Il ruolo della scuola oggi, Romeo: “La scuola insegni un senso critico”
intervista al prof.Rocco Romeo, autore di “Scuola inclusiva e strategie di intervento”
Di Stefano Pignataro
Uno studio intenso e ben ragionato sulla scuola e sull’Universo scolastico, sociale ed istituzionale. Il Prof. Rocco Romeo, affida al suo nuovo titolo “Scuola inclusiva e strategie di intervento” (edizioni Agape Academy Internacional, prefazione di Claudio Bonvecchio), interessanti considerazioni su un contesto quale quello scolastico perennemente in mutamento ed in continua evoluzione. “Il ruolo della scuola, nel corso del tempo è radicalmente cambiato. La necessità di porre attenzione ai bisogni del singolo alunno pone oggi in luce l’importanza di rafforzare le autonomie personali così che il discente acquisisca un’immagine positiva di sé che lo porti a sviluppare competenze comunicativo – relazionali funzionali all’integrazione in un ambiente di lavoro; Lei scrive. Il contesto storico della scuola, oggi, è radicalmente mutato, dall’apprendimento alla stessa fruizione dell’apprendimento. Oggi la stessa concentrazione sul libro è nettamente messa in discussione per le tante ingerenze digitali.
Ma esiste ancora, secondo le Sue ricerche, un filo comune che unisce la scuola di ieri con la scuola di oggi? E se si, in cosa bisogna ricercarlo?
“Il ruolo della scuola, nel corso del tempo è radicalmente cambiato. La necessità di porre attenzione ai bisogni del singolo alunno pone oggi in luce l’importanza di rafforzare le autonomie personali così che il discente acquisisca un’immagine positiva di sé che lo porti a sviluppare competenze comunicativo – relazionali funzionali all’integrazione in un ambiente di lavoro. Il compito dell’istituzione scolastica diviene fondamentale nell’attuare quelle strategie di intervento che possano assicurare ad ogni studente una didattica personalizzata che ne scopra, sviluppi ed esalti le potenzialità”.
Lei parla di didattica “personalizzata”. Cosa intende? Una didattica che ne “esalti la personalità” (come lei scrive) significa una didattica che tenga conto della sua cultura o parla proprio di un altro possibile percorso?
“Offrire una mappa aggiornata di come muoversi in questo campo intricato e complesso in cui si sovrappongono (e spesso confliggono) anche aspetti legislativi e istituzionali. Ma l’attenzione non si appunta solo aiprocessi di apprendimento e alle relative e più moderne tecniche di attuazione. Si sofferma anche sulle prospettive lavorative – inseparabili dall’educazione e dalle prospettive di vita – e che richiedono, ovviamente, capacità di relazione, di reciproca cooperazione e di collaborazione. Va da sé che non pretende di ovviare, con il suo studio, a tutti i problemi connessi alla necessità di una inclusione piena e completa. Tuttavia, fornisce un compendio di grande interesse e di facile consultazione per affrontarli in maniera adeguata”.
Come vede oggi la figura del Docente nella società civile? Cosa è cambiata la sua figura nell’immaginario collettivo italiano?
“In Italia l’attenzione dell’opinione pubblica sugli insegnanti e sulla scuola, veicolata soprattutto dai mass media, sì è concentrata prevalentemente sulle questioni della parità scolastica e sul riconoscimento del merito professionale nella determinazione delle retribuzioni. Tale fatto rappresenta senza dubbio un indicatore fondamentale di come in Italia spesso e sovente i problemi di politica sociale vengano affrontati con una prospettiva di natura prettamente ideologica. Le dimensioni ideologiche non sono certo irrilevanti, ma diventano distorcenti quando fanno sparire sullo sfondo le questioni cruciali, quando impediscono di vedere le condizioni effettive nelle quali operano le istituzioni, nel nostro caso le istituzioni scolastiche. Lo sviluppo, attraverso la ricerca, di modelli di indagine ed intervento che mirino a chiarire il rapporto mass media e immagine degli insegnanti risultano pertanto necessari per la costruzione di modelli di diffusione dell’informazione condivisi e socialmente utili, ai fini della rivalutazione e del rinnovamento dell’immagine degli insegnanti in Italia”.
Come la scuola oggi, in ambito lavorativo, può essere ancora attrattiva per migliaia di laureati? In cosa dovrebbe investire di più?
“L’istruzione di qualità è uno dei pilastri del futuro del popolo italiano. Un sistema di istruzione di qualità, che premia il merito e che aiuta gli studenti a imparare ma anche a svilupparsi un senso critico, è requisito indispensabile per garantire al Paese crescita e sviluppo nel lungo periodo. Allo stesso tempo da più consapevolezza sociale, e spinge le persone a usare meglio la ragione per le proprie scelte di vita quotidiane ed economiche. Serve creare un sistema scolastico di qualità uguale per tutti e non diverso da nord a sud, e che permetta a tutti gli studenti di poter eccellere, anche a quelli più poveri e che vivono in zone più disagiate. Serve quindi investire nell’istruzione, ma serve investire in qualità e non spargere soldi a caso senza prima aver fatto una riforma per migliorare l’efficienza del sistema educativo pubblico italiano, altrimenti molte di quelle nuove risorse che si immetterebbero, andrebbero sprecate e perse”.
Stefano Pignataro
Vicecoordinatore Nazionale di redazione/Coordinatore Sud Italia e Sicilia