Gio. Apr 17th, 2025

Foto di Gerd Altmann

Via dalla pazza folla-Il cinema e la censura

Non ci sarà forse più la paura della censura a dettare le linee a produttori ed artisti, ma siamo sicuri che saranno del tutto liberi?

La nuova legge, che abolisce di fatto la censura cinematografica in Italia, è vera libertà? (omaggio a Ciccio Capozzi)

Di Antonello Rivano

Stavo scrivendo un “pezzo di colore”, un editoriale “leggero”, quando mi è arrivata, ieri mattina, la notizia della morte improvvisa di un nostro collaboratore: Ciccio Capozzi

Ciccio mi aveva chiamato l’ultima volta due giorni fa, in occasione della nuova legge sul cinema, che di fatto sancisce l’abolizione della censura cinematografica in Italia, voleva sapere cosa ne pensavo, o meglio: se ero d’accordo con lui.

Ciccio Capozzi (Napoli Today)-


Il critico cinematografico, l’esperto, era lui, io un semplice appassionato, ma su una cosa eravamo d’accordo: questa nuova legge era l’ennesimo “liberi tutti”, un altro passo verso una falsa libertà.
Mi aveva manifestato l’intenzione di rifletterci e scriverci sopra, cosa che non potrà più fare, lui è andato “Via dalla pazza folla“, per citare il titolo di un romanzo che ha avuto quattro trasposizioni cinematografiche, l’ultima nel 2015.

Ed è proprio pensando a Ciccio, su cosa avrebbe voluto scrivere, che ho abbandonato l’idea del mio editoriale e ho scritto questo articolo: su cinema, censura e presunte libertà.



Il decreto

Dario Franceschini, ministro della Cultura, ha firmato  un decreto che abolisce la censura cinematografica in Italia.

Il decreto attuativo segue la “Legge cinema” del 2016 e istituisce una nuova Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche, la quale potrà al massimo vietare la visione di certi film ai minori di 18 anni. Ma non potrà più, come in teoria era possibile fino ad ora, vietare ad alcuni film di uscire nei cinema o imporre tagli o modifiche a determinate scene.

-Il Ministro della Cultura Dario Franceschini

Il Ministro della Cultura ha spiegato che la Nuova Commissione risponderà alla Direzione generale Cinema e audiovisivo del Ministero della Cultura , sarà presieduta da Alessandro Pajno (presidente emerito del Consiglio di Stato) e sarà composta da 49 componenti «scelti tra esperti di comprovata professionalità e competenza nel settore cinematografico e negli aspetti pedagogico-educativi connessi alla tutela dei minori o nella comunicazione sociale, nonché designati dalle associazioni dei genitori e dalle associazioni per la protezione degli animali».

Le Censure celebri

L’ultimo caso di un film italiano importante sottoposto a censura fu nel 1998, quando Totò che visse due volte, diretto da Daniele Ciprì e Franco Maresco, fu bloccato in quanto considerato «degradante per la dignità del popolo siciliano, del mondo italiano e dell’umanità» e contenente «disprezzo verso il sentimento religioso», con scene «blasfeme e sacrileghe, intrise di degrado morale».

-Una scena dal film “Totò che visse due volte“-

Il film era diviso in tre episodi, il terzo dei quali aveva per protagonista «un Messia vecchio e rugoso, detto Totò, che cammina attraverso i luoghi controllati dalla mafia, accompagnato da Giuda, un gobbo iroso che insiste nel pretendere da lui una immediata guarigione dalla sua deformità».

Il film di qui sopra non aveva nulla a che fare con il “principe della risata” Totò a cui fu però censurato “Totò e Carolina”. A tale proposito il comico napoletano disse: «se a un comico tolgono la possibilità di fare la satira che gli resta? Al film migliore che ho interpretato, Totò e Carolina, hanno fatto 82 tagli».

Ultimo tango a Parigi: Marlon Brando: Paul Maria Schneider: Jeanne, nella scena “incriminata”-

Come non ricordare, Ultimo Tango a Parigi, uscito nel 1972 fu sequestrato poco dopo per «esasperato pansessualismo fine a se stesso» e nel 1976 una sentenza della Corte di Cassazione decretò la distruzione di tutte le copie del film. La riabilitazione del film arrivò solo nel 1987.

Oppure il più “nostrano” Il pap’occhio, di Renzo Arbore. Il film fu distribuitonel settembre del 1980 e venne attaccato dalla stampa cattolica. Tre settimane dopo fu sequestrato «per vilipendio alla religione cattolica e alla persona di S.S. il papa “su ordine del procuratore dell’Aquila Donato Massimo Bartolomei. Il sequestro, comunque, decadde a causa di un’amnistia. Nel 1982 la Corte d’appello di Roma archiviò la denuncia per vilipendio e il film si piazzò al quinto posto nella classifica annuale degli incassi al botteghino  

-Un dettaglio della locandina de “Il pap’occhio“-

Secondo un calcolo di ANSA, dal secondo dopoguerra in poi i film che in Italia «sottoposti a censura», in qualche modo, furono 274.130 quelli statunitensi e oltre 300 quelli da altri paesi

La storia della censura cinematografica in Italia è bene raccontata e mostrata – con scene, esempi e spiegazioni – su CineCensura.com, una mostra digitale e permanente che «raccoglie i materiali relativi a 300 lungometraggi e a 80 cinegiornali, ma anche 100 tra pubblicità e cortometraggi, 28 manifesti censurati e filmati di tagli». Tra le altre cose, la mostra divide i casi di censura in quattro grandi temi: sesso, politica, religione e violenza.

Considerazioni



Ecco, questo a grandi linee la nuova legge e ciò che è stato frutto di quella vecchia.

Come ho scritto più sopra, sicuramente Ciccio avrebbe scritto meglio e maggior competanza, poi avrebbe detto che non gli piaceva il nuovo corso, dove tutto si potrà dire e fare.

Già, perché prima abbiamo parlato di falsa libertà. Non ci sarà forse più la paura della censura a dettare le linee a produttori ed artisti, ma siamo sicuri che saranno del tutto liberi?

Il decreto attuativo firmato da Franceschini prevede che d’ora in poi i film destinati ai cinema siano divisi in quattro categorie: quelli adatti a ogni tipo di pubblico, e poi quelli vietati ai minori di 6, 14 e 18 anni. In base alle nuove regole a proporre la categoria ritenuta più adeguata per ogni film saranno direttamente i loro produttori e solo a quel punto la Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche potrà confermare la categoria o, al massimo, proporne una diversa.

“Liberi tutti” quindi? Forse liberi da regole morali ma non certo dalle leggi di mercato. Sicuramente vincolati a sponsor e messaggi pubblicitari, diretti o subliminali. Liberi di dirci che dobbiamo consumare. Che dobbiamo adattarci a stili di vita frenetici, dove il sesso senza amore si consuma come un drink, dove i cattivi sono sempre più cattivi e i buoni sempre meno. Liberi di propinarci un cinema sempre più povero di contenuti e sempre meno artistico. Forse avremo un Cinena senza censura…ma anche senza valori e valore.

A Ciccio Capozzi che è andato “Via dalla pazza folla”

Autore: Antonello Rivano


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