La Pasqua, origini religiose e antiche tradizioni
La festa della Pasqua cristiana è legata alla resurrezione di Gesù Cristo, ma deriva dalle più antiche origini della Pasqua ebraica, che è invece legata all’episodio biblico dell’Esodo
Viaggio tra storia, tradizioni e usanze culinarie.
Di Francesco Bartimoro
Tempo di Pasqua anche quest’anno, seppur in un clima ancora surreale per via dell’emergenza epidemiologica che ci vede ancora, ad un anno di distanza, a passare tale ricorrenza con le dovute restrizioni.
Mancheranno soprattutto le gite fuori porta, elemento principale su cui si sono concentrati i divieti dell’attuale DPCM, oltre alle raccomandazioni sul numero di “commensali” al pranzo pasquale.
Dunque, impossibilitati a muoverci come un tempo, cogliamo l’occasione per approfondire l’aspetto culturale alle origini di tale festività in cui si fondono significati religiosi e tradizioni culturali locali, culinarie e non, come spesso avviene in certe ricorrenze.
La festa della Pasqua cristiana è legata alla resurrezione di Gesù Cristo, ma deriva dalle più antiche origini della Pasqua ebraica, che è invece legata all’episodio biblico dell’Esodo.
Infatti nell’antica lingua ebraica la parola Pasqua deriva da Pèsachche sta a significare “passaggio”, e celebra, per la cultura ebraica, il “passaggio” dalla schiavitù della sottomissione egiziana verso la libertà, al cammino verso la Terra Promessa.
Questo “passaggio” si riferisce contemporaneamente a due episodi dell’Antico Testamento, uno è l’ultima delle 10 piaghe d’Egitto, quando l’“angelo della morte”, incaricato a prendersi la vita dei primogeniti egiziani, “passava oltre” le case delle famiglie ebree con l’uscio marcato da sangue di agnello, mentre l’altro episodio fa riferimento al “passaggio attraverso il mar rosso” del popolo ebraico guidato da Mosè, inseguito dall’esercito del faraone.
Infatti gli elementi presenti nelle celebrazioni pasquali ebraiche sono il sacrificio dell’agnello e il “pane azzimo”, il pane non lievitato che gli antichi ebrei consumavano quell’ultima sera passata in regno d’Egitto, mentre si verificava l’ultima micidiale piaga, che comportò anche la morte del primogenito del faraone Ramses.
Durante le celebrazioni della Pasqua ebraica gli ebrei ortodossi si astengono dal consumare il pane lievitato a favore del pane azzimo, a tal motivo la Pasqua ebraica viene anche detta “festa degli azzimi”. Inoltre la maggior parte delle famiglie ebree ortodosse ha la tradizione di usare delle posate che vengono conservate per essere utilizzate appositamente e unicamente per tale festa.
Successivamente con l’avvento del cristianesimo la Pasqua assume nuovi significati, riferendosi appunto al passaggio dalla morte alla vita di Gesù, in tal caso la Pasqua per i cristiani rappresenta la purificazione e il passaggio ad una nuova era caratterizzata dalla “Nuova Alleanza” con Dio.
La festa della Pasqua, infatti, ha un ruolo centrale nel Nuovo Testamento in quanto racchiude in se tutto il mistero del cristianesimo, la Passione di Cristo, la cui crocifissione è servita ad espiare tutti i peccati dell’uomo oramai corrotto, e la Resurrezione che simboleggia appunto la purificazione dai peccati e la rivelazione dalla natura Divina di Gesù. La Pasqua cristiana è dunque un passaggio ad una nuova era, alla vera vita, quella immortale dell’anima.
La festa della Pasqua rappresenta un punto di congiunzione tra l’antica religione ebraica e quella cristiana, in quanto gli eventi raccontati nelle Sacre Scritture riguardanti la Passione e la Resurrezione di Cristo avvennero proprio durante i giorni di celebrazione della Pasqua ebraica in terra giudea. Infatti durante l’ultima cena Gesù e i suoi apostoli consumavano il pane azzimo, celebrando il consueto e antico rito della propria comunità, alla vigilia del giorno della Pasqua ebraica.
Nei primi secoli del cristianesimo il giorno della Pasqua coincideva col giorno della festa ebraica del Pèsach, in cui però si celebrava il sacrificio del Cristo avvenuto tramite crocifissione, differentemente dalla celebrazione ebraica dell’Esodo.
Poi successivamente si diffuse il desiderio di celebrare il giorno della Resurrezione di Gesù anziché quello della sua morte, per enfatizzare maggiormente il “miracolo divino” piuttosto che il sacrificio. Fu così che nel 325 il “Concilio di Nicea”, il primo concilio ecumenico del mondo cristiano di età apostolica, decise di fissare la festa della Pasqua nel giorno presunto della Resurrezione, ovvero la domenica successiva al giorno del venerdì santo della Passione, spostandola così di due giorni rispetto alla ricorrenza della Pasqua ebraica.
In base a tale provvedimento il giorno della Pasqua avviene sempre la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera, cosa che nel calendario cristiano può avvenire in un periodo compreso tra il 22 marzo e il 25 aprile. Ed è appunto tale fattore che caratterizza la “mobilità” della data della Pasqua.
Tale “mobilità” è presente anche nel calendario ebraico, che però non coincide col giorno della Pasqua cristiana (tranne che per rare coincidenze) dal momento che la Pasqua ebraica continua tutt’oggi a riferirsi alla liberazione del popolo ebraico tramite l’Esodo.
La festività della Pasqua non è esente da particolari tradizioni culinarie, come tutte le altre feste, che differiscono nei vari paesi del mondo (il pane azimo, la colomba pasquale, le omelettes di Haux francesi, la pastiera napoletana, il tortano o casatiello) l’unica che è realmente legata al significato religioso di tale festa è proprio l’uovo di Pasqua. Infatti la tradizione del classico uovo di cioccolato deriverebbe da una antica usanza cristiana che consisteva nello scambiarsi delle uova vere col guscio variopinto che veniva decorato in infinite modalità.
L’uovo si dall’antichità ha sempre avuto la caratteristica di simboleggiare la vita, la nascita, e dunque anche per i primi cristiani ha simboleggiato la rinascita del Cristo dal sepolcro. Scambiarsi queste uova colorate era dunque un segno di buon augurio, di lunga vita e fertilità!
Autore: Francesco Bartiromo