Mer. Mag 1st, 2024

Non chiamateli Eroi ma Supereroi

Sapete la differenza tra eroi è supereroi? L’eroe è quella persona che salva una o più vita facendo una azione straordinaria una volta nella sua vita, i supereroi salvano vite tutti i giorni senza fare azioni straordinarie.

Abbiamo tanti esempi, dai vigili del fuoco alle forze dell’ordine che ogni giorno salvano vite. Ma dall’inizio di questa crisi i veri supereroi non sono quelli che ci raccontano nei fumetti o nei cartoni della Marvel, è tutto il personale sanitario che negli ospedali di tutta Italia sta facendo giorno dopo giorno azioni straordinarie senza SUPERPOTERI, anzi spesso come pochi mezzi a disposizioni. Guai però a dirlo a loro nessuno di loro si sente ne eroe ne supereroe.

Dall’inizio della crisi hanno salvato più di 14.000 persone lavorando con dei ritmi assurdi con poche DOTAZIONI, ma non si sono risparmiati un attimo. Ho avuto la fortuna di ascoltare i racconti di alcuni di loro e da uomo che non si emoziona facilmente, a stento ha trattenuto le lacrime e tremavo come una foglia ascoltando le loro storie, cercando un minimo di mettermi nel loro mondo soprattutto quello privato.

 C’è un’ostetrica che mi racconta come è cambiato il suo lavoro: “l’ostetrica è un lavoro fatto di contatto, dove instauri un rapporto con la mamma che sta vivendo il momento più bello della sua vita e spesso usiamo anche dei massaggi per alleviare le prime contrazioni. La sensazione del bimbo che sta nascendo, ti aiuta rispetto alla paura che stiamo vivendo in questo periodo. Ora con mascherine e guanti non è per niente facile. Andiamo avanti perché abbiamo fatto un giuramento quando ci siamo laureate. Devo dire, che molta forza ce la danno le donne che stanno partorendo, perché in poche ci hanno detto abbiamo paura. La mia vita privata è cambiata perché siamo, mogli, madri e figlie e se prima quando tornavo a casa la prima cosa che facevo era abbracciare e sbaciucchiare mia figlia, ora la prima cosa che faccio e andare farmi la doccia e mettere tutti i panni in lavatrice”. O come un’infermiera: “noi siamo quelli in prima linea, spesso i malati ci vedono anche come confidenti e il contatto è fondamentale per alleviare un po’ il loro dolore, in alcuni casi bastava un sorriso, ora con mascherine e guanti rimane tutto più complicato, ma sappiamo che non possiamo mollare. Io non vedo la mia bimba e il mio compagno da un mese per paura di infettarli.” Questi sono solo alcuni dei racconti e come i loro ce ne sono moltissimi altri, considerando che sono già morti 51 medici e sono oltre 6000 gli operatori sanitari infettati, si rimane sbalorditi dal grandissimo lavoro che stanno svolgendo. I contagiati sarebbero molti di più se decidessero di fare i tamponi a tutti, ma chiaramente non vengono fatti, perché altrimenti dovrebbero metterli in quarantena e visto il personale ridotto all’osso, il sistema sanitario non può permetterselo, ma questo non è giusto. Si capisce la loro rabbia quando vedono in giro persone che non rispettano le norme o il buon senso, perché le terapie intensive sono allo stremo e loro anche. Sono dei supereroi perché hanno risposto all’appello della mancanza di personale addirittura medici di 80 anni, sono venuti addirittura dall’estero, hanno risposto all’appello sanitario dalla Cina, Russia, Cuba e pochi giorni fa anche dall’Albania. Tutto questo dovuto purtroppo ai gravi tagli fatti dallo stato e dai buchi delle singole regioni. Non oso immagine cosa sarebbe successo se  la crisi fosse iniziata al sud, dove ci sono poche strutture e molte fatiscenti con poco personale. Anche qui a Roma la capitale d’Italia, la situazione non è migliore. I sanitari devono sempre lavorare in emergenza, facendo turni massacranti e questo anche prima della crisi, ricordo un episodio un po’ di anni fa quando mio padre è stato al San Camillo(dove all’interno c’è il famoso Spallanzani), che al pronto soccorso c’era una sola infermiera che faceva la trottola e per dare informazioni ai parenti dei pazienti,  c’era una guardia giurata con un foglietto di carta.

La speranza è che finita questa crisi, la sanità torni ad essere al centro dei programmi dei governi e che si torni ad avere una centralità. Ma soprattutto non dimentichiamo che alla fine, se ne usciremo, sarà stato non per lo Stato per le persone di Stato!

Marco Caruso

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