Bang, in attesa del firing day
Cosa sta succedendo nel mondo del lavoro, tra la gente e con la gente?
di Mimmo Oliva
Qualche tempo fa avevo percepito come una sorta di lavoro a due tempi: il primo di lavoro gratuito e il secondo che prevede un bel contratto da precario. Ne bisogna aggiungere un terzo: il lavoro dilatato, senza tempo e senza certezza del salario, insomma una vera e propria deformazione del lavoro che ti devasta la vita.
Cosa sta succedendo nel mondo del lavoro, tra la gente e con la gente? Devastazione
E quale oggi il rapporto con le Istituzioni e tra chi è rimasto a lavorare in trincea? Nessuno
Si è avuta la capacità, mai riuscita in precedenza, di fare prigionieri datori di lavoro e lavoratori allo stesso tempo attraverso i DPCM. Allunghi il divieto di licenziamento? Metti in condizione i lavoratori di non dare le dimissioni? Ed ecco le soluzioni: dimissioni per giusta causa e contrattazioni di secondo livello per aiutare entrambi.
Vi è però, e finalmente direi, un cambio di mentalità: non si ha più voglia di lavorare in certe condizioni, ed è per questo che bisogna urgentemente intervenire sui meccanismi del mercato del lavoro e delle politiche che lo regolano. Per esempio: perché non utilizzare a piene mani lo smart working stando nei piccoli comuni ? E magari prevedendo anche una sorta di premialità?
Nel 2017 lessi, e non per caso, una lunghissima intervista di Landini sulla rivista Italiani Europei, e nonostante la rilettura ulteriore (a volte si è masochisti) non riuscii a intravedere alcuna affermazione che ponesse una soluzione, una qualche prospettiva. Fece semplicemente, e direi banalmente, una fotografia dello status quo, ma non bastava allora e non basta adesso, perché continua a farlo e non capisce che bisogna porsi in altri modi e con altri tempi, vi è bisogno di rimodularsi e fare un tuffo tra le onde della contemporaneità. Cito Landini semplicemente perché gli altri sono scomparsi.
E nulla avviene per caso: non si possono produrre decenni di politiche del lavoro, destrutturandone il mercato, distruttive di intere generazioni e poi meravigliarsi. Io non sono nemmeno certo che si voglia risolvere il problema, abbiamo una classe politica così miope e incapace che non riesce a pensare al moltiplicarsi dei disagi e delle disuguaglianze se non quale moltiplicazione dei consensi, per gestirne e controllarne i processi.
Rimaniamo in attesa del firing day, il giorno del licenziamento. Qui, nel Paese dei balocchi…
Citi giustamente Landini. È l’emblema di un sindacato cresciuto negli anni ’70 e disorientatosi già negli anni ’80. Un sindacato che ha costretto Trentin a dimettersi per poi richiamarlo perché non ce la faceva ad affrontare il futuro. Un sindacato che ancora cerca la fabbrica, ma quando la trova non la riconosce più.