Il XX secolo è stato segnato da atroci vicende umane che hanno messo in evidenza il lato più oscuro dell’uomo. Difficile sapere con precisione i milioni di morti e feriti provocati da guerre, terrorismi e pulizie etniche per motivi ideologici, economici e religiosi.
Ma in questo scenario, tante sono state le persone cha hanno rischiato la propria vita pur di salvare uomini, donne e bambini dalla follia ideologica.
Tra questi ricordiamo Giorgio Perlasca, un eroe italiano che salvò oltre cinquemila ebrei ungheresi dall’Olocausto, il genocidio perpetrato dalla Germania nazista e dai suoi alleati tra il 1939 e il 1945 nei confronti degli ebrei di tutta Europa.
Perlasca nacque a Como nel 1910, ma dopo qualche mese, per motivi di lavoro del padre, la famiglia si trasferì a Maserà in provincia di Padova. Negli anni venti aderì al partito fascista ma già negli anni trenta, di ritorno dalla Spagna dove aveva combattuto in un reggimento di artiglieria al fianco del generale Franco, si allontanò dal fascismo per due motivi: l’alleanza dell’Italia con la Germania nazista e le leggi razziali emanate da Mussolini, entrate in vigore nel 1938.
Durante la seconda guerra mondiale gli fu assegnato il compito di comprare carne per l’Esercito Italiano con lo status di diplomatico. Quando i tedeschi occuparono Budapest, Perlasca trovò rifugio presso l’ambasciata spagnola e grazie ad una serie di circostanze e di stratagemmi, si finse un diplomatico spagnolo facendosi chiamare Jorge Perlasca. È proprio tra l’inverno del 1944-1945 che Perlasca riesce a salvare oltre cinquemila ungheresi di religione ebraica grazie a dei salvacondotti firmati di suo pugno. Non solo, ma grazie alla sua automobile diplomatica con bandiere spagnole, Perlasca riuscì a trarre in salvo anche molti bambini ebrei che trovava per strada. Franco Perlasca, il figlio di Giorgio, in un’intervista rilasciata qualche tempo fa disse: “L’unico rammarico di mio padre è questo: prima che partisse il treno, andava a chiedere di poter prendere qualche ebreo, solo che ne poteva prendere solo uno, gli altri andavano automaticamente a morire”.
Tanti furono gli aneddoti intorno alla vita di Perlasca, impossibile riportarli tutti; ma è utile mettere in evidenza un aspetto importante: quando ormai i tedeschi cominciarono a ritirarsi di fronte all’avanzata dell’Armata russa, dopo un lungo e avventuroso viaggio per i Balcani e la Turchia, Perlasca torna in Italia ma non parlò mai con nessuno della sua storia di coraggio e altruismo, nemmeno con la sua famiglia; solo negli anni ottanta, grazie alle testimonianze di alcune donne ebree ungheresi salvate dalla “soluzione finale”, emerse la figura di Giorgio Perlasca. In seguito sarà lo stesso Perlasca che racconterà la sua incredibile storia incontrando e sensibilizzando le nuove generazioni.
Tra le numerosi onorificenze, nel 1989 a Gerusalemme Perlasca ottenne il titolo “Giusti tra le Nazioni”, un riconoscimento mondiale che veniva assegnato ai non ebrei che rischiarono le loro vite per salvare gli ebrei durante la Shoah.
Giorgio Perlasca muore nel 1992 ed è sepolto nel cimitero di Maserà a pochi chilometri da Padova. Tra i vari libri, mostre e documenti che ripercorrono la sua straordinaria vita, il 28 e 29 gennaio 2002, in concomitanza con il giorno della memoria, Rai Uno trasmise il film “Perlasca. Un eroe italiano” con l’attore Luca Zingaretti. Il film ottenne un grande successo e fu proiettato in molti Paesi europei, in Israele, Canada e Stati Uniti.
Joseph Campbell diceva che “Un eroe è un normale essere umano che fa la migliore delle cose nella peggiore delle circostanze” e Giorgio Perlasca sarà ricordato proprio per questo, salvò dai campi di sterminio 5218 persone.