Mar. Lug 8th, 2025

Presidio per la difesa della sanità pubblica a Genova

Martedì 15 aprile 2025, alle ore 14, si terrà un presidio organizzato dalla Rete Liguria dei comitati e delle associazioni, davanti al Consiglio Regionale

Domani, martedì 15 aprile 2025, alle ore 14, si terrà un presidio organizzato dalla Rete Liguria dei comitati e delle associazioni, davanti al Consiglio Regionale in via D’Annunzio 42 a Genova. L’iniziativa, con lo slogan “LA SALUTE NON E’ UNA MERCE LA SALUTE SI DIFENDE E NON SI SVENDE”,nasce dalla preoccupazione per la situazione della sanità pubblica in Liguria, a seguito di politiche di riduzione dei servizi e privatizzazione. I comitati chiedono un cambiamento radicale e vogliono portare all’attenzione delle istituzioni regionali i numerosi disagi che i cittadini liguri stanno affrontando, in particolare riguardo alla chiusura degli ospedali, alla carenza di personale e ai problemi legati alla geografia complessa della regione.


La salute è un diritto fondamentale, ma la realtà è che il sistema sanitario regionale sta peggiorando. Le promesse di investimenti nel settore, anche grazie ai fondi del PNRR, sono rimaste vuote. La carenza di medici di famiglia, presidi sanitari sul territorio e prevenzione è evidente, soprattutto in Valpolcevera, dove la popolazione vive condizioni critiche. Il Comitato Liberi Cittadini di Certosa denuncia la mancanza di azioni concrete, come la Casa di Comunità e l’aumento degli operatori sanitari, e invita a partecipare al presidio di domani, martedì 15 aprile, alle 14 davanti al Consiglio Regionale per difendere la sanità pubblica.


L’articolo di Massimo Clementi, pubblicato su Genova Today, denuncia l’inquinamento prodotto dal porto di Genova e il suo impatto sulla salute dei cittadini. Le navi e le attività portuali emettono sostanze tossiche, tra cui polveri sottili e metalli pesanti, che minacciano la salute, soprattutto nei quartieri vicini al porto. La situazione è aggravata dalla presenza di particelle microscopiche che penetrano facilmente nei polmoni e nel sangue. L’amministrazione comunale ha installato centraline per il monitoraggio dell’aria, ma queste non rilevano adeguatamente le particelle ultrafini e i metalli pesanti. I comitati cittadini chiedono un monitoraggio più accurato e interventi urgenti per ridurre le emissioni e tutelare la salute pubblica. Il Comitato Porto Aperto sollecita un piano urbanistico che metta la salute al primo posto.


Il gruppo “Fermiamo il mostro del Gas davanti a Savona” aderisce al presidio organizzato dalla Rete Liguria per opporsi al progetto del rigassificatore Italis LNG a Vado Ligure-Savona e al gasdotto collegato. Il progetto, voluto dalla precedente Giunta regionale, presenta criticità gravi:

  1. Rischi catastrofici: L’impianto, situato a soli 2,9 km da Savona e 4 km da Vado Ligure, è ad alto rischio di incidenti rilevanti, e la sua vicinanza a zone densamente popolate è preoccupante.
  2. Inquinamento marino: L’impianto scaricherebbe tonnellate di cloro in mare, minacciando un’area marina protetta e il Santuario dei Cetacei.
  3. Impatto sulla salute pubblica: Le emissioni e l’alta antropizzazione della zona potrebbero peggiorare la salute dei cittadini, soprattutto dopo la chiusura della centrale a carbone.
  4. Impatti sul territorio: La costruzione del gasdotto comporterebbe espropri, danneggiando aree agricole di pregio in Val Bormida e nel comune di Quiliano.
  5. Danno economico: L’impianto avrebbe effetti negativi sul turismo, essendo situato a pochi chilometri dalle spiagge premiate con le Bandiere Blu.

Il Consiglio Regionale della Liguria ha votato all’unanimità contro il progetto il 7 gennaio. Il gruppo chiede ora al Presidente Bucci di intervenire per bloccare formalmente il progetto, in linea con gli impegni assunti in campagna elettorale. Il comitato rifiuta l’etichetta di “signori del no” e sostiene un sì a uno sviluppo economico che rispetti salute e ambiente, come sancito dalla Costituzione.


Il Comitato CulturAmbiente denuncia l’emergenza ambientale e sanitaria in corso in Val Bormida, un’area già gravata da decenni di servitù industriali, che oggi è tra le più inquinate della Liguria. Tra i principali temi sollevati:

  1. Disastro ACNA: La ex area ACNA di Cengio è una delle principali criticità, con i bacini del fiume Bormida contaminati da decenni di sversamenti inquinanti. Nonostante la situazione, l’area non è mai stata bonificata, ma solo “tombata”, rimanendo una bomba ecologica.
  2. Emissioni nocive: Le emissioni di benzopirene dalla fabbrica Italiana Coke, una sostanza cancerogena, sono ancora troppo elevate e oltre i limiti legali, con riscontri in aumento delle patologie tumorali nella zona. Il comitato chiede azioni concrete per ridurre le emissioni e indagare sulla loro correlazione con l’aumento delle malattie.
  3. Problemi con il biodigestore di Ferrania: Iren Ambiente S.p.A. è stata diffidata per irregolarità nelle emissioni in aria dal biodigestore, che deve essere normalizzato.
  4. Parchi eolici non regolamentati: La progettazione di nuovi parchi eolici senza una pianificazione regionale rischia di danneggiare ecosistemi boschivi, rotte migratorie e il paesaggio. Il comitato chiede che venga attuato un piano regionale per regolamentare l’eolico.
  5. Gasdotto del rigassificatore e termovalorizzatore: Il gasdotto del rigassificatore di Vado Ligure e la costruzione di un termovalorizzatore rappresentano un ulteriore pericolo per la qualità dell’aria, il territorio e gli abitanti della Val Bormida, con impatti ambientali e sugli espropri.
  6. Abbandono e degrado: A Ferrania, dove molte fabbriche hanno chiuso, il territorio è stato lasciato in stato di abbandono, senza supporto per il rilancio e la riconversione delle aree industriali dismesse.
  7. Ospedale di Cairo Montenotte: L’ospedale di Cairo, fondamentale per la popolazione locale, è stato progressivamente depotenziato, con la chiusura di servizi cruciali come il punto nascite e il consultorio. L’alluvione del 2024 ha ulteriormente compromesso i reparti, aumentando la necessità di interventi da parte della Regione per tutelare i cittadini.

Il comitato si oppone a un modello di sviluppo che sfrutta il territorio senza garantire la salute dei cittadini e l’ambiente, e chiede azioni concrete per affrontare queste problematiche.


Italia Nostra sottolinea le difficoltà operative attuali dell’Ospedale Galliera, in particolare del Pronto Soccorso, riconoscendo l’abnegazione del personale sanitario. Allo stesso tempo, come associazione impegnata nella tutela del patrimonio culturale e della qualità della vita, ricorda il valore storico, architettonico e simbolico dell’edificio donato dalla Duchessa di Galliera per la cura dei poveri infermi.

Pur comprendendo i limiti strutturali dell’attuale sede per un ospedale di alta specializzazione, Italia Nostra si oppone alla costruzione del nuovo complesso all’interno del perimetro storico di Carignano. Tale intervento impatterebbe negativamente su un’area già congestionata, danneggiando il monumento, l’ambiente e la vivibilità urbana.

L’associazione chiede che si individui un’area alternativa, preferibilmente nel Ponente cittadino, zona più carente di presidi sanitari. In particolare propone la possibilità di una sinergia ospedaliera nell’area degli Erzelli, dove potrebbero sorgere due plessi coordinati rispettivamente da Galliera e San Martino, con specializzazioni complementari. Una scelta simile offrirebbe efficienza, sostenibilità economica e rispetto del patrimonio.

Italia Nostra invita quindi le istituzioni a un serio sforzo di pianificazione urbana che coniughi innovazione sanitaria, equità territoriale e tutela dei beni comuni.


I Comitati di Via Vecchia e Strade Limitrofe, per la Difesa del Parco dei Forti e delle Mura di Genova, e Cittadini Banchelle denunciano le gravi criticità legate a diversi progetti urbanistici e sanitari che interessano la Valbisagno e Genova.

La prevista nuova rimessa AMT a Staglieno, con due piani di parcheggio di interscambio, aumenterà il traffico e l’inquinamento in un’area già critica per la vicinanza all’uscita autostradale di Genova Est. Non è stata effettuata alcuna valutazione sui rischi legati alla presenza di amianto nella struttura da demolire, né indagini su eventuali contaminazioni del sottosuolo, come accaduto alle Gavette.

La costruzione di un secondo tempio crematorio all’interno del cimitero monumentale di Staglieno, fortemente voluta dal precedente sindaco e sostenuta dal Presidente della Regione, è ritenuta inutile: l’attuale impianto, gestito da Socrem (ente morale), è sufficiente a coprire il fabbisogno cittadino. Il nuovo crematorio, a gestione privata, potrebbe attrarre salme da fuori Regione, aumentando l’inquinamento atmosferico dovuto alla combustione di bare zincate.

Il Consiglio Regionale ha approvato l’ampliamento dello stabilimento Panarello all’interno del Parco delle Mura, modificando il piano paesaggistico e il piano urbanistico comunale. I comitati criticano la trasformazione di un’area verde in area industriale, temendo un precedente per ulteriori cementificazioni.

I comitati chiedono che il nuovo sindaco metta finalmente al centro la salute pubblica, tema finora trascurato, e sollecitano il Presidente della Regione a garantire un servizio sanitario pubblico efficiente. Per la Valbisagno si richiede un vero polo sanitario, in grado di rispondere ai bisogni del territorio, e non strutture inefficaci come la Casa di Comunità di Struppa. La recente chiusura della farmacia territoriale, trasferita in via Archimede, ha ulteriormente aggravato i disagi per i cittadini.


Il Comitato Civico di Base di Imperia e Taggia consegnerà domani 20.000 firme raccolte regolarmente contro la chiusura dell’ospedale di Imperia”, affermano i rappresentanti del comitato. “Chiudere un ospedale in un capoluogo di provincia che serve un bacino di utenza importante, fino ad Andora, significa ridurre servizi fondamentali per i cittadini, specialmente considerando che la Liguria è la regione con più anziani in Italia.”

“Inoltre,” continuano, “costruire un nuovo ospedale a Taggia, in una zona dislocata e con la carenza di medici, sarebbe una soluzione inefficace. Un ospedale di questo tipo non potrà mai diventare un Dea di II livello, visto che la popolazione della provincia di Imperia non supera i 220.000 abitanti, mentre per un Dea di II livello sono necessari almeno 400.000 abitanti.”

“Le strade liguri, con due arterie principali come l’A10 e l’Aurelia, sono già congestionate da cantieri e incidenti, e la viabilità si intasa ulteriormente con l’arrivo dei turisti in estate. Non si può ignorare il fatto che spesso si verificano emergenze come i parti in autostrada, un fenomeno che si è intensificato dopo la chiusura del reparto nascite del Santa Corona.”

“Troviamo scandaloso leggere dichiarazioni ufficiali che minimizzano i rischi dei parti in autostrada. Quando il reparto nascite era attivo, questi episodi erano rari. La sicurezza di mamme e neonati, così come dei volontari soccorritori, non può essere messa a rischio.”

“Non vogliamo un ospedale a Taggia se prima non si investe sul personale sanitario e se non si rendono più attrattivi i contratti per i medici, con stipendi più alti e corsi di medicina più accessibili. Le firme sono arrivate a 20.000, ma la pandemia ha impedito una raccolta più ampia. La solidarietà di cittadini e non residenti, anche di chi ha seconde case, è stata evidente.”


Il truck loading prevede il transito quotidiano di un Ro-Ro che trasporterà autocisterne cariche di GNL, attraversando il Golfo e incrociando traffico navale variegato, tra cui navi da crociera e navi militari. Il vessel reloading, insieme a un progetto di ampliamento, comporterà l’ingresso di navi gasiere di maggiore capacità e un dragaggio dei fondali, che prevede l’estrazione di circa 2 milioni di mc di fanghi, di cui 500.000 mc sono contaminati. La baia di Panigaglia è già un’area altamente inquinata, e il dragaggio senza bonifica preventiva rischia di aggravare la situazione.

L’impianto di rigassificazione emette NOx, metano e CO, con un impatto significativo sulla qualità dell’aria, come evidenziato dalle simulazioni. Le emissioni attuali di NOx, nonostante l’ampliamento e la sostituzione dei vaporizzatori, continueranno a essere problematiche. Le dichiarazioni di Snam sulle emissioni, che non mostrano miglioramenti sostanziali, sono preoccupanti.

L’Associazione POSIDONIA Porto Venere APS si oppone a questi sviluppi, chiedendo la progressiva dismissione dell’impianto per motivi di sicurezza e salute pubblica. L’inquinamento ambientale, unito ai rischi legati all’impianto, rappresenta una minaccia per la salute dei cittadini, come sottolineato dall’OMS.

REDAZIONE

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