Ven. Apr 26th, 2024

“DALL’ALTRA PARTE DEL CIELO”, L’ULTIMO ROMANZO DI MARCO IACOVELLI

Consueto appuntamento del nostro Magazine con gli autori della casa editrice Polis SA Edizioni.

Incontriamo Marco Iacovelli, autore del romanzo “Dall’Altra Parte del Cielo”, che ci racconta qualche particolare del suo ultimo lavoro.

Marco,il tuo libro rientra nel genere “Fantasy – Horror” anche se con contenuti psico – analitico – sociali? O possiamo definirlo in modo differente?

«Io definirei questo libro un fantasy noir: nel senso che, a differenza degli horror, non vi sono immagini particolarmente cruente, bensì una sottile trama psicologica che, in teoria, dovrebbe avvincere il lettore. Gli horror, invece, sono, sia nel campo cinematografico che in quello letterario, più espliciti, forti, con immagini violente. Pensiamo alla differenza tra l’horror “L’esorcista” e il thriller noir “The Others” per avere un’idea più chiara, applicata al grande schermo. Il mio libro appartiene senz’altro al secondo filone.»

Valentina, la protagonista del tuo romanzo “Dall’altra parte del cielo”, è una giovane donna semplice con “una simpatia, una loquacità, un saper fare che conquistavano tutti”, macon un lavoro modesto di “badante”!  Il personaggio di Valentina, pur vivendo una vita tragica e per niente serena, è nel contempo una donna molto determinata, forte e passionale, anche empatica, che si divide tra il suo faticoso lavoro e le figlie, Alessandra e Tamara!

«Valentina è il classico personaggio anonimo della nostra società: una donna umile che, grazie al suo lavoro, è riuscita a ritagliarsi un contesto di vita dignitoso, ma la cui esistenza è funestata da alcune situazioni particolari alle quali il destino benevolo o malvagio offre una soluzione radicale! È il secondo personaggio femminile, protagonista dei miei libri, dopo Milena in The flesher; esperienza, quella della trasposizione letteraria nell’altro sesso, che ha dato degli ottimi risultati… a mio avviso».

La prima parte del romanzo è incentrata sulla vita “reale e tragica” di Valentina Galluzzo, rallegrata solamente dall’amore per le figlie e per sua sorella Paola e la sua famiglia; la seconda parte si focalizza sulla sua voglia di “liberazione” dalla “tragicità” che contraddistingue la sua “misera vita” … sulla sua voglia di riscatto e di libertà!

Quali altri caratteristiche e peculiarità ha il tuo personaggio?

«La forza di carattere, tipica di molte donne del Sud, la sopportazione nei confronti del marito e dell’ex amante, Angelo, la voglia di osare nei momenti difficili, l’amore smisurato per le figlie, tipico del nostro modo di essere e soprattutto… il coraggio! Tutti elementi che la rendono simpatica e amata, stando ai giudizi dei lettori. D’altro canto è una mia caratteristica narrativa, quella di rendere apprezzati i personaggi principali; è accaduto in passato ed avverrà in futuro, quando scriverò il quarto libro».

In alcuni tratti del romanzo i toni sono volutamente molto pesanti e duri e viene utilizzato anche un linguaggio un po’ crudo, in alcuni punti “volgare”! Ha voluto trasportare il lettore nella tragica dimensione reale in cui vive Valentina?

«I libri sono uno spaccato della nostra società. Valentina vive in un contesto di difficoltà economica ed emotiva. Mi sembrava ovvio adattare la linguistica a tale situazione. Le parolacce, a torto o a ragione, fanno parte del nostro parlare quotidiano e, quindi, ciò si ripercuote anche nella narrativa».

Ti ripropongo la descrizione che mi ha molto colpita: “L’unico  che risultava ancora in vita, che si era distinto per ferocia anche in quella mattanza, che era sparito misteriosamente, e che per quanto aveva compiuto negli anni della guerra sarebbe stato immediatamente giustiziato, pluriricercato dai servizi segreti delle potenze vittoriose, ma anche pluridecorato sui campi di battaglia di tutta Europa, amato fino alla follia dai suoi subalterni, gentile e leale coi combattenti avversari, ma solo quando voleva, altrimenti spietato e disumano era il famigerato barone nero, der schwarze Baron, un uomo incredibilmente coraggioso, e tremendamente furbo.

Si chiamava Thomas Flimke.”

Nel suo romanzo Thomas Flimke, speleologo nazista delle SS, autore dello sterminio della popolazione della cittadina di Oradour-sur-Glane in Francia nel 1944, autentica essenza del male , rappresenta agli occhi di Valentina un semplice vecchietto da “accudire” ed a cui “badare”.

Come mai ha ideato e descritto un personaggio nazista?

«Perché il racconto ruota attorno a un episodio realmente accaduto nel giugno del 1944 a Oradour-sur-Glane, sulle finalità del quale – come ho scritto nel mio prologo – non tutti gli storici sono in accordo. È storicamente accertato che Hitler ed il nazismo attingevano a piene mani dall’esoterico e dall’occulto e, infatti, lo stesso Hitler spesso si circondava di cartologi e astrologi ed ha fatto fucilare diversi sensitivi che non avevano soddisfatto le sue aspettative. Tutto ciò mi sembrava la piattaforma ideale dalla quale far partire tutto il racconto!»

Ancora su Flimke “Perché ero giovane, stupido e appassionato di scienze occulte ed esoterismo. Nei miei studi da ragazzo avevo imparato che vi sono due forme di male, primario e secondario. Noi uomini siamo fautori del secondo, con le nostre azioni. Ma esso nulla è in confronto al primo, che è perpetrato da demoni, diavoli, entità malvagie. Sì, mia cara, essi esistono, te lo posso garantire, l’ho sperimentato sulla mia pelle. Alcuni nella nostra mente. Altri invece sono reali. Quando vidi quel libro nero, provai paura, ma anche interesse. Col tempo ho scoperto che quell’oggetto non è solo una porta di accesso tra due mondi lontani e remoti, ma è anche una guida per provare ad avere il controllo su quella entità. Forse è per questo che scesi io in quella grotta. Forse fui scelto per portarla fuori. Essa, ho scoperto, si rivela alle persone che hanno determinate capacità psichiche. Come me…e forse Valentina, come te.”

Thomas vuole aiutare Valentina a riscattarsi dalla sua misera vita, ma nel contempo l’avverte sulla pericolosità dell’eventuale liberazione del Male. Ed è proprio Valentina ad aver evocato l’“essere demoniaco” , fuoriuscito dalle tenebre della Terra, in Francia a Oradour-sur-Glane e già invischiato nell’assurda “banalità del Male” perpetrata dai tedeschi della seconda guerra mondiale!

«Spesso, amo giocare sulla doppia personalità di alcuni personaggi. Al fanatico nazista, responsabile di atroci massacri di civili, si contrappone il vecchio, bonario “nononn”, che prende a cuore le sorti di Valentina. Come spesso accade nei miei libri (si pensi alla figura del protagonista in The Flesher) mi piace lasciare al lettore il compito di giudicare determinati personaggi. “Nononn” ha veramente voluto aiutare la giovane Valentina? Oppure aver messo nelle mani della donna un oggetto simile dal potenziale terrificante è stato l’ultimo, sottile, gesto di crudeltà?»

C’è un passo del libro, che poi da il titolo all’opera, che vuole essere il fulcro dell’espiazione del personaggio “È un luogo diverso da ciò che conosciamo abitualmente, è tutto strano, confuso, spettrale. C’è un’atmosfera di paura che percepisco, ma che non so giustificare. Non è un posto terrestre o terreno, ne sono sicura. È…Dall’altra parte del cielo.” 

Come mai ha assegnato a Valentina il ruolo di evocare il Male Oscuro e poi ha lasciato a lei il compito di “annientarlo” definitivamente?

«Credo nel potere decisionale degli uomini. Credo nella capacità di fare delle scelte assumendoci le nostre responsabilità in ogni momento della nostra vita. Ciò vale anche per Valentina – costretta in una situazione non più sostenibile – alla quale viene offerta un’arma micidiale dagli effetti potenzialmente devastanti.

Ella accetta i rischi e le conseguenze – in partenza – di una scelta tanto pericolosa, e – quando la situazione le sfugge di mano – è pronta ad assumersene le responsabilità.

Mi piacerebbe chiedere a chi mi farà una domanda del genere a un evento dal vivo, ma – in questo momento – lo chiedo anche a te:

 “Nella situazione di Valentina, al posto suo, che cosa avresti fatto? Come saresti uscita dal ginepraio e dal ricatto nel quale eri finita?” Sono sicuro che assisterei a molteplici risposte e mi divertirei!»

Mi sento di salutarti con una riflessione tratta da un altro romanzo, “Il piccolo Principe”,“L’essenziale è invisibile agli occhi.”

Valentina – pur vivendo delle relazioni “estremamente negative” con i due “suoi uomini” – ha una forte aspettativa di una vita migliore e di un futuro sereno! 

“Stai tranquilla sorella ci penso io ad Alessandra. E poi come diceva nonna, dopo il cattivo tempo esce sempre il sole, ricordi? Dopo il cattivo tempo esce sempre il sole”.

Qual è l’interpretazione del finale del tuo romanzo?

«Che la vita non è fatta esclusivamente di momenti bui, ma anche – seppur in tono minore – di attimi felici … che l’amore di una madre per i propri figli è una forza che supera l’umana comprensione e che può contrastare qualsiasi minaccia terrena o spirituale … ed, infine, che questo mondo moderno – pervaso da tanta cattiveria e crudeltà – ha in sé la forza per migliorare e migliorarsi.

Prima che sia troppo tardi!»

Nicoletta Lamberti

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