Gio. Mag 2nd, 2024

Verità mascherate: Il monologo magico di Cesira con Rino Di Martino

“Le Tre Verità di Cesira” Una narrazione intima con la raffinata Regia di Antonello De Rosa al Teatro Ghirelli di Salerno

Di Stefano Pignataro

Il talento e l’estro di Rino Di Martino consegna anche agli spettatori del Teatro Ghirelli di Salerno una trasposizione teatrale, promossa da Casa del Contemporaneo e con la ProduzioneT.T.R. Il Teatro di Tato Russo, di un grande classico firmato da Manlio Santanelli; “Le tre verità di Cesira”, un unico atto costituito da un monologo in cui il Maestro Di Martino, attore e regista teatrale, per 35 anni Direttore di Produzione al Teatro “Bellini” di Napoli, veste i panni di  venditrice di limonate dei quartieri spagnoli di Napoli e  racconta a un supposto cameraman del telegiornale tre curiose verità sui suoi baffi.Sono tre le  diverse versioni per giustificare un paio di baffi su un “corpo di donna femminile”, una condizione esistenziale della donna del sottoproletariato napoletano,  “Le tre verità di Cesira” è composto da tre monologhi, tre racconti surreali firmati da  Manlio Santanelli, “caratterizzati da una comicità che apre amari squarci sulla verità: quella sulla condizione esistenziale della protagonista, sulla condizione sociale e la verità dell’ambiguità del linguaggio e della comunicazione.” In ogni suo racconto, l’attore mette in scena una sua versione, una sua condizione umorale e sentimentale con testi e dialoghi diversificati e resi di colore proprio dalla sua tragica condizione.

Si percepisce, dai racconti di Cesira, una sorta di falsità che falsità proprio di no, ma una maniera diversa di proporre la propria verità. La verità quale e? Forse nella somma e nel mosaico dei suoi racconti che propone.  Il senso della verità stesso, nella trasposizione di Rino Di Martino, viene analizzato ed indagato attraverso il mezzo di comunicazione di massa che viene messo sotto osservazione: in qualche modo, forse, Cesira, immaginandosi di essere intervistata televisivamente, si concede la “licenza” impunemente (ma in buona fede) di poter mentire raccontando tante verità. Il mezzo televisivo, in qualche modo, e’ complice. Forse, proprio nel testo si nota questo messaggio di come possa passare, agli occhi dello spettatore televisivo, una storia di un personaggio sopra le righe e che invece nasconde una tragica condizione umana, nessuna pazzia, ma una persona razionale in un mondo alienato.

«Ho voluto una messinscena semplice, scarna, – spiega il regista Antonello De Rosa, regista dello spettacolo andato in scena al Teatro Ghirelli lo scorso 9 Dicembre con  – tutta centrata sul corpo/attore, e un sapiente gioco di luce aiuta a creare uno spazio ideale dove possono prendere corpo le fantasie e il suo racconto, dove anche il reale e’ destinato a sfumare nel sogno e la verità nella finzione». De Rosa, da profondo conoscitore della drammaturgia napoletana, dedica al personaggio di Cesira ed  tutta la sua professionalità avvalendosi dell’estro di Di Martino che accompagna lo spettatore in un viaggio nella parabola esistenziale di un personaggio tra i più significativi nati dalla fantasia di Santanelli che ebbe a scrivere a riguardo che: ” La donna, inoltre, non è fatta della stessa pasta di quelle che non accettano il naso adunco o il mento a lampada di Aladino, e si spericolano in operazioni di plastica facciale (che, detto fra noi, a volte rende le sue vittime meno avvenenti di prima). E dunque tutti a bere dalla donna con i baffi aranciate, limonate, chinotti, acque sulfuree, gassose e il ben noto Diego Armando Maradona, un miscuglio di ingredienti molto poco esotici se si eccettuano i detriti di un’arachide a conclusione del manufatto! Finché un bel giorno compare un signore con uno strano aggeggio, molto simile alle più competitive telecamere, e con flemma da professionista lo sistema su un tre piedi e lo punta sull’acquaiola. Sollecitata nella sua vanità di esemplare unico e irripetibile, Cesira svelerà non una ma ben tre verità), verità delle quali sarei pronto a mettervi a parte se non fossi a conoscenza di quella buona norma che suggerisce di non spifferare ai quattro venti lo sviluppo e la conclusione di un giallo”

Stefano Pignataro
Sezione Cultura
Vice coordinatore nazionale Polis SA magazine

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