Mer. Ott 1st, 2025

La Sardegna che brucia, e noi con lei

Dalle spiagge alle campagne, le fiamme avanzano: non basta più resistere, serve impedire che l’isola diventi terra di cenere


di Antonello Rivano


Cagliari 28/07/2025. C’è un odore che non si dimentica. È quello del fumo che graffia la gola, che sporca l’aria di nero e paura. È quello che, ancora una volta, ci avvolge in questi giorni di fuoco. La Sardegna brucia. Bruciano i campi, i boschi, gli angoli di paradiso che sembravano eterni. E bruciamo un po’ anche noi, con loro.

Ieri, a Villasimius, le fiamme sono arrivate fino alla spiaggia di Punta Molentis. Gente in costume che corre, bambini piangono, anziani presi di peso e portati via. La Guardia Costiera ha caricato centinaia di persone sui gommoni, mentre dietro di loro le auto — quelle stesse auto che poche ore prima erano parcheggiate per una giornata di mare — diventavano carcasse nere, fumo e ferro. Poteva essere una strage.

E mentre sto per consegnare questo articolo in redazione, arriva un’altra notizia: un nuovo rogo divampa tra Orosei e Onifai, lungo la costa orientale del Nuorese.
E forse in questo stesso istante in cui leggete queste parole, le fiamme, spinte dalle forti raffiche di maestrale, stanno ancora avanzando, minacciando abitazioni e un residence turistico — il famoso “Gli Ontani” — costringendo all’evacuazione di almeno 60 case e un resort, con oltre 150 persone tra residenti e turisti portate via in fretta. I canadair e gli elicoetteri, sono in volo, le squadre di terra corrono, ma il vento non aiuta. La Protezione Civile ha diramato l’ennesima allerta rossa. E non è l’unico incendio di cui si stanno occupando Vigili del Fuoco, Forestali e volontari, in questo momento in Sardegna.

Ogni estate sembra la stessa storia, eppure non ci si abitua mai. Perché sappiamo che non è solo colpa del vento, della siccità, del caldo che toglie il respiro. Dietro c’è quasi sempre una mano, distratta o crudele. Lo ha detto il sindaco di Villasimius: “Dietro c’è la mano di un pazzo.” E allora la rabbia monta, insieme al fumo.

Perché i roghi non bruciano solo alberi. Bruciano radici, ricordi, identità. Cancellano sentieri, pietre, profumi. Ti tolgono la terra sotto i piedi e la consegnano alle fiamme.

Ma nonostante tutto, c’è qualcosa che resiste. Lo vedi nei volti dei vigili del fuoco, dei forestali, dei volontari che combattono per ore, tra calore insopportabile e vento che cambia direzione. Lo senti nei pastori che cercano di salvare il salvabile, nei vicini che aprono le loro case a chi ha perso tutto.

La Sardegna è stanca, sì. È ferita. Ma non si piega.
Eppure — e lo dico piano, quasi sottovoce — non basta resistere. Servono scelte, serve prevenzione, serve che questa isola smetta di essere “terra di cenere” ogni estate.

Perché il fuoco, se non lo fermiamo noi, non brucerà solo la nostra terra. Brucerà la nostra memoria. E la memoria, una volta persa, non torna più.

Antonello Rivano

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