“Danzare nella tempesta”. L’immunologa Antonella Viola al Cicap Fest 2021
l’immunologa Antonella Viola ha presentato il suo libro dal titolo “Danzare nella tempesta” edito da Feltrinelli. Difronte ad un pubblico attento e numeroso, la prof.ssa Antonella Viola con un linguaggio semplice ma efficace, ha trattato molti temi e chiarito tanti dubbi intorno al problema Covid.
Dal 3 al 5 settembre si è svolto a Padova il Cicap Fest 2021, il festival della curiosità. Il motto di quest’anno è stato “Navigare l’incertezza, il dubbio come bussola … per tornar a riveder le stelle” e non può che essere l’augurio più bello visti i tempi che viviamo. Tanti gli argomenti scientifici trattati durante i tre giorni e tanti gli ospiti che hanno partecipato, da Piero Angela a Massimo Polidoro,da Temo Pievani a Paolo Giordano, da Andrea Crisanti a Gianfranco Carofiglio per citarne solo alcuni
di Sante Biello
Domenica 5 settembre, in mattinata, in piazza Eremitani è intervenuta anche l’immunologa Antonella Viola che ha presentato il suo libro dal titolo “Danzare nella tempesta” edito da Feltrinelli. Difronte ad un pubblico attento e numeroso, la prof.ssa Antonella Viola con un linguaggio semplice ma efficace, ha trattato molti temi e chiarito tanti dubbi intorno al problema Covid.
“Sappiamo tutti quanto dolore ha provocato finora la pandemia, quanto ha inciso sulla nostra vita quotidiana ma in un certo senso è stata anche un’opportunità”ha spiegato la prof.ssa Viola“perché per la prima volta il mondo si è accorto dell’importanza della scienza e la divulgazione scientifica è diventata fondamentale. Negli ambienti scientifici si sapeva da tempo che sarebbe arrivata prima o poi una pandemia, ma gli scienziati non sono stati ascoltati. Perché? Perché alla politica interessa il consenso immediato non progetti a lungo termine, per questo quando il virus si è diffuso in tutto il mondo, tanti Paesinon erano pronti. Addirittura, all’inizio mancavano mascherine e liquidi disinfettanti in Italia, mancava un piano pandemico”.
A tal proposito la prof.ssa Viola ha voluto sottolineare il problema del “present shock” ovvero che siamo tutti incatenati al presente e abbiamo sviluppato l’idea devastante e distruttiva che utile è ciò che è immediatamente utilizzabile. Spiega in sintesi che “non si riesce a capire che ci può essere utilità in qualcosa che si dimostrerà utile nel futuro”. Purtroppo,in Italia la ricerca è inesistente. Chi investe in qualcosa che forse sarà utile tra cinquant’anni?Nessuno o pochi.Ma la scienza ha bisogno di tempo e la fretta non è amica della scienza.Altro tema importante affrontato dallaprof.ssa Viola è stato quello dell’informazione. “Quando una comunicazione arriva alle persone prima del vaglio della comunità scientifica, in quel momento si crea un corto circuito e questa è una cosa che va evitata sempre”.
Prima della conclusione dell’incontro, ci sono state alcune domande da parte del pubblico.
Se ci fosse stato un piano pandemico pronto, avremmo avuto lo stesso numero di decessi?
“No. Non avremmo avutolo stesso numero di decessi perché l’ondata iniziale ci ha colti impreparati. Gli ospedali erano nel caos, soprattutto lì dove è partita la pandemia, penso alla Lombardia e in particolare a Bergamo. Non c’era un’organizzazione, all’inizio molte persone si infettavano al pronto soccorso, il personale non aveva le mascherine, persino i test non riuscivamo a farli perché non avevamo i reagenti. È anche vero che se avessimo avuto un piano pandemico efficiente non avremmo comunque evitato la pandemia ma avremmo sicuramente limitato il numero dei decessi. Eppure, si sapeva che sarebbe arrivata una pandemia, c’era stata una pubblicazione sulla rivista accademica Nature”.
È vero che le vaccinazioni favoriscono le mutazioni?
“Assolutamente no. Voi dovete immaginare di avere una sequenza di lettere e dovete battere questa sequenza migliaia di volte al computer. Se voi lo fate, vedrete che inserirete ogni tanto degli errori ed è normale. La stessa cosa succede per il virus. Il virus quando copia la sua informazione, il suo materiale genetico, ogni tanto inserisce degli errori. Queste sono le mutazioni. Poi l’ambiente favorisce una mutazione rispetto all’altra. Affinché le mutazioni si verifichino, serve che il virus si replichi, cioè copi se stesso e questo lo fa nei non vaccinati non nelle persone vaccinate.”
Prima dei saluti finali l’immunologa ha voluto fare chiarezza anche sul tema della terza dose: “In questi giorni si sta parlando della terza dose e sta passando il messaggio sbagliato che il vaccino non funziona, non è efficace o che ha perso forza. Questo è falso. La terza dose, in questo momento, è rivolta a tutte quelle persone che non hanno risposto bene alle prime due dosi, non hanno prodotto anticorpi. Ci sono le persone immunodepresse, pensiamo ai trapiantati che devono vivere in immunosoppressione, alle persone in dialisi, alle persone molto anziane. L’efficacia del vaccino è ancora altissima”.
Spesso ci ripetiamo se la pandemia ci ha cambiati; si spera di si, si spera che ci renda più consapevoli non solo dell’importanza della scienza e del metodo scientifico ma anche della necessità di un cambiamento del pensiero politico, meno present shocke più proiettata nel futuro.
Sante Biello
Interessante disamina dell argomento.
Bravo Sante!