
Spreco alimentare e povertà in aumento: Il paradosso italiano
Quando il cibo finisce nella spazzatura mentre cresce chi non può permetterselo

L’Italia tra povertà e spreco alimentare
Di Antonello Rivano
L’Italia si trova di fronte a una contraddizione sempre più evidente: da un lato, cresce lo spreco alimentare, dall’altro aumenta la difficoltà di accesso a cibo sano e sostenibile per una fetta crescente della popolazione. Questa situazione emerge con chiarezza dal rapporto “Il caso Italia 2025” dell’Osservatorio Waste Watcher International, diffuso in occasione della dodicesima Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare.
I dati sono allarmanti: l’indice FIES di insicurezza alimentare è aumentato del 13,95% e la povertà assoluta ha colpito l’8,5% degli italiani nel 2023. Il Food Insecurity Experience Scale (FIES) è un indicatore sviluppato dalla FAO per misurare il livello di insicurezza alimentare nelle famiglie, valutando la difficoltà nell’accesso regolare a cibo sufficiente e nutriente. Il fenomeno dell’insicurezza alimentare colpisce soprattutto le famiglie del Sud e del Centro Italia, aree in cui si registra anche un maggiore spreco domestico. Ogni cittadino italiano getta in media 139,71 euro di cibo all’anno, mentre il valore complessivo dello spreco lungo tutta la filiera alimentare raggiunge la cifra impressionante di 14,1 miliardi di euro, di cui ben 8,2 miliardi derivano dallo spreco domestico.
Questi numeri risultano ancora più paradossali se si considera che la consapevolezza del problema era cresciuta durante la pandemia, quando molte famiglie avevano adottato abitudini più responsabili. Tuttavia, queste buone pratiche sembrano progressivamente dissolversi. Tra i prodotti più sprecati troviamo pane, frutta, verdura e insalata, spesso a causa di confezioni sovradimensionate che favoriscono un eccesso di acquisti e una successiva dispersione degli alimenti.
Parallelamente, l’aumento della povertà rende sempre più difficile per molte famiglie accedere a un’alimentazione adeguata. Il divario economico si traduce in una crescente disuguaglianza alimentare, con fasce di popolazione costrette a ricorrere a prodotti economici ma spesso meno nutrienti, mentre il cibo di qualità resta appannaggio di chi può permetterselo. La crisi economica, l’inflazione e la precarietà lavorativa aggravano ulteriormente la situazione, rendendo ancora più urgente un intervento strutturale per garantire equità nell’accesso al cibo.
La sfida per ridurre lo spreco alimentare resta aperta e cruciale, in linea con l’obiettivo dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite di dimezzarlo entro il 2030, portandolo a 369,7 grammi settimanali per persona. Un obiettivo ambizioso, ma necessario, che richiede un cambio di mentalità non solo da parte dei consumatori, ma anche dell’intero sistema di produzione e distribuzione alimentare.
Contrastare lo spreco alimentare e combattere la povertà non è solo una questione economica, ma anche etica e ambientale. Serve un impegno collettivo che coinvolga istituzioni, imprese e cittadini per promuovere una cultura della sostenibilità alimentare. Solo così si potrà superare questa assurda contraddizione e garantire un accesso equo al cibo per tutti.
Antonello Rivano
Direttore di redazione/coordinatore nazionale Polis SA Magazine