Lun. Nov 11th, 2024

Morti sul lavoro: il prezzo della sicurezza trascurata

Ogni giorno, tre persone perdono la vita sul lavoro. Appalti e subappalti complicano la responsabilità e aumentano i rischi


Ogni giorno in Italia, in media, tre persone escono di casa per andare a lavorare e non fanno più ritorno.

Una statistica impietosa, che racconta una realtà drammatica: più di 680 decessi nei primi otto mesi del 2024, secondo i dati INAIL, con un aumento del 3,5% rispetto allo stesso periodo del 2023. Sono numeri che rappresentano vite spezzate, famiglie distrutte, e una grave crisi di sistema nel mondo del lavoro.

Il dramma delle morti sul lavoro è purtroppo una piaga cronica, ma nel 2024 si è accentuata, complice una gestione sempre più frammentata e pericolosa della forza lavoro, specialmente in quei settori in cui dominano appalti e subappalti. L’edilizia, il comparto sanitario e il settore dei trasporti sono in prima linea in questa battaglia contro il tempo. In particolare, le costruzioni sono il settore più funestato, con 68 decessi registrati solo nel primo semestre del 2024, un incremento drammatico rispetto ai 39 dello stesso periodo dell’anno precedente.

Il sistema degli appalti e subappalti moltiplica i rischi: le aziende subappaltatrici spesso non dispongono delle risorse per garantire adeguate condizioni di sicurezza. Si tratta di una catena di responsabilità sempre più labile, che rende difficile il monitoraggio e l’applicazione delle norme, mentre i lavoratori, spesso giovani o immigrati, vengono lasciati soli davanti a condizioni pericolose. Nel comparto industriale e dei servizi, i decessi sono saliti da 388 a 399, e l’agricoltura ha visto un incremento da 47 a 52 morti. Questa tendenza riguarda non solo gli uomini, ma anche le donne, con un aumento dell’1,5% degli infortuni femminili, che passano da 106.305 a 107.873 casi.

La geografia del fenomeno è altrettanto eloquente: le Isole e il Sud del paese sono le aree dove si registra un incremento più marcato, con un aumento delle denunce del 2,7% nelle Isole e del 4,7% in Molise. Mentre regioni come la Sicilia (+15 decessi) e l’Emilia-Romagna (+13) evidenziano un rialzo preoccupante, altre come il Veneto (-14) e l’Umbria (-6) vedono una leggera diminuzione.

È evidente che il problema va ben oltre le singole tragedie, abbracciando un sistema che sembra cedere di fronte alle pressioni economiche e alla competizione sfrenata. Gli appalti, specie nei grandi cantieri e nelle opere pubbliche, sono spesso il cuore del problema: la frammentazione delle responsabilità, il risparmio sui costi e la mancanza di un coordinamento adeguato tra le diverse aziende coinvolte, mettono a rischio la vita dei lavoratori. I contratti a breve termine, la scarsa formazione e l’assenza di controlli stringenti sono ingredienti letali di una miscela che porta, troppo spesso, a un tragico epilogo.

Ma c’è un altro aspetto che merita attenzione: il fenomeno crescente degli infortuni tra i lavoratori più giovani, in particolare gli under 15 (+20,6%), vittime di un sistema che sta sempre più precarizzando la forza lavoro anche tra i più inesperti, come riflesso dell’estensione dell’assicurazione INAIL ai giovani studenti con tirocini o prime esperienze lavorative.

Il sistema delle tutele e della sicurezza sul lavoro richiede una profonda revisione. Le politiche attuali si dimostrano insufficienti di fronte a una realtà che si fa sempre più complessa. Le ispezioni devono essere più incisive, specialmente nelle filiere dei subappalti, dove il rischio è spesso nascosto dietro a contratti temporanei e imprese fantasma. Il dibattito pubblico deve rimettere al centro il diritto alla vita e alla sicurezza sul lavoro, altrimenti queste “morti bianche” continueranno a macchiare silenziosamente la nostra società.

La morte sul lavoro non è un destino inevitabile, e fino a quando il profitto continuerà a prevalere sulla sicurezza, non potremo dichiararci una società realmente civile.

Antonello Rivano
Direttore di redazione/coordinatore nazionale Polis SA Magazine



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