Dom. Ott 13th, 2024
Maltempo Italia Campania e Salerno sett 2020

MALTEMPO NEL SALERNITANO, NELLA VALLE IRNO E NELL’AGRO SARNESE NOCERINO

Il maltempo sferza l’Italia intera, riversandosi sulle diverse regioni – al Nord come al Sud. Eh sì, infine l’autunno è giunto e, con esso, le perturbazioni di questa pur bella stagione. Nonostante in tv si sia affermato che questo settembre è stato un mese abbastanza freddo – rispetto agli “standard” degli ultimi, caldissimi anni (almeno) – tuttavia, al Meridione, afa e temperature “insopportabilmente” alte l’hanno fatta da padrone fino a qualche settimana fa.

 Maltempo e ora si cambia registro. Eccoci sotto le piogge più torrenziali e pericolose che ci siano. E non solo le precipitazioni, a subissare lo Stivale – bensì vere e proprie fiumane di fango, tuoni, fulmini; e, ancora, smottamenti, bombe d’acqua, grandinate, emergenze alluvionali. Insomma tregenda. Colpa dell’arcinoto riscaldamento globale? Sicuramente sì, questo non possiamo negarlo: certamente l’immissione nell’atmosfera di gas di scarico; di polveri sottili; di smog proveniente da processi industriali – con fuoriuscita di sostanze inquinanti; di utilizzo di fonti non rinnovabili; di “sfruttamento” del pianeta, per logiche puramente economiche – spesso a discapito delle energie “green” (come l’eolico) e della ricerca di combustibili “puliti” compiono molti più danni, rispetto alle ere geologiche precedenti la comparsa dell’uomo sulla Terra: ere glaciali o periodi in cui le eruzioni vulcaniche erano “all’ordine del giorno” – si può dire. Tutto, dunque, “proviene” dall’uomo. Sia per gli incendi che il “novello Adamo” procura – sempre per motivi economici o comunque per una sua utilità “pratica” (necessità di far pascolare gli armenti, eccetera) – sia per l’inadeguatezza a fronteggiare opportunamente le calamità naturali o altre emergenze (spesso da parte delle istituzioni preposte al controllo delle infrastrutture, come vasche di contenimento e/o di laminazione; bacini idrografici o dighe; altre opere pubbliche che languono “al palo”; le cosiddette “cattedrali nel deserto”).

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Per di più, quando avvengono fenomeni meteorici di media e/o seria gravità o portata, non si sa come affrontare i rischi (che siano idrogeologici o meno) e la metaforica “macchina” delle responsabilità (allo “scaricabarile”, non solo in Italia) tarda moltissimo a mettersi in moto. Ciò può essere anche attribuito alle consuete lentaggini burocratiche e alla disorganizzazione, che talvolta diviene impreparazione. Anche nello studiare, formulare e infine applicare questi tanto decantati piani di emergenza. Che, soprattutto al Mezzogiorno, languono o non vengono aggiornati. Le istituzioni italiane “bipartisan”, sembrerebbe, latitano. Atavicamente. E quindi, in caso di eventi di eccezionale portata, non si fronteggiano adeguatamente i pericoli che – puntualmente – coronano gli stigmi di morti e feriti oppure, comunque, di danni anche molto gravi. E l’economia è, come sempre, in ginocchio. Quindi sarebbe auspicabile che tutti i “portatori di interesse” (tecnicamente, gli stakeholders) e i vertici amministrativi di livello nazionale o locale (Regioni, Province, Comuni, enti locali e quant’altro – ma anche i singoli cittadini) sedessero a tavolino per ragionare su come operare quando vi sia necessità: non solo durante straripamenti o alluvioni, ma anche – per esempio – allo scopo di prevenire (per quanto possibile) terremoti o anche eventi più “consueti” da gestire.

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E veniamo a noi, seppure con qualche giorno di “ritardo” – rispetto agli avvenimenti “catastrofici” (quasi) che puntualmente si verificano in Italia, concentrandoci sul Meridione, sulla Campania e sulla Valle Irno e/o del Sarno. Chi scrive si scusa con i lettori e la redazione, avendo riscontrato un guasto “tecnico” al computer (ad articolo già in itinere) che ha costretto il supporto digitale all’assistenza e al riparo. Dopo questi tre o quattro giorni di cattive condizioni meteorologiche – per fortuna, ormai, superate (anche se l’allerta, l’emergenza, sono sempre… “in agguato”) – il sole ha ricominciato a splendere su un territorio spesso “martoriato”: ci riferiamo particolarmente (con tale termine) alla città di Sarno. Un comune della Valle del Sarno o dell’Agro Nocerino Sarnese; interessato dalla “fatidica” frana del 1998. Una vera e propria “piaga” – nel cuore della primavera e del centro dell’Agro Sarnese-Nocerino (ci riferiamo, appunto, a ventidue anni fa). La cittadina venne travolta da un’ondata di acqua e fango – che, ci riferiamo al maggio 1998, ha fatto contare ben 160 morti. Disagi anche a Bracigliano. Ma gli eventi luttuosi, forse (almeno in alcune zone – non necessariamente a Sarno), non hanno insegnato nulla: anche stavolta, nonostante (per fortuna) non vi siano stati morti o feriti, ecco la “solita” fiumana; i “consueti” straripamenti dei corsi d’acqua (ricordiamo l’inquinatissimo Sarno, tra i corsi idrici più sporchi addirittura d’Europa); insomma, le stesse criticità e/o negatività di sempre.

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Con la popolazione spaventata e allarmata, nonché con più o meno ampi servizi giornalistici al Tg in tv. Non solo in quel di Sarno, inoltre, gli allagamenti sono stati anche causati dai numerosissimi incendi boschivi – appiccati, spesso per “interesse”, nelle zone attorno l’Irno e l’Agro. In Campania, nel Salernitano e vicino Mercato S. Severino – dove chi scrive risiede. Così, proprio a S. Severino, particolarmente alle 13.10 di venerdì 25 settembre, si è vissuto un vero e proprio “incubo”: frazioni allagate (tra le quali Ciorani, Costa – dove insiste il civico cimitero; Piazza del Galdo, S. Angelo – già alluvionata molteplici volte, in questi ultimi anni; Carifi, Pandola e Acigliano – in cui sono state realizzate delle vasche di laminazione, che necessitano di una costante manutenzione; così via), tombini saltati presso il sottopasso di via Faraldo (sulla strada che conduce da via Moro verso Fisciano, l’università e l’autostrada per Salerno) e una spaventosa “bomba d’acqua” molto potente – appunto verificatasi alle 13.10 – che ha divelto vari alberi già pericolanti, ad Acigliano e in altre località comprensoriali.

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Una vera e propria forza della natura, dunque, si è abbattuta con fragore e violenza sulla città. È da valorizzare e sottolineare l’impegno della locale Protezione Civile – l’Epi (acronimo per Emergenza Pubblica Irno) – per la disponibilità e l’impegno verso la comunità; nei confronti della collettività – non solo a S. Severino. I ragazzi, quali volontari (ma anche da… “volenterosi”), si sono sempre distinti per l’abnegazione che li anima. Già in estate hanno fronteggiato diverse emergenze per gli incendi boschivi; adesso (cioè col maltempo dell’ultimo fine settimana) sono intervenuti, per offrire i loro servizi alla cittadinanza sanseverinese e nei confronti delle zone limitrofe. Anche a S. Severino, dunque, disagi e interruzioni dovuti al cattivo tempo; come a Salerno – in special modo nella zona di Torrione: qui una turbolenta e impressionante tromba marina ha tenuto – dalla mattina – banco e in scacco – sospesi – i residenti salernitani. Immagini e filmati della perturbazione di Salerno sono stati diffusi sulle reti nazionali. Come anche le scene di maltempo occorse nel Montorese (provincia di Avellino, ma molto vicino a Mercato S. Severino e alla Valle dell’Irno) e/o sul raccordo Salerno-Avellino – almeno dagli scatti e dai video, ripresi con il cellulare da utenti e automobilisti in transito. E anche Roccapiemonte, con Castel S. Giorgio, Nocera Inferiore e Superiore, Pagani non sono stati lasciati “indenni” dai piovaschi e dalle intemperie. Lo testimoniano altre immagini, relative agli eventi atmosferici dell’ultimo weekend. Il cattivo tempo è perdurato infatti anche domenica 27, oltre che negli ultimissimi giorni di settembre. Lo strascico delle intemperie ha causato l’allerta meteo arancione a S. Severino; Castel S. Giorgio; Roccapiemonte e nelle due Nocera – in tutte queste cittadine i sindaci hanno disposto la chiusura di tutte le scuole, di ogni ordine e grado (comprese le scuole paritarie o parificate) – nonché il segnale televisivo satellitare Rai “ballerino”, almeno nelle frazioni di S. Vincenzo, Carifi, Ciorani. E non è andata bene nemmeno in altre località della “Campania felix” o nelle altre regioni italiane. Ansia per Venezia e nel Settentrione. Dunque questi giorni hanno “dimostrato” la poca efficienza dei sistemi di monitoraggio inerenti alla meteorologia, “democraticamente” – ovvero in tutta Italia. Urgerebbero potenziamenti delle infrastrutture ed una serie di “ripensamenti” riguardo i piani di emergenza e/o di evacuazione – da rinforzare a livello nazionale. Per evitare approssimazione e disorganizzazione nell’ambito della pubblica sicurezza, degli Italiani.

Anna Maria Noia

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