezzo”, il candore della ragazza.

La realtà del “delinquente” è fatta di violenza, di disillusione. Quella della protagonista di fantasia e onestà. Due così non potevano stare assieme, ma almeno ci provano. Anche lui sembra abbagliato dalla luce che pervade la giovane.

Il volume, disponibile – come detto sopra – presso Amazon, è curato nell’editing e nella cover da Cristiana Danila Formetta. Ha inaugurato, nell’ottobre 2024, la collana “I quaderni di Scriptorium”. Una piccola/grande realtà di Salerno. Peculiare, con eventi originali e simpatici.

È un sodalizio molto attivo e propositivo. Che crea happening deliziosi e particolari. Una realtà presente, sul territorio salernitano (e dintorni) dal 2012. Referente: la già citata Luciana Mauro, cronista de “Il mattino” e autrice di libri noir.

“Specializzata” in opere che riguardano Salerno, i casi giudiziari più sordidi – ma anche “poetici”, per certi versi – e in volumi che divulgano curiosità culinarie e immaginifiche.

“Il delinquente e la bambina” è stato dato alle stampe nel settembre 2024, poi è stato presentato il 10 ottobre al Laboratorio teatrale “S. Margherita”, in via D’Allora – zona Pastena (Salerno).

A dialogare con l’autrice, proprio la curatrice Luciana Mauro. Con la fattiva collaborazione – musiche, letture, rappresentazioni sceniche – della propositiva equipe del teatro stesso. Diretto da Raffaele “Lello” Casella.

Un luogo di esperienze e di “speranze”, rivolte – quest’ultime – al quartiere di Pastena. Con happening e kermesse pensati appositamente per aprirsi al territorio, con spettacoli molto interessanti; cartelloni di tutto rispetto; avvenimenti culturali.

Nel nome della drammaturgia – quella classica, di sempre, oppure “emergente”. Progettuale. Perché ci dev’essere l’arte dello spettacolo – che resta intramontabile, così fondamentale. Per conoscere, per conoscersi.

Un plauso a Casella e ai suoi – dunque. A Luciana Mauro e a Valentina D’Ambrosio. Sulla buona strada per ulteriori ed entusiasmanti creazioni letterarie!

Auguri, carissima Valentina – orgoglio di mamma Patrizia!

Anna Maria Noia

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