
Terzo Settore, cuore della società italiana
Come le organizzazioni sociali italiane rispondono ai bisogni delle comunità e contribuiscono alla costruzione di una società più inclusiva e resiliente

Il Terzo Settore: cuore della società italiana, tra sfide e opportunità
Nel vasto mosaico della società italiana, il Terzo Settore occupa un posto unico e imprescindibile. Rappresenta quell’insieme di organizzazioni, associazioni, cooperative e fondazioni che operano con l’obiettivo comune di creare valore per la comunità. Esempi significativi di questa realtà sono organizzazioni come Emergency, che fornisce assistenza sanitaria in contesti di emergenza, la Lega del Filo d’Oro, che si occupa di persone con disabilità sensoriali, e Libera, che combatte la mafia promuovendo la cultura della legalità. Ma il Terzo Settore è anche fatto di tante realtà che operano a livello locale, spesso in contesti più ristretti, dove la forza del legame comunitario è ancora più palpabile. Nei piccoli comuni, per esempio, cooperative che gestiscono centri per anziani o che promuovono l’inclusione sociale di persone vulnerabili, sono fondamentali per rispondere ai bisogni specifici delle comunità. Organizzazioni come “La città dei bambini” a Bologna o la “Cooperativa sociale Il Gabbiano” in alcune zone del Sud Italia dimostrano come l’azione del Terzo Settore possa radicarsi profondamente nei territori locali, offrendo supporto concreto e trasformando il panorama sociale in modo tangibile.
Con oltre 350.000 organizzazioni attive e milioni di volontari, il Terzo Settore è la spina dorsale di molte realtà locali, soprattutto nei momenti di crisi. Durante la pandemia, per esempio, abbiamo visto associazioni e cooperative mobilitarsi per distribuire beni di prima necessità, garantire supporto psicologico e mantenere vive quelle reti sociali indispensabili per affrontare le difficoltà. Questi gesti concreti, spesso silenziosi, hanno rappresentato il vero tessuto connettivo di molte comunità, in un periodo in cui le istituzioni sembravano a volte distanti. Eppure, nonostante la sua rilevanza, il Terzo Settore in Italia si trova di fronte a numerose sfide.
Dal punto di vista normativo, il Codice del Terzo Settore, entrato in vigore nel 2017, ha rappresentato un passo significativo per il riconoscimento e la regolamentazione del settore. Ha introdotto maggiore trasparenza, incentivi fiscali per chi dona e strumenti utili per favorire la crescita delle organizzazioni. Recenti modifiche al Codice hanno previsto nuove disposizioni riguardanti la gestione delle risorse, l’adozione di modelli organizzativi più snelli e l’incentivazione della cooperazione tra le diverse realtà associative. Inoltre, con l’introduzione della riforma fiscale, sono stati previsti maggiori benefici per le imprese che investono nel Terzo Settore, rendendo più vantaggiosa la filantropia aziendale. Tuttavia, l’attuazione di queste normative non è stata priva di ostacoli: ritardi burocratici, difficoltà interpretative e mancanza di risorse spesso frenano lo sviluppo delle realtà più piccole, che rappresentano la maggioranza del settore.
Un altro tema cruciale è il riconoscimento del valore sociale creato. Mentre le imprese sono misurate dal profitto e le istituzioni pubbliche dall’efficacia delle politiche, il Terzo Settore opera in una dimensione più complessa: quella dell’impatto sociale. Questo valore, spesso intangibile, merita di essere misurato e valorizzato per garantire un sostegno adeguato da parte delle istituzioni e dei cittadini. È ora di superare la logica del “sostegno a pioggia” e adottare modelli di valutazione dell’impatto che permettano di orientare meglio le risorse pubbliche verso le realtà che dimostrano effettivamente risultati positivi e duraturi.
La sostenibilità economica è un altro nodo cruciale. Molte organizzazioni del Terzo Settore dipendono da finanziamenti pubblici, che spesso risultano insufficienti o incerti. A ciò si aggiunge la difficoltà di accedere a bandi europei, che richiedono competenze e risorse che non tutte le realtà hanno a disposizione. Il recente potenziamento dei fondi europei dedicati all’innovazione sociale e alla coesione territoriale ha portato ad un cambiamento, ma resta alta la competizione per accaparrarsi risorse. Il fundraising e le donazioni private rappresentano una soluzione, ma non bastano a coprire le crescenti esigenze delle comunità. La legge di bilancio 2025 ha introdotto nuove misure di supporto economico per le organizzazioni del Terzo Settore, incluse deduzioni fiscali più vantaggiose per le donazioni e l’ampliamento delle agevolazioni per le organizzazioni che collaborano con la pubblica amministrazione in progetti sociali. Tuttavia, permangono difficoltà legate alla stabilità dei fondi e alla burocrazia che spesso rallenta l’assegnazione delle risorse. In un contesto di crescente concorrenza per le risorse, è fondamentale promuovere modelli di sostenibilità innovativi, come le partnership pubblico-privato e il social impact investing. Questi strumenti possono aiutare le organizzazioni a diversificare le entrate e a migliorare la loro capacità di risposta alle esigenze sociali.
Il Terzo Settore vive grazie alla passione e all’impegno di milioni di volontari. Tuttavia, con il crescere della complessità dei bisogni sociali, emerge la necessità di una sempre maggiore professionalizzazione. La formazione continua, il riconoscimento delle competenze acquisite e la creazione di percorsi lavorativi stabili all’interno del settore sono fondamentali per garantire la qualità dei servizi offerti. Le leggi recenti in materia di lavoro hanno incluso il Terzo Settore tra i settori da potenziare, prevedendo anche incentivi per la stabilizzazione dei contratti di lavoro per i giovani e le donne, con un occhio particolare alle aree svantaggiate. In questo contesto, le storie di giovani che, tramite il Terzo Settore, riescono a costruire una carriera solida sono un esempio di come la professionalizzazione del settore possa creare valore per la società nel suo complesso.
Il futuro del Terzo Settore in Italia dipenderà dalla capacità di affrontare queste sfide con visione e pragmatismo. Sarà necessario investire in innovazione sociale, valorizzare le esperienze locali e costruire reti sempre più solide tra le organizzazioni. Le istituzioni dovranno fare la loro parte, riducendo i vincoli burocratici e garantendo risorse adeguate. Ma anche i cittadini hanno un ruolo cruciale: sostenere il Terzo Settore non significa solo donare denaro o tempo, ma anche riconoscerne il valore, raccontarne le storie e difenderne l’autonomia. È fondamentale che i cittadini vedano nelle organizzazioni del Terzo Settore non solo degli attori che rispondono ai bisogni, ma dei veri e propri pilastri di coesione sociale.
L’Italia, un paese ricco di storia e cultura, è anche una terra di solidarietà e partecipazione. Il Terzo Settore è l’anima di questa vocazione sociale. Spetta a tutti noi proteggerla e farla crescere, per costruire una società più giusta, inclusiva e resiliente.
Antonello Rivano
Direttore di redazione/coordinatore nazionale Polis SA Magazine