
OL. N°9
Spazi aperti alla poesia e alla narrativa

IN QUESTO NUMERO
Poesie
Racconti
Redazione
Poesia
“La poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve” Mario Ruoppolo (Massimo Troisi) in Il postino
Ad Ada Felugo
Mancava la elle nel tuo nome ,
ma come Alda portavi innato
in te il dono della poesia-
così immensa e profondamente
vibrante
e viva, era la tua voce.
E io che della Merini
che solo una volta abbracciai
conservo una fotografia,
con te che sovente intrecciavo
cuore e poesia,
non ne ho nessuna da custodire.
Ma conservo tutti i tuoi versi
e quel tuo “passerà “, amica mia,
detto sovente pur sapendo
di mentire , spesso mi sovviene
in questo tempo in cui anche la mia vita
lenta mi sta scivolando via.
Danila Olivieri (Inedita ©Tutti i diritti riservati)
Poesia breve
Scioglieremo le vele un giorno,
o lo faremo di notte.
E benché la distanza
sia ora incolmabile,
accadrà
che due venti soffieranno opposti
e gli alberi maestri
in uno solo
combaceranno.
Giuseppina Rombi (Inedita ©Tutti i diritti riservati)
Narrativa
“Va’ là fuori, trova una storia che ami e poi raccontala” Ron Howard
Il giorno in cui il tempo si fermò
Marco si svegliò con la sensazione che qualcosa non andasse. Il mondo sembrava immerso in una quiete irreale, come se fosse in attesa di un segnale per riprendere a muoversi. Si alzò dal letto e andò in cucina: la caffettiera era rimasta sospesa a metà del borbottio, un filo di vapore congelato a mezz’aria.
Aprì la finestra: nessun suono. Nessuna macchina, nessun passante. Perfino le nuvole nel cielo erano bloccate in una forma imprecisa, come un quadro lasciato incompiuto.
Dopo un primo momento di sgomento, Marco capì. Il tempo si era fermato. La scoperta lo riempì di una strana euforia: finalmente poteva fare tutto ciò che voleva, senza fretta, senza scadenze. Corse per le strade deserte, entrò nei negozi e si prese cioccolatini dai banconi senza che nessuno protestasse. Provò a sbilanciare un uomo che stava per attraversare la strada, ma il suo corpo rimase immobile come una statua.
Giorno dopo giorno, però, l’entusiasmo si affievolì. Mangiare non aveva più senso, dormire non serviva. Le librerie erano piene di storie, ma senza qualcuno con cui parlarne, le parole sembravano prive di vita. Persino l’idea di giocare brutti scherzi agli sconosciuti si rivelò noiosa: spostava cappelli, infilava banane nelle tasche, ma nessuno reagiva.
Si accorse che la libertà assoluta, senza il tempo, era solo una gabbia silenziosa. Tornò a casa, si sedette sul divano e sospirò. “Che senso ha tutto questo se non c’è nessuno con cui condividerlo?”.
In quel momento, l’orologio ticchettò.
Il caffè riprese a salire, il vapore si disperse nell’aria. Un clacson suonò in strada, un bambino rise. Il tempo era tornato a scorrere. Marco si alzò, corse fuori, osservò i passanti muoversi, ignari del fatto che, per un istante infinito, tutto era stato fermo. E sorrise, sollevato.
Il tempo ci sfugge, lo temiamo, lo inseguiamo. Ma senza di esso, nulla ha più senso. Forse non dovremmo cercare di fermarlo, ma solo imparare a viverlo.
Ignazio Antani (Inedita ©Tutti i diritti riservati)
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