Poesia nell’architettura: alla ricerca delle città del futuro
Riflessioni dal Premio Auditorium Città di Isernia sulla fusione di arte e urbanistica per la rigenerazione urbana
Di Silvia De Cristofaro
Ad Isernia, all’interno della decima edizione del Premio Auditorium Città di Isernia, si è discusso sulla possibilità di costruire o rivalorizzare spazi urbani per garantire ai suoi abitanti benessere ed equilibrio.
Cosa accadrebbe se il lessico della poesia si istaurasse nel linguaggio della scienza urbanistica e nei codici del design e dell’architettura? Spazi e luoghi abitativi conterrebbero sì competenze e potenzialità dell’essere umano ma l’immaginazione, l’intuito, la creatività dei professionisti dell’innovazione ambientale prevarrebbe in contesti vuoti, abbandonati, non rigenerati.
Architetti, ingegneri, designer, geometri, designati a strutturare gli ambienti cittadini e di periferia, dovrebbero applicare nella progettazione dei contesti urbani (assieme a nozioni strettamente tecniche) fantasia, creatività, poesia. Di quest’ultima capirne le potenzialità per il recupero di un’identità storica che serva a realizzare od a trasformare luoghi anonimi in opere artistiche. Questo genere di innovazione è necessario per la progettazione delle cosiddette “città del futuro” ed un contributo, per studiarne i piani di realizzazione di spazi non più “freddi” ma caratterizzati da uno scenario a misura d’uomo e della sua stessa umanità, è certamente stato dato dall’organizzazione della decima edizione del Paci.
Il premio Auditorium città di Isernia è stato caratterizzato in quest’ennesima edizione da un tema di interessante attualità. “L’architettura al centro”, questo il concept di uno degli eventi più interessanti della città di Isernia, si è soffermato sull’abitabilità evolutiva che diventa una forma d’arte contemporanea quando i professionisti del settore utilizzano le proprie emozioni per contribuire a rendere uno spazio urbano in luoghi della socialità.
Un’architettura, per spiegarci, innovativa che trasformi strade polverose in viali alberati, piazze monotone in giardinetti ordinati e salubri. L’arte del futuro deve ricorrere al passato per ritrovare armonia e disporla per rendere diversa la città che non dev’essere un luogo di transito ma deve contenere elementi attrattivi, seducenti per ogni fascia d’età. Il tessuto urbano deve vestirsi di poesia- come hanno ben illustrato gli intervenuti al dibattito sulla dimensione poetica dell’abitare, organizzato a chiusura della mostra organizzata all’interno degli spazi dedicati alle collettive nell’Auditorium della città di Isernia.
Antonio Pallotta, direttore artistico del P.a.c.i., Piero Castrataro, sindaco del capoluogo pentro, Maria Pia De Martino, critico letterario e poeta e Giuseppe Limone, professore di filosofia presso l’Università degli Studi della Campania hanno avviato delle riflessioni su una necessaria fase di crescita delle nostre città basata sul binomio poesia-architettura.
Un’utopia realizzabile se la riqualificazione prevederebbe una modificazione delle realtà urbane puntando sulla ristrutturazione, ad esempio, di edifici fantasma, abbandonati o nella trasformazione dei cosiddetti “non-luoghi” in spazi di attrazione culturale, sportiva, ludica. Una visione poetica delle zone abitative ci è necessaria per la nostra sopravvivenza e per preparare le nuove generazioni ad “abitare la poesia” (parafrasando il titolo del dibattito) ma soprattutto, come ha puntualizzato il professor Limone, ad “essere abitati dalla poesia” cosi esercitandoci sull’immaginazione le emozioni possano farsi voce per rendere più armonioso il paesaggio urbano.
Si cita da esempio la realizzazione delle stazioni dell’arte, un complesso artistico composto da quindici fermate della metropolitana di Napoli che presenta al suo interno circa duecento opere d’arte realizzate da diversi artisti di fama internazionale e da giovanissimi architetti del luogo. Il progetto incentrato appunto sulla riqualificazione di luoghi focali dei centri cittadini ha ricevuto negli anni consensi ed apprezzamenti a livello internazionale.
L’arte contemporanea in alleanza con la poesia, per concludere, deve servire per realizzare una vera e propria rivoluzione artistica quando si ha l’intenzione di rinnovare gli ambienti cittadini. Le edizioni del Paci ad Isernia si muovono proprio per cercare di trasformare in bellezza il panorama urbano.
Venti architetti hanno esposto idee e opere, sculture e disegni ispirandosi a questo progetto: Enrico Ansaloni, Cecilia Anselmi, Carmelo Baglivo, Renato Capozzi e Federica Visconti, Brunetto de Batté, Luca Galofaro, Cherubino Gambardella, Ugo La Pietra, Labics, Ruggero Lenci, Emmanuele Lo Giudice, Paolo Martellotti, Pia Pascalino, Antonio Pallotta, Giorgio Papaevangeliou, Renato Partenone, Margherita Pentranzan, Francesco Taormina ed infine Studio Labirinto a cui è stata dedicata una sezione particolare essendo un gruppo storico dell’avanguardia romana operante negli anni sessanta e settanta.
A fine mostra, è stato realizzato un catalogo contenente le opere di questi artisti.
Silvia De Cristofaro
Vicecoordinatore Nazionale di redazione/Coordinatrice Centro Italia