Gio. Apr 25th, 2024

Essere o…apparire? siamo ancora in grado di coglierne la differenza?

È sempre importante anteporre l’essere alll’apparire? Ne vale ancora la pena?
Ma sopratutto, questa società è in grado di coglierne la differenza?
Dai due esempi che vi raccontiamo “in punta di penna”…forse si.

Ci sono stati degli avvenimenti in questa fine estate che mi hanno a portato a riflettere su un nuovo dilemma di shakespeariana memoria. Non più però “essere o non essere ?” ma “essere o apparire ?”.
Devo precisare che non si tratta di accadimenti nazionali, no, qua si tratta di cose che toccano delle specifiche comunità, o forse è tutto frutto della mia fantasia che va “in punta di penna”

Sono quelle cose di paese che hanno un’eco che va al di là, un significato che dice tanto se uno ne sa vedere le sfumature, leggervi tra le righe.

Ecco, meglio trascendere e delocalizzare questi avvenimenti, questi episodi, che raccontano molto più cose di quante ne contengano.

Facciamo che sono accaduti in un “paese lontano lontano”, magari “sull’isola che non c’è”, quella che si trova alla “seconda stella a destra” e poi “dritti sino al mattino”.

Si tratta di un funerale e di un riconoscimento ufficiale, morte e vita, ombra e luce, ricordo e attimo presente.

Cose diverse, sentire diversi, emozioni diverse. Ma solo in apparenza. In realtà nulla cambia nella sostanza, nella risposta che danno alla nostra domanda iniziale: essere o apparire?

In una società in cui è imperativo apparire, sempre e comunque, anche a costo di esaltare ed evidenziare il nulla cosmico (nella migliori delle ipotesi) questo funerale e questo riconoscimento hanno detto a noi tutti che è solo essendo capaci di “essere” che si lascia traccia, che si entra a far parte di ciò in cui abbiamo creduto e lavorato, con passione, fatica, amore, sino a diventarne un tutt’uno.

 La scomparsa di uno studioso, divulgatore e ricercatore storico e, a pochi giorni da questa, il conferimento della cittadinanza onoraria a un altro studioso, divulgatore, ricercatore. Tutto nella stessa comunità, per  due persone che spesso hanno lavorato fianco a fianco. Un funerale al quale più comunità hanno pianto, un riconoscimento per il quale le stesse comunità hanno gioito. Quel che accomuna questi due uomini è che mai hanno anteposto “l’apparire” a “l’essere”, andando forse controcorrente, dando così la risposta alla mostra amletica domanda: solo chi ha il coraggio e l’umiltà di “essere” lascia traccia, solo chi sa “essere” è capace di dare, solo chi rinuncia all’”apparire” può costruire cose nuove dove gli altri vedono solo rovine.

 Uno lascia un vuoto incolmabile nella comunità in cui è nato, vissuto, e per la quale tanto ha dato. L’altro entra, a pieno titolo, a far parte di quella stessa comunità per la quale tanto ha fatto e tanto ancora, ne siamo certi, farà. Per uno strano caso del destino il primo, che tanto ci teneva, non ha potuto assistere alla gioia del secondo e al meritato riconoscimento, andandosene pochi giorni prima. Il secondo, seppur simbolicamente è andato a colmare quel vuoto lasciato dall’amico all’interno della comunità.


Come detto questo succede in un “paese lontano lontano” in “un’isola che non c’è”. Nella realtà persone così magari non esistono, non è facile resistere al potere dell’“apparire”. Oppure ci sono, ma sono rare e incrociarle sul proprio cammino non è facile, ma quando ciò accade la loro luce illumina anche la nostra strada.

Dedico questo mio pezzo “in punta di penna” alla memoria del professor Nicolo Capriata e al professor Fiorenzo Toso…capaci di “essere


Antonello Rivano
Direttore di redazione/coordinatore nazionale Polis SA Magazine

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1 thought on “Essere o…apparire? siamo ancora in grado di coglierne la differenza?

  1. Bellissime righe che descrivono una giusta realtà di due grandi studiosi e amanti della tabarchinità (senza tanti squilli di tromba ma con tanta operosità).
    Bravo Antonello e onore a Nicolo e Fiorenzo.

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