Mar. Apr 16th, 2024

Un racconto corale del Mezzogiorno nei due anni sotto gli Alleati. Tour in Campania dell’autore Mario Avagliano

Il 9 e l’11 dicembre si presenta a Salerno e a Cava il libro “Paisà, sciuscià e segnorine”


Dopo la presentazione di martedì 7, il 9 e l’11 dicembre, lo storico e giornalista Mario Avagliano presenta a Salerno e a Cava de’ Tirreni il suo ultimo volume Paisà, sciuscià e segnorine. Il Sud e Roma dallo sbarco in Sicilia al 25 aprile (Il Mulino, 2021), scritto assieme a Marco Palmieri.


A Salerno il volume sarà presentato il 9 dicembre, alle ore 18, al Teatro Ghirelli, nell’ambito della rassegna organizzata dal Club della Lettura, in collaborazione con l’Anpi Salerno. Partecipano Alfonso Conte, docente universitario di storia contemporanea all’Università di Salerno, Ubaldo Baldi, presidente dell’Anpi di Salerno, e l’autore Mario Avagliano. Conduce Eduardo Scotti. È previsto un recital con letture di Andrea Carraro e Amelia Imparato.


A Cava dei Tirreni il volume sarà presentato l’11 dicembre, alle ore 18, a Palazzo di Città, nell’ambito della rassegna organizzata dal Comune, in collaborazione con Centro Studi Storia di Cava, Anpi Salerno, Associazione Giornalisti Cava-Costa d’Amalfi “Lucio Barone”, Accademia Musicale Talenti, Associazione Talenti e Quarta Rete. Partecipano Armando Lamberti, assessore alla cultura, Emiliano Amato, presidente dell’Associazione Giornalisti, Gerardo Ardito, presidente dell’Associazione Talenti, Giuseppe Foscari, direttore del Centro Studi Storia di Cava, Ubaldo Baldi, presidente dell’Anpi Salerno, e l’autore Mario Avagliano. Conduce Franco Bruno Vitolo. È previsto un recital con letture di Paola de Simone e intermezzi musicali a cura di Camilla Paoletti e Giustina Gambardella.


Il libro

La copertina del libro e l’autore, Mario Avagliano

La caduta di Mussolini e l’armistizio lasciano l’Italia stremata e divisa, mentre gli Alleati e i tedeschi si contendono palmo a palmo la penisola con scontri violenti, bombardamenti, stragi, rappresaglie, stupri, rastrellamenti, saccheggi, sfollamenti. Fame, disperazione, macerie e morte la fanno da padrone. Anche l’assetto istituzionale è segnato da una profonda frattura, tra il Regno del Sud e la Repubblica Sociale Italiana. Gli Alleati sbarcano a Salerno e la linea del fronte avanza lentamente da sud a nord e in questo periodo alla feroce occupazione tedesca del centro-nord si contrappone la convivenza forzata con i liberatori anglo-americani nel Mezzogiorno.
Il peculiare percorso di uscita dalla guerra dell’Italia meridionale è il tema del libro Paisà, sciuscià e segnorine. Il Sud e Roma dallo sbarco in Sicilia al 25 aprile (Il Mulino), di Mario Avagliano e Marco Palmieri, che raccontano questo periodo attraverso una pluralità di fonti coeve: lettere, diari, corrispondenza censurata, relazioni delle autorità italiane e alleate, giornali, canzoni, film.


Un racconto corale in cui le vicende istituzionali e militari – che sono più note – restano sullo sfondo, mentre viene ricostruito dettagliatamente quel clima che Curzio Malaparte in Kaputt esemplifica così nella frase citata nella quarta di copertina del volume: «Tutti fuggivano la disperazione, la miserabile e meravigliosa disperazione della guerra perduta, tutti correvano incontro alla speranza della fame finita, della paura finita, della guerra finita, incontro alla miserabile e meravigliosa speranza della guerra perduta. Tutti fuggivano l’Italia, andavano incontro all’Italia».


La ritirata e il breve periodo dell’occupazione tedesca del Sud lasciano sul terreno migliaia di morti e fino ad ora sono stati censiti 942 episodi di violenza e 2.623 vittime, per l’86% civili, cui si aggiunge l’altrettanto sanguinosa esperienza della popolazione nel Lazio, con 1.060 vittime in 169 atti criminali. Ma anche l’arrivo degli Alleati non è sempre pacifico, specie dove si abbatte la furia delle truppe che si abbandonano a stupri e violenze, passate alla storia come marocchinate, per il coinvolgimento dei reparti coloniali francesi.


I capitoli del libro di Avagliano e Palmieri dedicati a queste vicende sono ricchi di storie inedite o poco conosciute. La parte centrale del libro è dedicata a Salerno e alla provincia, prima oggetto dello sbarco e della battaglia tra Alleati e Tedeschi che porta alla liberazione del Mezzogiorno e poi dal febbraio 1944 capitale del Regno del Sud. Numerose le testimonianze di cittadini di Salerno, di Cava de’ Tirreni e di altri centri della provincia citate nel libro.

A partire dall’autunno-inverno del 1943 a Salerno, a Napoli e nel Mezzogiorno, e da giugno del 1944 a Roma e in Abruzzo, la popolazione gode dei primi sprazzi di libertà e di democrazia, ma al tempo stesso deve fare i conti con le ferite lasciate dal regime e dalla guerra ed è flagellata dalla fame, dalla mancanza di alloggi e di trasporti, dal caro-vita (aggravato dalla robusta emissione di am-lire da parte degli Alleati), dal mercato nero e dalla disoccupazione, soffrendo altresì per la lontananza dei reduci. Una disperazione diffusa che alimenta tensioni sociali, recrudescenze criminali e fenomeni di delinquenza minorile e di prostituzione. Inoltre, esaurita l’euforia della libertà riconquistata ed emersa la consapevolezza del carattere messianico e illusorio dell’aspettativa che l’arrivo degli anglo-americani, simbolizzato dal pane bianco, dalle caramelle e dalle chewing-gum, porti miracolosamente alla fine della miseria, col passare del tempo la presenza delle truppe alleate nella penisola diventa sempre meno gradita e più ingombrante per il degrado morale, sociale e anche economico di cui sono portatrici con i loro dollari e sterline e le violenze (anche di carattere sessuale) connesse al ruolo di conquistatori-occupanti.


Si è sostenuto che nella Southern Region, come la definiscono gli anglo-americani, la transizione dal fascismo alla democrazia sia avvenuta in anticipo, ma con modalità assai differenti rispetto all’Italia settentrionale, con minore afflato antifascista, essendoci stati pochi episodi di resistenza armata, più disordine sociale e anche con una certa insofferenza verso il governo centrale, trasformatasi di lì a poco in forte consenso per il movimento qualunquista. È una ricostruzione in cui c’è del vero, in quanto nel Sud gran parte dell’apparato dello stato – prefetti, questori, commissari prefettizi – opera all’insegna della continuità badogliana, frenando il cambiamento politico e sociale. Ma la fotografia del Mezzogiorno conservatore e perfino filofascista, certificata dal plebiscito pro-monarchia nel referendum del 1946, non racconta la storia completa di quel periodo e della società meridionale.


Infatti il saggio di Avagliano e Palmieri dimostra che in questi due anni gli italiani del Mezzogiorno iniziano un percorso di discontinuità rispetto al passato. Nelle regioni del Sud si manifesta un primo «abbozzo di Resistenza», sia attraverso i numerosi casi di militari che, all’indomani dell’armistizio rifiutano di consegnare le armi ai tedeschi e ingaggiano combattimenti con le truppe della Wehrmacht, sia attraverso i tanti episodi di resistenza spontanea e popolare, molti dei quali riguardano il salernitano. Si costituiscono anche diverse bande partigiane, soprattutto in Campania e in Abruzzo. Questo libro per la prima volta propone un panorama completo di questi episodi, sempre con testimonianze dirette, che attestano che la Resistenza ha riguardato anche il Mezzogiorno. Anche il racconto delle Quattro giornate di Napoli, grazie ai diari e alle testimonianze, fa giustizia di certe rappresentazioni troppo oleografiche o che esaltavano principalmente l’eroismo dei cosiddetti scugnizzi.
C’è fermento anche in politica. Si tiene il Congresso di Bari, prima riunione dei Comitati di Liberazione Nazionale, in tutte le regioni del Sud i partiti dell’epoca pre-fascista e quelli nuovi iniziano a riorganizzarsi, aprendo sezioni nel territorio e tenendo affollati comizi nelle piazze, in Sicilia si sviluppa un esteso movimento separatista, in Sardegna soffia il vento dell’autonomia, e si ricostituiscono i sindacati e le associazioni, a testimonianza di una società civile vitale e della volontà di riaggregarsi attorno a strutture alternative al vecchio regime fascista. Durante il breve periodo del Regno del Sud matura la Svolta di Salerno di Palmiro Togliatti, che abbastanza sorprendentemente conduce i partiti antifascisti nella coalizione di governo.


Al tempo stesso il Mezzogiorno, Napoli e Roma sono la culla dei primi gruppuscoli neofascisti che sorgono in clandestinità, spesso alimentati da giovanissimi, e organizzano contropropaganda in favore della Rsi e i primi attentati di matrice terroristica, cavalcando il malessere sociale e la protesta del «non si parte» contro i richiami alla leva, trasversale alla società meridionale.


Dal punto di vista sociale, infine, il dopoguerra anticipato del Sud e di Roma, attraverso il confronto con l’agiatezza degli Alleati e gli usi e costumi in particolare degli americani (compreso quelli di origine italiana, i cosiddetti paisà), dal jazz agli occhiali Ray-ban, dalle jeep ai cibi in scatola, costituisce un primo assaggio, nel bene e nel male, di quell’american way of life che si sarebbe affermato negli anni Cinquanta con il boom economico e influenza in modo significativo l’opinione pubblica meridionale, che nelle elezioni del 1948 compirà una chiara scelta in favore del campo occidentale, consentendo alla Dc di sconfiggere il Fronte Popolare.

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1 thought on “Un racconto corale del Mezzogiorno nei due anni sotto gli Alleati. Tour in Campania dell’autore Mario Avagliano

  1. Sono interessato alla vicenda, essendo un meridionale meridionalista, con certezza che anche questa enorme occasione del PNRR si tramutera in una tremenda occasione persa, per il mezzogiorno. Purtroppo, l’acqua va al mare, e anche se un risorgimento per il sud, potrebbe avvantaggiare la parte ricca del nord, vige la regola del prima gli italiani, nella fattispecie, prima noi del nord, al sud briciole.

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