Dom. Mar 16th, 2025

Le competenze cognitive in Italia. Un Paese in ritardo

Analfabetismo Funzionale e diseguaglianze: Un’analisi dei Dati OCSE

Le competenze cognitive degli adulti italiani sono un tema di crescente preoccupazione, specialmente alla luce dei risultati emersi dall’Indagine PIAAC (Programma per la valutazione internazionale delle competenze degli adulti) condotta dall’OCSE. Il rapporto, che raccoglie dati su 31 Paesi membri, evidenzia un quadro allarmante per l’Italia, con punteggi inferiori alla media OCSE in tutte e tre le principali aree di competenza: literacy (capacità di lettura e comprensione dei testi), numeracy (competenze matematiche e numeriche) e problem solving adattivo (capacità di risolvere problemi complessi). Ma come si colloca l’Italia rispetto agli altri Paesi e quali sono le differenze all’interno del Paese stesso, in termini di età, sesso e geografia?

L’OCSE e il programma PIAAC

L’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) è un’organizzazione internazionale che raccoglie le principali economie del mondo, con l’obiettivo di promuovere politiche che migliorano il benessere sociale ed economico globale. Il Programma PIAAC misura le competenze cognitive degli adulti, ovvero la loro capacità di affrontare situazioni quotidiane che richiedono la lettura, la comprensione di testi, l’uso di informazioni numeriche e la risoluzione di problemi. L’indagine 2023 ha coinvolto 31 Paesi, tra cui le nazioni europee più avanzate, gli Stati Uniti, il Giappone e altri Paesi industrializzati.

I dati dell’Italia: in fondo alla classifica

I risultati dell’Italia, pur rimanendo stabili rispetto alle edizioni precedenti, restano al di sotto della media OCSE in tutte e tre le aree testate. Nella literacy, l’Italia ha ottenuto una media di 245 punti, contro i 260 della media OCSE, posizionandosi in fondo alla classifica, dietro a Paesi come Israele, Lituania e Polonia. Nella numeracy, l’Italia ha raggiunto 244 punti, mentre la media OCSE è di 263 punti, collocandosi al quartultimo posto, immediatamente prima di Polonia, Portogallo e Cile. Nel problem solving adattivo, l’Italia ha ottenuto un punteggio di 231 punti, rispetto ai 251 della media OCSE, mettendola insieme a Paesi come Lituania, Polonia e Cile.

In un contesto globale, l’Italia occupa una posizione molto bassa, piazzandosi tra gli ultimi in Europa e nel mondo. In Europa, l’Italia si trova tra i Paesi con punteggi più bassi, seguita da economie emergenti come la Lituania e il Portogallo, e ben lontano dai Paesi nordici, come Finlandia, Svezia e Danimarca, che registrano punteggi superiori a 270 in tutte le aree. A livello mondiale, l’Italia è posizionata molto al di sotto di altre nazioni industrializzate e sviluppate, e si trova nelle stesse fasce di Paesi come il Cile, che nonostante i progressi in alcune aree, ancora non raggiungono i livelli di competenza richiesti dalle sfide economiche e sociali globali.

Questi risultati pongono l’Italia in una posizione critica a livello internazionale, ma mostrano anche un’importante stabilità nelle performance, sebbene a livelli relativamente bassi. La mancanza di progressi significativi può essere vista come un’indicazione di problematiche strutturali che vanno affrontate con urgenza.

Il divario generazionale in Italia

Una delle differenze più significative evidenziate dal report PIAAC riguarda il divario generazionale. I giovanissimi italiani (16-24 anni) si distinguono positivamente, raggiungendo punteggi più elevati rispetto agli adulti di età più avanzata. I giovani italiani, soprattutto nel dominio della numeracy, ottengono risultati superiori non solo alla media nazionale, ma anche rispetto ad altre fasce di età, inclusi i giovani adulti tra i 25 e i 34 anni. Tuttavia, il contrasto con gli adulti più anziani, in particolare nella fascia di età 55-65 anni, è significativo. I punteggi di competenza degli adulti più anziani sono nettamente inferiori, con un declino marcato delle competenze a partire da questa fascia d’età. Questo fenomeno suggerisce che il sistema educativo e le opportunità di aggiornamento non sono sufficientemente accessibili o efficaci per le generazioni più anziane, che affrontano maggiori difficoltà nell’acquisire nuove competenze nel corso della vita.

Differenze di genere: Le donne restano Indietro in numeracy

Un altro aspetto rilevante che emerge dall’indagine riguarda le differenze di genere. Sebbene non vi siano significative differenze tra uomini e donne in literacy e problem solving adattivo, nel dominio della numeracy le donne ottengono punteggi nettamente inferiori rispetto agli uomini. Questo divario è particolarmente pronunciato tra gli adulti con un’istruzione terziaria, dove gli uomini continuano a primeggiare nelle competenze numeriche, con una differenza che si riduce solo per le donne che hanno intrapreso percorsi formativi STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica). Questo dato solleva importanti riflessioni sulle scelte educative e sugli stereotipi di genere che influenzano le donne, ostacolando il loro accesso a percorsi educativi in ambiti scientifici e tecnologici.

Le Disparità Geografiche: Nord vs Sud

Le differenze geografiche in Italia sono anch’esse rilevanti. Le regioni del Nord, in particolare il Nord-Ovest e il Nord-Est, presentano punteggi medi di competenza che sono in linea con la media OCSE, mentre le regioni del Sud sono significativamente più indietro. Questo divario tra Nord e Sud è un riflesso delle disuguaglianze storiche e strutturali, che riguardano l’accesso all’istruzione, alle risorse economiche e alle opportunità di formazione. La disparità geografica è un ostacolo che non solo penalizza la coesione sociale, ma limita anche lo sviluppo economico e la crescita complessiva del Paese.

La Soluzione: Investire in Istruzione e Inclusione

Per migliorare la situazione delle competenze cognitive in Italia, è necessario un impegno strutturale a più livelli. La formazione continua è fondamentale per ridurre il divario tra le generazioni, con particolare attenzione agli adulti più anziani, per i quali l’accesso a percorsi formativi e aggiornamenti professionali potrebbe essere incentivato. Le politiche educative devono anche affrontare le disparità di genere, promuovendo l’inclusione delle donne in percorsi STEM, abbattendo gli stereotipi culturali che le limitano.

Un altro passo cruciale è affrontare le disuguaglianze regionali. È essenziale investire in infrastrutture educative e creare opportunità per gli adulti del Sud, che spesso sono esclusi dai percorsi formativi di alta qualità. La sfida non riguarda solo l’istruzione primaria e secondaria, ma anche la promozione di una cultura dell’apprendimento continuo, che coinvolga tutte le fasce della popolazione.

Inoltre, l’informazione e la consapevolezza riguardo all’importanza delle competenze cognitive devono essere diffuse in modo capillare. La crescita delle competenze cognitive in Italia dipende non solo da politiche mirate, ma anche dalla creazione di un ambiente culturale che valorizzi e supporti l’apprendimento permanente.

L’Italia si trova di fronte a una sfida significativa in termini di competenze cognitive, ma non è troppo tardi per invertire la tendenza. Investire nell’istruzione, nella formazione continua e nella riduzione delle disuguaglianze di genere e geografiche potrebbe essere la chiave per un futuro più prospero e competitivo. Con il giusto impegno e una visione a lungo termine, l’Italia può colmare il divario con altri Paesi e migliorare la qualità della vita dei suoi cittadini.

Redazione

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