Nasce a Marigliano da “..famiglia di civile condizione..” il padre Luigi era ufficiale postale. Nicola abbandona gli studi a 17 anni quando incomincia la sua militanza nelle fila del Partito Socialista aderendo alla Federazione Giovanile Socialista di Napoli nella quale già militano altri giovani che diventeranno famosi: Amadeo Bordiga, Oreste Lizzardi , Ruggiero Greco.)
Diventa corrispondente di diversi giornali socialisti sviluppando una concreta esperienza pubblicistica; contemporaneamente svolge una intensa attività politica di movimento in diverse province meridionali . Per la attività di propaganda e per il tono acceso dei suoi articoli comincia a collezionare denunce per vilipendio delle istituzioni. Aderisce alla corrente massimalista entrando così in contrasto con la Federazione Socialista di Napoli di tendenza moderata. Decide allora di stabilirsi a Salerno, dove trova lavoro in qualità di commesso presso la ditta Forte al corso Umberto. E’ in questa città che si dedica alla riorganizzazione della Camera del Lavoro di cui assume la carica di segretario nel 1914.
Inizia sempre in questo periodo la pubblicazione di un giornale – “ Il Lavoratore” – di cui è redattore responsabile , mentre gerenti ne sono Alfonso Scoppetta e Alfredo Boccia. Fu acceso interventista nella imminenza del conflitto bellico e questa posizione lo porterà ancor più in contrasto con le componenti socialiste pacifiste. La guerra aprì una parentesi nella sua attività politica e sindacale fino a farla praticamente cessare del tutto. A marzo del 1919 egli torna a Salerno e riprende sia le pubblicazioni de “Il Lavoratore” sia una intensa e febbrile attività politica e sindacale. Nel novembre 1919 , in occasione delle elezioni politiche, Fiore aderisce ad una lista indipendente alternativa a quella ufficiale del Partito Socialista . La lista di Fiore si assicura un consistente successo nella Valle dell’Irno , dovuto sia al suo carisma individuale , sia anche grazie al notevole lavoro politicosindacale svolto per la riduzione dell’orario di lavoro, per la difesa dei salari e contro il carovita. Fiore infatti organizzava sempre più larghi strati di lavoratori , sia tra gli operai delle Manifatture Cotoniere di Fratte che tra i metallurgici della fonderia Pisani, conquistando seguito anche presso altri settori proletari quali i ferrovieri, pastai, mugnai, edili. Infatti a gennaio del 1920 si svolse a Salerno uno sciopero di otto giorni dei postelegrafonici; era inoltre previsto uno sciopero nazionale dei ferrovieri per il seguente 21 gennaio . Per evitare la propagazione di agitazioni anche nel settore dell’amministrazione statale, il governo Nitti preoccupato decise di intervenire pesantemente, operando in senso repressivo con l’arresto di alcuni dirigenti del sindacato ferrovieri, della CdL e naturalmente del segretario Fiore. Il processo fu trasferito a Napoli e si svolse solo ad agosto, Fiore fu condannato a mesi 6 (già scontati) ma non fu liberato perché sul suo capo pendevano altre imputazioni (offese al Re, istigazione a delinquere, ecc).
Fiore ritenne, giustamente , di essere un perseguitato politico e decise di far ricorso allo sciopero della fame; solo di fronte all’aggravarsi delle sue condizioni fu poi trasferito al carcere di Salerno. In aggravio alle sue complicate vicende giudiziarie , sistematicamente aggravate per mera volontà persecutoria, Fiore pur ricevendo assistenza legale e solidarietà popolare, si sentiva anche abbandonato dai vertici politici socialisti. Questo aspetto della vicenda era legato essenzialmente al fatto che alla segreteria della Camera del Lavoro , sia di Salerno come di Sarno, furono chiamate persone “moderate”, fino ad allora estranee al movimento sindacale e non certamente consone ai compiti di guida delle lotte operaie [vedi volantino riportato(*) ] . Lo scotto di ciò lo pagarono soprattutto gli operai tessili che come conseguenza riportarono nell’agosto di quell’anno una pesante sconfitta sindacale.
Dopo drammatiche e lunghe vicende carcerarie con gli scioperi della fame che lo indebolirono nel fisico , solo nel luglio del 21 riacquistò la sua libertà . La detenzione e l’inedia fisica fecero sì che si ebbe il primo manifestarsi della malattia tubercolotica polmonare che lo condurrà poi alla morte . Nonostante tutto non mancò di aderire , pur essendo ancora in carcere, nel gennaio 21 al neo costituito PCdI. Il suo spirito non era di sicuro domo: dopo solo tre giorni dalla sua liberazione è già presente, in qualità di segretario della Camera del Lavoro di Salerno alla inaugurazione della sezione giovanile comunista. Il primo maggio del 1922 organizzò a Salerno un comizio a cui partecipò l’on. Bombacci (1) , la manifestazione fu assalita dagli squadristi fascisti a colpi d’arma da fuoco . Alla fine di maggio Fiore fu vittima di un pesante agguato , mentre rientrava da Fratte solo e inerme, venne circondato e aggredito da quindici fascisti che lo bastonarono duramente e che scapparono solo all’accorrere di alcuni vetturini. Tra costoro il giovane Bonaventura Farace, che da solo tenne coraggiosamente testa agli aggressori e tutto ciò alla presenza di due carabinieri di poco distanti e che finsero di non accorgersi di quanto accadeva. Secondo la testimonianza della nipote Leonia Scarsi, lo zio dovette rimanere infermo a casa per più di un mese, con una ferita alla gamba i cui postumi da allora lo resero permanentemente claudicante . (2) I contrasti dei comunisti con la dirigenza socialista della CdL sono tali da rendere inevitabile una rottura: si dimette dall’incarico di segretario a Salerno. Ma le aggressioni continuano: ad ottobre del 22 mentre era in treno di ritorno da Napoli , fu riconosciuto da un gruppo di squadristi e nuovamente ferito alla testa. Il 30 aprile1923 a Nocera Inferiore , dove si era recato per organizzare il primo maggio, fu arrestato per porto abusivo di coltello e diffidato dal tornare in quella città. Rimpatriato a Secondigliano con foglio di via obbligatorio, ritorna a Salerno a casa della sorella Giovanna e del cognato Scarsi. A ottobre di quell’anno richiede il passaporto per il Brasile, ma ad aprile del 24 lo ritroviamo candidato alle elezioni politiche con la lista di “Unità Proletaria”. Continua le sue attività clandestine , tanto che a ottobre di quell’anno è relatore al convegno comunista clandestino di Resina. Nel 1925 , in occasione del primo maggio è fermato alla stazione ferroviaria SCHEDA FIGURE DI ANTIFASCISTI a cura di Ubaldo Baldi assieme ad altri antifascisti . Nella cella in cui sono rinchiusi comincia a cantare Bandiera Rossa il che scatena la reazione violenta dei carcerieri che si abbatte su tutti gli arrestati (3) . Nel 26 viene ancora fermato a Benevento per misure di P.S. e gli viene ritirata la tessera di abbonamento ferroviario; a Scafati organizza la locale sezione del PCdI assieme a Nastri Vincenzo e Ferrara Antonio. A novembre del 1926 viene assegnato al confino a Lipari per 5 anni, pena ridotta poi ad un anno nel 1927. Continua l’attività propagandistica ma le sempre più pressanti misure repressive gli rendono durissima la vita. Viene segnalato e riproposto per il confino , ma la proposta viene rifiutata dalla competente Commissione: è già un confinato in casa. Le sue condizioni di salute si aggravano ed è costretto per sempre più lunghi periodi a letto. Muore il 15 .5.1934. Dopo 10 anni dalla sua morte, a Salerno viene deciso di intitolargli una piazza, quella di Portanova, ma nel ‘64 la targa con il suo nome proditoriamente spariva, questo gesto ignobile innescava sacrosante polemiche (4) . Gli è stata invece intitolata una strada nel quartiere di Fratte.
NOTE: (1) una descrizione più ampia è in “tra fascismo e antifascismo nel salernitano” di U.Baldi
(2) nda : vi è da dire anche che probabilmente ad aggravare la zoppia contribuì la patologia tubercolare, infatti al confino nel ‘26 gli fu diagnosticata una localizzazione all’articolazione coxofemorale della malattia. (3) cfr. “tra fascismo e antifascismo nel salernitano” di U.Baldi
(4) “Il Lavoro” , 3.8.1964