Gio. Apr 17th, 2025

OL. N°12

Spazi aperti per la poesia e la narrativa


IN QUESTO NUMERO

Poesie

Racconti

Redazione


Poesia

“La poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve” Mario Ruoppolo (Massimo Troisi) in Il postino


Vagabondi Pensieri

Scampoli d’amore, ricordi… avanzano tremuli.

Amplessi di tempo, nel vento;
del vento
portan via memorie
i cari sensi ottenebrati dalla luna,
ch’incombe di notte!

E vedrai, vedrai… a chiacchierar le comari
lungo le viuzze d’un selvatico paesello.
I lampioni sbrilluccicano ai marciapiedi,
le stelle vacue s’affacciano dal verone avito, a curiosare
a impicciarsi (pettegole!)
di ciò che fa l’astro di ghiaccio,
addentro i visceri del nostro pianeta – galassia di galassie…

Venere, ciprigna e callipigia,
vincitrice occhieggiante le romorose cascate,
è bella ma strega, è fattucchiera delle Alpi
e delle malghe.

Anch’io son masca tra masche:
giù la maschera – o vindice corteggiatrice
(la Morte…)!

Ch’io tornerò – un dì –
a spadroneggiar l’esistenza.

Tacete, o brezze inquietanti – giochi di fuoco –
in candide ridde di sogni cadenti,
risate sommesse, non sghignazzate,
per quel momento di corse nel sempre,
per seguir scie ed anelli dorati,
nel crogiuolo beato
di destini incrociati!

Anna Maria Noia (Inedita ©Tutti i diritti riservati)

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Narrativa

Va’ là fuori, trova una storia che ami e poi raccontala” Ron Howard


Più forte delle armi

Il vento soffiava tra le macerie di quella che un tempo era stata una città viva. Ora, case sventrate si ergevano come denti spezzati contro un cielo grigio e indifferente. Camminando tra i detriti, un vecchio soldato si fermò a osservare un muro su cui, incredibilmente, resisteva ancora un frammento di manifesto scolorito: un bambino sorrideva, stringendo un pallone. L’immagine era strappata a metà, la gioia a brandelli come il futuro stesso.

Si accovacciò accanto a un pezzo di mattone e si tolse l’elmetto, poggiandolo a terra con un sospiro. Non sapeva più chi fosse il nemico, non sapeva nemmeno più se esistesse un nemico. Aveva marciato, sparato, visto cadere amici e sconosciuti con la stessa, insensata ripetitività. E ora, dopo tutto, si chiedeva cosa fosse cambiato. Era rimasto solo il silenzio, interrotto a tratti dal vento e dal rumore lontano di qualche rovina che crollava su se stessa.

Da un vicolo, una figura emerse piano. Un ragazzo, sporco di polvere e con gli occhi grandi e cavi, lo guardò con la paura di chi ha perso tutto. Il soldato si mosse appena, poi estrasse dalla tasca una crosta di pane e la porse senza una parola. Il ragazzo lo fissò per un lungo istante, poi la afferrò e divorò con mani tremanti. Masticava con avidità, ma senza staccare gli occhi dall’uomo davanti a lui, quasi aspettandosi che quell’atto di gentilezza celasse un inganno.

Il vecchio soldato lo osservò. Aveva forse l’età di suo figlio, se mai ne avesse avuto uno. In quel momento, comprese che nessun esercito avrebbe mai ricostruito ciò che era stato distrutto. Nessuna vittoria avrebbe restituito le vite spezzate. La guerra non aveva portato nulla, solo fame e silenzio.

Si alzò, lasciando il ragazzo con il suo pane, e riprese a camminare tra le rovine, portando con sé il peso di una consapevolezza che nessuna battaglia avrebbe mai potuto cancellare. E mentre si allontanava, il ragazzo rimase a guardarlo, stringendo ancora tra le mani quell’unico gesto di umanità ricevuto in giorni di orrore. Forse, pensò il soldato, quel piccolo pezzo di pane era più forte di qualsiasi arma.

Ignazio Antani (Inedito ©Tutti i diritti riservati)

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