Mottarone. Tanto… cosa vuoi che succeda?
Funivia Mottarone. Nessuna delle vittime poteva sapere che in tempi di ‘ripresa’ si può perdere la vita per l’avidità degli uomini.
Non occorre essere genitori per capire quale gesto ha salvato la vita ad Eitan, il ragazzino di cinque anni scampato al disastro del Mottarone. L’abbraccio del padre ha salvato il figlio, forse prima che lui stesso riuscisse a concepirlo. Al pericolo che incombe, il giovane padre ha reagito con un urlo ‘ Prima di toccare mio figlio, dovrete passare sul mio cadavere!’, e così è stato.
Nessuna delle vittime poteva sapere che in tempi di ‘ripresa’ si può perdere la vita per l’avidità degli uomini. Leggevo ieri un resoconto brutale dei guadagni dell’impresa: ‘15 posti in cabina, una corsa ogni 20 minuti, 23 “andata e ritorno” possibili per ogni giornata, 20 euro gli adulti, 12 euro i bambini. In totale fa 7 mila euro al giorno, più o meno ’. Non sono guadagni facili, però. Ci sono le manutenzioni, le paghe per il personale, gli imprevisti, ma quando sei chiuso da un bel pezzo, ti viene normale di lesinare sui controlli.
”Tanto cosa vuoi che succeda?”
Nessuna delle vittime immaginava di essere giunta al capolinea.
Mi è venuto in mente un vecchio giochino da adolescente; chiudevo gli occhi e mi lasciavo andare nelle braccia accoglienti dell’amica. Salire su una cabinovia o fare qualsiasi cosa moderatamente rischiosa é come lanciarsi nelle braccia di qualcuno che sai non ti lascerà cadere, significa affidarsi. Quelle quattordici persone si sono affidate; ai cavi, all’acciaio, al freno, ai manovratori. Invece hanno trovato il vuoto, come se nel tuo gioco non trovassi braccia sicure dalle quali lasciarsi avvolgere. É un tradimento.
E’ un tradimento venir giù dal ponte Morandi, da una cabinovia inaffidabile, da un’impalcatura o essere spazzato via da un carello mobile poco prima della fine del turno.
Amit, il padre di Aitan, somiglia tanto ad un eroe troiano ‘bello e sfortunato’, si diceva ai miei tempi. Quando si è giovani, il ‘furor’ ci fa sognare sulle parole di Achille e sui suoi gesti impulsivi ed arroganti. Col tempo si tifa per Ettore, l’eroe padre e marito.
Ettore sa molto bene che Achille è il più valoroso degli Achei, è consapevole che affrontando Achille morirà, eppure non si ritira, nonostante le preghiere delle donne che cercano di dissuaderlo. Prima fra tutte la moglie Andromaca che piangendo e prendendogli la mano gli dice: “Infelice, proprio il tuo valore ti ucciderà. Non hai pietà del piccolo ancora in fasce, né di me, che sarò vedova tra poco, quando gli Achei tutti insieme, ti assaliranno […] Ettore tu sei per me sposo e insieme padre, madre, fratello. Non fare un figlio orfano, me vedova.”
Ettore non ha alcun dubbio, i suoi principi e la sua etica lo spingono verso quello che deve essere, verso i suoi valori di combattente. E infatti risponde ad Andromaca: “Lo so. So tutto questo. Ma avrei troppa vergogna dei Troiani e delle Troiane se non fossi in battaglia. Da sempre ho imparato a essere forte.” […]. Dette queste parole, Ettore tende le braccia al figlio che si spaventa perché il padre ha l’armatura e l’elmo sovrastato da un’imponente chioma. L’eroe troiano si appresta a compiere la sua infelice e solitaria ‘rivoluzione’: in un mondo di dei ed eroi invincibili, si sfila l’elmo, lo poggia a terra e abbraccia il figlio […] formulando un augurio per il futuro*. Alza in aria il figlio con le braccia e con il pensiero, in un gesto assai consueto se si è genitori. Qual è, dunque, la sfida, rivoluzionaria, di Ettore padre?
Ettore eroe ‘bello e sfortunato’ abbandona le armi e si offre inerme al sorriso e ai giochi del bambino. Astianatte ricade nelle braccia del padre e sa di essere al’sicuro’, sorride.
Amit è come Ettore; c’è un eroismo ingenuo nell’abbraccio che salva, in quel frapporsi senza indugio tra il male, la paura, il dolore e il proprio bambino.
Il gesto di Amit è una speranza, in un mondo che affoga inesorabilmente nell’aggressività della nuova economia, è il cammino di un’intera civiltà che stenta a ritrovare i suoi passi attraverso un paesaggio cosparso di assenze.
*Luigi Zoja, Il gesto di Ettore. Preistoria, storia, attualità e scomparsa del padre
Abbiamo volutamente evitato di inserire in questo articolo le foto del disastro (NDR)